martedì 21 dicembre 2021

Perché il sesso è così importante nella nostra società?

 

E' davvero difficile ai giorni nostri non essere bombardati dalla sessualizzazione continua di qualsiasi cosa riguardi la nostra quotidianità. Mi ricordo che avevo smesso di guardare la televisione proprio perché stufo di pubblicità in cui le automobili venivano sessualizzate e così via (per non parlare poi di quelle odiose della Benetton, l'apice del kitsch consumistico di massa). D'altro canto, per la strada abbiamo ragazzine in abiti succinti e truccate che si credono grandi, un boom della prostituzione anche in tempi di pandemia, gente che impazzisce perché non riesce a fare sesso e magari ammazza qualcuno (questa cosa a quanto pare pare è molto frequente in america), hikikomori e masturbatori seriali (quelli che che su 4chan vengono definiti coomer). La discoteca, Instagram e Tinder sono i luoghi didascalici in cui si stabilisce chi tra il bestiame consumistico "fluido" - volendo utilizzare un aggettivo caro a Zigmunt Bauman - potrà beneficiare del sesso, e funzionano sull'apparenza, sulla mera immagine. In questi non-luoghi, sopratutto quelli telematici, le persone sono come prodotti di consumo sugli scaffali dei supermercati, da scegliere o buttare via in base al sex appeal, e il discorso vale per ambo i generi: nel consumismo contemporaneo, il maschio (quello ovviamente giovane e bello) a parer mio è sessualizzato e simulacrizzato quasi quanto la donna. La pornografia è la cosa più consumata in assoluto: molte femmine sembra siano obbligate ad omolagarsi ad essa (mi viene in mente la crescita vertigionosa del porno-cosplay negli ultimi anni) e molti maschi sembra che a furia di consumarla si siano castrati, rischiando perennemente di cadere nel baratro coomer (che poi alla fin fine è una forma di OCD, il disturbo ossessivo-compulsivo, cosa a parer mio più affine al sesso maschile, mentre le femmine d'altro canto dimostreranno più propensione al solipsismo, e pertanto al disturbo borderline). Inutile poi accennare altresì alle conseguenze della pornografia sui bambini, che ovviamente ne possono usufruire indisturbati e in modo illimitato dai loro cellulari (il che è molto diverso dalla campatina con la rivista porno rubacchiata in edicola come nel pre-internet, qui nel presente stiamo parlando di un flusso continuo di immagini che crea dipendenza). 

 

Eppure, l'occidente ha un calo delle nascite molto marcato, tant'è che addirittura Draghi di recente ha espresso preoccupazione sulla cosa. Viviamo in una società del sesso che cannibalizza la giovinezza, il periodo d'oro della vita, eppure di figli non se ne fanno più. Quello che tanto viene spinto e a cui tutti ambiscono è pertanto un sesso sterile, a suo modo masturbatorio e consolatorio, che fa un po' da sedativo (almeno fino a quando non ci si stufa di esso e si vuole passare alle perversioni, che sono state anche loro sdoganate e paiono quasi la normalità). Con Tinder poi è boom di rapporti occasionali, "trombamicizie" (termine orribile) e  godurie orgiastiche (fanno quasi ridere le coppie che cercano un terzo incomodo per fare sesso), ma tutto ciò non porta a nulla dal punto di vista di un vero miglioramento sociale (che significherebbe avere una società formata da persone sane di mente, e non soltanto da consumatori col membro eretto da spennare). Eppure, scommetto che se si togliesse immediatamente dalla società il sesso in tutte le sue declinazioni, dalla pornografia alle app di dating ecc., le persone impazzirebbero, e andrebbero dapprima in crisi  d'astinenza, e poi esistenziale. Non tanto perché il sesso è una cosa naturale che va fatta, e su questo non ci piove, ma perché l'abuso di esso, che è simile al consumo di una droga, serve a compensare delle vite monotone, circoscritte, automatizzate, vuote, prive di vera umanità. Il sesso, l'impulso immediato di piacere, l'orgasmo dei sensi riepetuto a oltranza, anche se ci si sta danneggiando in quanto persone, è a parer mio la risposta più semplice della psiche umana (come accade ad alcune scimmie da cui discendiamo, che diventano iper-sessuali nei momenti di maggior disagio e tensione) ad un minaccioso omni-consumismo dell'immagine che ormai, come aveva in un certo senso previsto Huxley, è  il motore (a rendimento umano pressoché nullo) del mondo occidentalizzato. 


