sabato 28 giugno 2014

Fantastic Children: Recensione

 Titolo originale: Fantajikku Chirudoren
Regia: Takashi Nakamura
Soggetto: Takashi Nakamura
Sceneggiatura: Nizo Yamamoto
Character Design: Takashi Nakamura
Musiche: Kunihiko Ryō
Studio: Nippon Animation
Formato: serie televisiva di 26 episodi
Anni di trasmissione: 2004 -2005


Belgio. Dal lontano 1489 si narra, con timore misto a venerazione, la leggenda dei "Bambini di Befort", misteriosi e inquietanti individui dai capelli bianchi e dallo sguardo intenso. Spesso la realtà si fonde con la fantasia nella ricerca di una spiegazione della natura di tali fuggenti - forse immortali - bambini vestiti di nero, la cui esistenza risale fino ai giorni nostri. E se non si trattasse di una semplice leggenda legata al folklore? E se essi fossero legati indissolubilmete ad una introversa ragazza di nome Helga, che cercano disperatamente da secoli, sfidando continuamente le leggi della natura e della stessa vita?


"Fantastic Children" è un anime abbastanza insolito per gli standard attuali. Si tratta di un passo indietro voluto, di un palese ritorno agli anni '60 e '70, sia per le scelte del design che per la stesura dello script, che spesso, con le sue coincidenze improbabili e i suoi voli pindarici di eventi, sfocia nel puro romanzesco d'annata. Si tratta di uno sci-fi romantico, con storie d'amore tragiche e incursioni nell'orientalismo; verranno trattati i temi della reincarnazione, della redenzione dai peccati commessi nelle vite precedenti, dell'amore che supera le barriere generate dalle emozioni negative umane - tutte cose indissolubilmente legate alla tradizione delle grandi dottrine mistiche orientali.


Il grande punto di forza dell'opera principe di Tahakashi Nakamura sono le atmosfere: esse sono assai empatiche, grondanti di raffinatezza e sentimento; le musiche - retrò pure quelle, reminescenti di nostalgici flauti alla "King Crimson" e di tristi sonate di pianoforte - si fondono perfettamente al mondo creato dall'artista, e ne esaltano l'impatto emotivo e visuale.


Anche i personaggi sono ben caratterizzati: si passa dalle molteplici sfaccettature dei misteriosi Bambini di Belfort, che devono affrontare il peso della responsabilità del loro potere, alla dolce e introversa Helga, che nulla sa del suo vero Io e del fiabesco luogo che si ostina a dipingere; anche Thoma, l'energico e impulsivo protagonista, saprà dire la sua, diventando al momento opportuno una spiazzante figura tragica. L'antagonista principale, tale Dumas, merita una menzione a parte, in quanto si tratta di un villain carismatico, tormentato e incerto, legato al passato e incapace di abbandonarlo. Tuttavia alcuni personaggi che non funzionano ci sono: il primo è l'investigatore, figura assolutamente aprossimativa, ridondante, che verso la fine della serie sparisce senza lasciare il segno; il secondo è Chitto, l'amichetto inutile di Helga, che viene lasciato in stand-by per tutta la serie.


Se cercate la storia d'amore alla "RahXephon", "Fantastic Children" fa per voi; peccato che ad una prima parte densa di mistero e dai ritmi narrativi lenti ne segua una piena di colpi di scena serratissimi, che spogliano velocemente l'anime della sua aura misteriosa e maledetta. Tutti i misteri verranno svelati in un lunghissimo flashback di parecchie puntate, che per quanto sia comunque bello da vedere, risponde a tutti i dubbi in modo fin troppo rigoroso, senza lasciare spazio all'interpretazione personale e alla fantasia dello spettatore. Detto questo, la serie raggiunge picchi memorabili nelle ultime puntate, in particolare la ventiquattresima, mentre la venticinquesima è a mio avviso troppo frettolosa e condensata (si sarebbero potute evitare alcune ridondanze nel flashback, in modo da sviluppare meglio le vicende del suddetto episodio fondamentale).
 

Le sigle di apertura e di chiusura sono splendide, in particolare quella di chiusura, che con il suo testo mette in evidenza la vera natura dell'anime, un vero e proprio inno all'amore e ai buoni sentimenti che, almeno nell'arte, possono superare indenni le barriere della morte, del peccato e del tempo.








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