Titolo Originale: Tsukihime
Autore: Kinoko Nasu
Disegni: Takeshi Takeuchi
Disegni: Takeshi Takeuchi
Tipologia: Visual Novel
Piattaforma: Windows
Ci sono varie leggende su "Tsukihime", la mitologica visual novel Type-Moon incentrata su un complesso dramma a tinte fosche e spettrali, che si snoda attraverso molteplici percorsi narrativi in grado d'incastrarsi tra loro a regola d'arte, toccando numerose tematiche care ai giapponesi e affascinando il lettore/giocatore occidentale con un mood veramente particolarissimo, a metà strada tra la malinconia e l'atavica nostalgia.
«Questo è il mondo della Luna.
Ogni cosa è una linea in un desolato deserto.
L'urlo della morte si erge su tutto ciò che vedo.
Gli eventi del mondo scompaiono al mio tocco.
Essere in grado di vedere la morte delle cose significa essere obbligati a contemplare la fragilità e l'incertezza del mondo.
La terra è una linea che qui è assente, e il cielo sembra in procinto di cadere in qualsiasi momento.»
Rilasciata nella sua versione definitiva al Comiket Invernale del 2000, la doujin firmata Kinoko Nasu, con i disegni del suo amico ed ex compagno di scuola Takeshi Takeuchi, è in breve tempo diventata un'oggetto di culto: appena successiva alla novantina light novel "Kara no Kyoukai" e antecedente al fortunatissimo brand legato a "Fate/stay night", l'opera principe del novelist ha contribuito in larga parte al successo della Type-Moon presso i fans interni ed esterni al Giappone, sdoganando un profiquo merchandising legato ai personaggi dell'universo narrativo creato dall'autore.
In "Tsukihime", come in ogni visual novel/romanzo gioco giapponese - un media creato negli anni novanta da otaku per altri otaku, i cui pioneri sono stati i ragazzi del cosiddetto Studio Leaf - l'unica libertà del giocatore consiste nella possibilità di poter compiere delle scelte in determinati punti della storia - vissuta in prima persona dal protagonista Shiki - in modo tale da alterarne il corso. Come è consuetudine negli eroge, ciascuna route del gioco è incentrata su una diversa eroina, con la quale il protagonista/giocatore dovrà entrare in intimità, al fine di far luce sul nebuloso passato di entrambi: in ogni caso, verso la conclusione di ogni storyline, ad un goffo e bizzarro rapporto sessuale scritto a malo modo seguirà, nel caso di true ending, un epilogo ben scritto e dall'alto impatto emozionale; oppure, nel caso di good ending, un finale artificioso che sa tanto di fanservice. Ogni eroina della novel gode di due finali possibili, esclusa la maid Kohaku, la cui storyline ha un finale unico. Sbloccando tutti i finali legati alle cinque eroine del gioco, sarà possibile accedere all'Eclipse, un epilogo onnicomprensivo che si ricollega alla prima scena della novel, chiudendone definitivamente il percorso narrativo.
Le vicende di "Tsukihime" ruotano attorno al sanguinoso passato della potente famiglia Tohno: i fatti descritti nel racconto inerenti la sua maledetta progenie vengono innescati dalle decisioni prese un tempo dal suo ultimo leader, Makihisa Tohno, una sorta di stregone affetto da disturbi di dissociazione della personalità che rimane avvolto nel mistero - non comparirà mai in alcuna route della novel, e di lui verrà soltanto accennato in alcuni frangenti. Le scelte compiute dal padre per il "bene" della famiglia si ripercuoteranno sui figli, Shiki (il protagonista dell'opera impersonato dal giocatore) e sua sorella Akiha, i quali sono dotati di sovrumani poteri demoniaci che li tormentano - un discorso simile vale per Arcueid, l'eroina più famosa e ben caratterizzata dell'opera, la principessa lunare che dà il nome al gioco, ultima sopravvissuta della primigenia stirpe "vampirica" dei cosiddetti True Ancestors - dei potenti elementali il cui ruolo effettivo è intimamente legato al meccanismo difensivo della natura - la quale si ritrova avvolta dalla solitudine e ridotta ad una sorta di macchina per uccidere, programmata dalla truce volontà dei suoi avi e desiderosa di chiudere un conto in sospeso con la sua nemesi, il fantomatico Roa, altra chiave di volta del racconto. Inutile dire che gli epiloghi dei vari rispettivi drammi vissuti da Shiki ricalcheranno teatrali tragedie nelle quali non mancheranno tradimenti, vendette, malinconici addii, lacrime, sangue - il tutto marcato da quell'affascinante dicotomia eros/thanatos che immancabilmente anima questo tipo di storie.