Vale quindi la pena ora soffermarsi su questo termine da me coniato: omni-consumismo dell'immagine. Ho scelto il prefisso "omni" perché ormai il consumismo è totale, globale, e completamente distaccato dalla realtà grazie allo sviluppo dei social e di internet. A livello storico, negli anni 60/70 avevamo ancora un "happy consumerism", almeno nel modo in cui si presentava, in cui la Coca-Cola insegnava al mondo la pace e la tolleranza e cavolate simili. C'era ancora un manto ideologico/narrativo del fenomeno, per quanto fasullo, e la famiglia come istituzione non era ancora viziata da esso: il consumismo era pertanto un "qualcosa di più" rispetto alla coesione famigliare e sociale, che alla fin fine è stata, boom economico a parte, il grande privilegio dei cosiddetti "boomer". Vi è stata poi una transizione da questo "happy consumerism" ad un "sad consumerism", secondo me intorno all'inizio degli anni novanta, quando si ebbe il boom dell'eroina nelle strade (le distese enormi di siringhe gettate per terra nel Parco del Valentino, nella Torino di quegli anni). Qualcosa si era rotto e sicuramente i prodotti di consumo non avevano tutti i benefici socio-umanistici che i boomer volevano molto ingenuamente attribuirgli (è incredibile quanto il benessere renda le persone stupide e superficiali). Nel mio post sulle generazioni di animefan italiani parlavo altresì di questo cambio di contesto, e sicuramente la cosa da evidenziare è che i figli dei baby boomers, ormai immersi nel consumismo feroce, avevano perso di vista la famiglia come nucleo principale della società, cedendo a tutti gli impulsi confusionari e contraddittori da cui venivano tempestati dai media, a parer mio neanche più per motivi commerciali, ma meramente ideologici: i baby boomer americani (mondo globalizzato == mondo americanizzato) infatti avevano preso il consumismo, che secondo loro li faceva stare tanto bene, per un'ideologia, per il Bene Assoluto. Il materiale, e in particolare il possesso e la soddisfazione immediata delle voglie infantili delle persone, aveva pertanto sostituito completamente lo spirituale, in particolare quel minimo di coesione sociale necessaria alla psiche umana per non cedere a quei disturbi psicologici che ormai sono abbastanza comuni. Bene o male i baby boomers avevano potuto costruire le loro pseudonarrazioni happy-consumistiche avendo sotto i piedi il terreno solido di una società e di una famiglia ancora funzionanti e funzionali (nonostante ci remassero anche contro con i moti sessantottini); una volta che il consumismo sfrenato ha fatto a pezzi anche questi ultimi baluardi di umanità, si è passati alla sua "versione triste". A livello generazionale, parlando dei danni fatti sulle nuove leve, si può dire che se la genitorialità viene vissuta essa stessa consumisticamente, farà figli tristi. Come accennavo in precedenza, ma è bene ripeterlo, il benessere, il consumo, possono essere felici (happy) solo se sono un plus, una glassa sopra alla felicità familiare, da cui sicurezza e serenità esistenziale. Nel caso in cui manchino quelle, al contrario benessere e consumo diventano valvole di escapismo, rifugio, e quindi di aumentata tristezza. Una strategia di sopravvivenza comunque venefica.

 