Indubbiamente, a parte una narrazione la quale - nonostante la non proprio brillante tecnica di scrittura di Nasu - si rivela avvincente ed accattivante, con i suoi tetri momenti notturni carichi di mistero e suspense, uno dei vari motivi del successo di "Tsukihime" sono i suoi personaggi principali. Sulle cinque eroine del gioco - Arcueid, Ciel, Akiha e le due maid Hisui e Kohaku -, quattro rispecchiano caratterizzazioni cliché legate alla subcultura otaku (anche se in parte se ne differenziano): Ciel è la tipica guerriera badass sulla facciata che si rivela nondimeno dolce, sensibile, infantile, nonché talvolta fredda e dallo sguardo di ghiaccio, come è lecito aspettarsi da un'esorcista mandata direttamente dal Vaticano per sterminare gli eretici (!); Akiha è la classica sorella brocon che in seguito a determinati eventi si trasformerà in un'amante di tipo tsundere; le due maid, invece, a prescindere dalla loro apparente ridondanza, si rivelano due personaggi complessi, indispensabili nella struttura della storia, sebbene non brillino di certo per fascino e carisma. L'unica protagonista che sfugge ai soliti luoghi comuni - che tuttavia nella novel sono ben sviluppati, contrariamente a certi anime contemporanei - è Arcueid, data la sua elevata imprevedibilità, il suo temperamento oscillante tra l'annichilazione totale e la pura, disarmante femminilità, tutte caratteristiche che a parer mio la rendono una dei personaggi Type-Moon meglio riusciti. Ella incarna la girlfriend vincolata da una truce missione per conto di forze superiori, che va incontro ad un graduale processo di umanizzazione man mano che il suo tormentato rapporto - ma allo stesso tempo romantico - con il protagonista si sviluppa in tutta la sua spontainetà e dolcezza.
«Non c'è tempo da perdere? Bene, noi non abbiamo una meta precisa, pertanto possiamo vivere inutilmente a questo modo, finché possiamo.»
«I ricordi di ciò che abbiamo vissuto insieme sono inutili, ma tu stai dicendo che vi è qualcosa di divertente in essi, Shiki?»
«Esatto. Pensaci un po': non è forse tutta la vita in sé ad essere inutile? Quindi non ci penso sopra tanto intensamente. Secondo me è meglio sentirci noi stessi, andando avanti nonostante non ci sia alcuno scopo nella vita.» [Tratto da un dialogo tra Shiki e Arcueid in una delle scene chiave della rispettiva route]
Arcueid è a suo modo innocente, nonostante sia un'assassina delle più feroci: il suo animo è assimilabile a quello di un'ingenua bambina "congelata", completamente all'oscuro della modernità e vincolata ai suoi principi arcaici. Arcueid è sola, e la sua solitudine è estrema: in determinate scene chiave legate al suo passato la si vedrà "danzare" vestita da principessa in ampie distese vuote. Quando la sua condizione andrà a scontrarsi con lo stile di vita più "moderno" - e quindi privo delle finalità e degli idealismi del passato, come si evince dal dialogo sopracitato - del protagonista, l'eroina si sentirà combattuta, ma non come un'adulto, perché invero la sua crescita interiore non è mai avvenuta, in quanto ella non ha mai avuto modo di confrontarsi umanamente con nessuno, pertanto la figura di Shiki diventerà simile a quella di un genitore.