Ed ecco che si arriva, grazie a internet, alla caduta del muro di Berlino e alla conseguente (omni)globalizzazione, all'attuale consumismo, che è appunto un "consumismo della sopravvivenza" a mio parere bestiale e disumano (nonostante il suo ingannevole manto progressista). Al giorno d'oggi le narrazioni boomer sostanzialmente non esistono neanche più, e sono state sostituite completamente dalle immagini (è raccapricciante notare l'analogia con quello che scriveva Azuma Hiroki, nel caso della cultura otaku, in merito al passaggio da "grandi narrazioni" ad "archivi di dati" animalizzati e fini a sé stessi: le "non-narrazioni").  Essendo un consumismo dell'immagine, non abbisogna neanche più necessariamente del "consumo reale" di un oggetto/simulacro o di qualcosa d'altro ad esso affine. Sono le persone stesse a venire consumate, in particolare quelle giovani, dacché vengono ridotte alla loro apparenza e al loro essere un dato all'interno di un archivio (come ad esempio accade in Tinder, OnlyFans e Instagram; Facebook, essendo il prodotto di un "figlio dei boomer" che voleva spiare le ragazze, aveva certamente in sé stesso il seme delle successive derive porno-imago-solipsistiche dei suoi "figli", ma con ancora un qualche surrogato di "narratività stupida" del passato, infatti è il social preferito dai più vecchi). Ciò detto, a parer mio l'immagine vale di più della persona reale, addirittura della sua ricchezza materiale, il che porta surrettiziamente all'autopercezione di "essere la propria immagine", che equivale alla morte dell'Io (e in un certo senso della stessa materialità e corporeità, come a suo modo anticipava serial experiments lain ). Normalmente dalla superficie, dico nei rapporti tra persone, si approfondisce la conoscenza e  nel migliore dei casi si raggiunge una "comunione spirituale" (parlo di "spirito" senza essere mosso da alcuna velleità religiosa, ma perché alla fin fine sono un incurabile idealista). In un consumismo dell'immagine, nel quale i rapporti tra persone sono meramente contingenti all'apparenza e alla soddisfazione sessuale grazie di nuovo all'immagine "impulsivamente" catartica in sé stessa (quella sulla quale si masturbano i coomer e che guida i "belli" alla ricerca del rapporto occasionale), non si supera mai il primo livello "superficiale" di conoscenza reciproca, e i rapporti rimangono molto labili ed epidermici. Non per nulla abbiamo matrimoni tra bambolotti e bamboline di Instagram che durano pochissimo, coppie adulte che si sfaldano alla prima difficoltà, un culto della solitudine come unica via di sopravvivenza (che poi alla fin fine è ciò che vuole realmente l'omni-consumerism: un consumatore solitario bloccato in un eterno presente è più redditizio di una famiglia di consumatori, dacché la famiglia deve in qualche modo risparmiare o quantomeno tenere a mente il futuro per aumentare le possibilità di sopravvivenza dei figli). Tutte cose che comunque il grande Pasolini, forse con meno lucidità di chi scrive dato il suo periodo storico ancora di "transizione", aveva intuito e predetto da attento osservatore del suo tempo quale era.


I cervelli sedati, volendo scioccati dall'immagine sessualizzata che diventa totalizzante, hanno quindi bisogno di molteplici impulsi immediati, continui e afinalistici, e la rete  è il luogo adatto per trovarli. Quel sesso depresso, sempre chiamato sesso ma neanche vero sesso, sia esso masturbatorio  od occasionale con un partner plastico come la Barbie o Ken, conduce all'estinzione di ciò che si consumava nella propria imperfezione perché si amava nel senso più ingenuo, ma veritiero, del termine (aka "comunione spirituale"). Milo Manara diceva che l'unico vero organo sessuale ed erotico è il cervello; peccato tuttavia che se esso necessita di sedazione, e questa sedazione viene messa in atto mediante un surrogato tossico di ciò che invero dovrebbe essere naturale e sano, quel surrogato finisce per diventare una specie di virus dello spirito, un disagio nel disagio primigenio di una  società di solitudini narcisistiche le quali, prese da disperazione senza neanche esserne coscienti, abbisognano di stimoli "intensi" ma vani, spesso autodistruttivi. D'altro canto, nella storia dell'uomo, le civiltà solitamente diventavano "anarchicamente sessualizzate" nel loro periodo di decadenza, e nei periodi di maggior "fertilità umanistica" vi era sì il sesso, ma era contornato da una serie di regole e tabù che erano alla fin fine un insieme di pesi e contrappesi necessari a tutelare l'animale uomo nella sua impotenza e malleabilità, ovviamente in modo affine al contesto in cui egli si trovava a patire la sua pena primigenia, ossia quella di essere un essere meramente transitorio.

 

Di mio non penso che vi sia alcuna via d'uscita al baratro in cui si sta dirigendo a tutta velocità, manco fosse un Frecciarossa, questo "visual omni-consumerism" totalizzante. Molto probabilmente, se apparissero santi o profeti, verrebbero relegati a fenomeni da baraccone o verrebbero liquidati perché troppo barboni per farsi una foto a 36 denti col cane su Instagram (quel "non badate ai vestiti" di Gesù Cristo al giorno d'oggi sarebbe eresia allo stato puro). In conclusione, chiudendo infine questa parentesi goliardica e l'articolo in generale, perché quindi il sesso, quello più masturbatorio e animalizzato possibile, è così importante nella nostra società? Perché essa è talmente vuota che ai disperati che la compongono, a parte qualche non-narrazione raffazzonata presa in prestito da qualche brand, non rimane nient'altro.

9 commenti:

  1. Condivido ogni singola parola che hai scritto. La piattezza spirituale e la vuotezza emotiva che caratterizzano i rapporti (di qualsiasi tipo, non solo le coppie), è davvero una piaga. Io credo che bisognerebbe seriamente fare un passettino indietro, abbandonando qualsiasi estremismo di sorta, e domandarsi su quale tipo di percorso si vuole procedere. In questo senso credo che la famiglia abbia un ruolo molto importante, perché essa rappresenta un piccolo mattoncino che compone il muro della società. Se la famiglia non è funzionale, allo stesso tempo anche la società non sarà solida e non darà modo ai suoi membri di sentirsi accolti. Uomini e donne dovrebbero abbandonare il rancore, la vendetta, la voglia di supremazia che li spinge a calpestare gli altri affermando egocentricamente il proprio io (movimenti estremismi di genere e simili) per cercare di giungere a un punto di intesa che abbia lo scopo di costruire ex novo un percorso funzionale attraverso il quale forgiare una società più umana e meno animalesca di quella che stiamo vivendo. Sarà possibile? Come te sono decisamente pessimista e non credo accadrà mai (quanto meno non in tempi relativamente recenti), tuttavia è ciò che sinceramente auspico accada in futuro. L'uomo è un animale complesso, ed ha bisogno di sfruttare appieno il suo potenziale emotivo ed intellettivo per sentirsi pienamente appagato. Purtroppo tutto ciò richiede sacrificio e impegno, ma oggi si vuole tutto e subito e nessuno è disposto a fare una rinuncia oggi per sperare di raccogliere più abbondantemente domani. Nessuno ripaga il mio sforzo, quindi perché farlo? E si entra in un circolo vizioso di superficialità e pochezza.

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    1. Ciao, ti ringrazio per il commento e vengo subito al dunque, che è questa asserzione:

      "Nessuno ripaga il mio sforzo, quindi perché farlo?"

      Questo ragionamento, che ora mi sembra endemico in molti occidentali, non è nient'altro che la manifestazione di una forma di depressione/abulia che è la conseguenza diretta di cosa sta succedendo a livello sociale. Penso che nel periodo "boomer", per le ragioni che ho elencato, in qualche modo gli sforzi venissero ripagati, o quantomeno la "sensazione di futuro" che c'era spingeva a muoversi in certe direzioni. In fondo, il futuro in un certo senso è il risultato di una forma di amore e sicurezza iniziali; se una società lotta contro queste cose mettendo al primo posto il consumismo, che poi come dice Galimberti o chi per lui è figlio della tecnica in sé stessa, il risultato è che dei figli non amati non avranno motivo di restituire la mela che non hanno mai ricevuto, volendo citare un noto anime di Ikuhara.

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  2. Ciao Francesco,

    come sempre ti faccio i complimenti per il post. Argomento molto interessante, anzi direi tra i più importanti in assoluto circa la nostra società.

    Da qualche giorno sono rientrato in Italia per le ferie invernali, devo ammettere che il senso di benessere dato dallo stare in famiglia è impagabile. Nessun acquisto o piacere fugace potranno mai eguagliarlo.

    La tua analisi è molto lucida e centra in pieno il bersaglio. Anch'io da tempo sono convinto che le popolazioni occidentali siano preda di una "animalizzazione" dei rapporti sociali e della sessualità mai raggiunta finora. Per gli Otaku, il moe consisteva nell'archiviare e catalogare dati, la pornografia in rete oggi funziona esattamente allo stesso modo. Categorizzata per caratteristiche fisiche degli attori e per gli atti in se, pronta ad essere consumata in caso di necessità fisiologica.

    La stessa cosa dicasi per le app di incontri. Per le donne di tratta di sfogliare un catalogo di uomini, alla ricerca di quelli con le caratteristiche più desiderate (altezza, etnia, ceto sociale, bellezza del volto). Ovviamente la quasi totalità degli incontri porterà ad incontri fugaci che probabilmente, non avendo un seguito, lasceranno una forte frustrazione.

    Dall'altro lato cataloghi di donne, giovani e meno giovani, sono disponibili sui siti di video-chat erotiche e di escort. Sfogli, scegli in base alle caratteristiche fisiche ed alle prestazioni, paghi e soddisfi (temporaneamente) il bisogno fisiologico.

    La sfiducia tra i sessi aumenta le distanze, le relazioni sentimentali stabili, e con esse il formare una famiglia, diventano sempre più un miraggio. In nome di una supposta libertà, feriamo e veniamo feriti nei sentimenti. Guai a far notare che una separazione può essere dolorosa per il partner ed i figli, meglio chiudere entrambi gli occhi e lasciarsi andare alle possibilità date da una finta libertà.

    Come te, anch'io evito tutto ciò che ostenta contenuti sessualizzati a scopo di attirare l'utenza (ricordo di aver interrotto Code Geass a causa del poco fan service presente...). Spero che in futuro diminuisca la quantità di stimoli sessuali a cui siamo sottoposti ogni giorno. Di sicuro si tratterebbe di un piccolo passo necessario per tornare a dei rapporti umani più sani e veri.

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    1. Ciao ShyGuy, grazie per l’apprezzamento.

      “devo ammettere che il senso di benessere dato dallo stare in famiglia è impagabile”

      E’ il punto di partenza di ogni cosa. I danni fatti da genitori disfunzionali li si paga per tutta la vita.

      “Per gli Otaku, il moe consisteva nell'archiviare e catalogare dati, la pornografia in rete oggi funziona esattamente allo stesso modo.”

      Sì, infatti Shito in modo molto generale dice che la pornografia è un modo artificioso per surrogare l'esperienza delle emozioni. Le stesse narrazioni melodrammatiche in loro stesse alla fin fine, se ci si pensa bene, sono una sorta di pornografia: tutti stimoli emozionali/istintuali scorrelati dalla realtà che se portati nell’età adulta generano una qualche forma di disagio a parer mio.

      “Ovviamente la quasi totalità degli incontri porterà ad incontri fugaci che probabilmente, non avendo un seguito, lasceranno una forte frustrazione.”

      Sì, conosco dei “chad di Tinder” che nonostante le loro favolose gesta sessuali, non mi sembrano molto contenti o quantomeno paiono degli “otaku del sesso”, che è una delle solite metastasi del nostro tempo, come tante altre. Poi per carità, magari una volta su 9000 andrà in porto qualcosa, ma rimarrà sempre il dubbio sul fidarsi o meno di una persona che ha fatto largo uso di app di dating. E infatti…

      “La sfiducia tra i sessi aumenta le distanze, le relazioni sentimentali stabili, e con esse il formare una famiglia, diventano sempre più un miraggio.”

      Questo penso sia un punto cruciale. Tra l’altro sembra si stia facendo di tutto per mettere uomini vs donne ecc., e la cosa non mi sorprende.

      “Spero che in futuro diminuisca la quantità di stimoli sessuali a cui siamo sottoposti ogni giorno.”

      Non epnso sia possibile, difficile che una società di bambini si riscopra immediatamente adulta.

      Ciao e grazie

      F

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  3. Si tratta qui di un articolo molto bello, secondo me molto vero, tra le righe del quale riconosco tanti discorsi e spunti intervenuti tra me e Francesco - la cui prosa puntuale, linda, ordinata ma scorrevole è davvero opportuna e piacevole.

    Mio riassunto concettuale (per una volta, mi arrischio in una sintesi, proprio io): pornografia e ipersessualizzazione sono il simulacro metanarrativo adolescenziale della sessualità. Lì si ferma il ritardato sviluppo della società postmoderna, sospinta da nevrosi e foriera di psicosi.

    Ovvero: niente di buono. Meno che meno il futuro prossimo venturo.

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  4. Tra l'altro, volendo si può intendere il concetto, ovvero termine, di "pornografia" in senso molto lato, ovvero come la generale esagerazione emotiva metanarrativa iper-drammatizzata e fine a sé stessa.

    L'horror, come lo splatter, come il pornosesso, eccetera eccetera, nella narrativa "grafica" sono essenzialmente un succedaneo emotivo liofilizzato, un modo per surrogare l'esperienza delle emozioni reali, delle esperienze di vita reali, ovvero per sublimarne la mancanza.

    Una cosa che sarebbe educativa nel fanciullo, come "anticipazione" della vita che verrà, per empatia.

    Per l'adulto: un modo di intrattenimento sedativo.

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    1. In pratica Netflix. :)

      In Farenheit, 451 la moglie del protagonista preferisce la compagnia dei personaggi radio-televisivi al marito in fuga per i libri. Questo in uno scritto degli anni '50.

      Oggi la narrazione emotiva è completamente pervasiva, onnipresente nei programmi televisivi, nelle pubblicità, nei film, nelle serie TV. Ed anche negli anime. Tutto realizzato per suscitare emozioni sempre più forti, al solo scopo di vendere un prodotto. Un'enorme manipolazione emotiva, di massa. Un surrogato alle emozioni vere, derivanti dal rapporto con gli altri.

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  5. Nel caso della società della soddisfazione istantanea dei bisogni messa in scena da Huxley in Brave New World, oltre alle droghe sedative sono necessari "surrogati di violenta passione", psicofarmaci da inocularsi periodicamente per evitare il tracollo mentale delle persone "felici".

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