D'altro canto, il protagonista Shiki non si trova di certo in una condizione di normalità: vittima di un mortale incidente infantile di cui non ricorda nulla, ma che lo ha dotato di un misterioso potere denominato The Mystic Eyes of Death Perception - consistente nella capacità di visualizzare le linee della morte di ogni cosa - egli, all'inizio della storia, riceve dalla sfuggente "maestra" Aoko Aozaki - un personaggio chiave nel nasuverse, che compare in più opere dell'autore - degli occhiali magici i quali, quando indossati, sono in grado di inibire tale potere - il quale senz'altro ha il suo prezzo in termini di salute mentale. Nella sua magnum opus, Nasu si diletta a descrivere in prima persona i deliri di un protagonista dotato di un lato oscuro terribile sepolto nell'inconscio, il quale si manifesta mediante attacchi di anemia, laceranti raptus di schizofrenia e di follia omicida, misti a vuoti di memoria e momenti di lucidità dominati dal rimorso. Shiki è tormentato, proprio come le donne che gli ronzano attorno, e ciò fornisce a quest'insolita storia di vampiri filtrata dalla mano di un autore otaku un retrogusto noir e psicologico, in cui non mancano suggestioni derivanti dal romanzo giallo giapponese e dal folklore.
Sono pertanto innumerevoli le tematiche che un soggetto del genere può affrontare; peccato però che Nasu non sia un autore intellettuale, pertanto tutti i vari spunti di riflessione dell'opera verranno subordinati alla trama e ai personaggi, i grandi punti di forza della novel assieme all'atmosfera cupa e sensuale, che si fa carico di quell'affascinante "senso di perdita" che soltanto certi drammi giapponesi riescono a comunicare. La "giapponesità" di "Tsukihime" è molto marcata in tutto e per tutto, si pensi a come vengono affrontate le questioni della figura paterna potente e terribile, dei legami di sangue, del suicidio, della necessità di affidarsi a quella figura femminile tanto temuta da una società estremamente patriarcale e conservatrice.
Personalmente, ho trovato decisamente ben fatta la route incentrata su Akiha, la sorella/amante dai mille segreti, con i suoi momenti commoventi e ispirati - sopratutto i due finali alternativi, entrambi senza sconti per il lettore - anche se il migliore dei due, come sempre, rimane il true ending. La scelta degli sfondi, filtrati da un manto ombroso che contribuisce alla cupezza della narrazione, congiunta alle struggenti BGM, condisce una triste storia in cui l'amore viene rappresentato in tutte le sue varie sfumature: materno, fraterno, carnale, estremo, macchiato di follia. Ciò detto, è altresì notevole il colpo di scena finale contenuto nella melensa route di Hisui, che ripaga pienamente il lettore poco avvezzo a sorbirsi la classica romance cliché da soap opera nella quale il buon giovane padron di casa si porta a letto senza troppa fatica la sua taciturna e stoica inserviente.
Abbastanza discutibile lo stile di disegno di Takeuchi, che pare quasi quello di un bambino; ciononostante, è comunque da riconoscere che il suo character design originale sia espressivo e d'impatto, come confermano le vendite delle action figures legate all'universo Type-Moon. Devo ammettere che è proprio grazie al design squisitamente novantino di Ciel che, innumerevoli anni fa, a Lucca Comics - quando ancora la manifestazione si svolgeva in dei capannoni esterni alle mura - comprai un CD contenente la OST dell'anime, Moonlit Archives Vol.1, senza sapere nulla né dell'opera originale né dell'adattamento animato, spinto soltanto dal fascino barocco del personaggio in copertina, rivolto di schiena con una posa alquanto enigmatica. Chiudendo la parentesi nostalgica e aprendone un'altra sull'adattamento animato, è importante segnalare ch'esso non è per nulla fedele alla novel, e che in passato abbia talmente deluso i fan dell'opera originale - me compreso - da far sì che in internet nascesse un famoso meme molto efficace e veritiero, ben noto a tutti gli estimatori di Arcueid e soci: THERE'S NO TSUKIHIME ANIME.
In conclusione, è stato senz'altro un bell'esperimento approcciarsi ad una visual novel come "Tsukihime", sia per i suoi meriti intrinseci che per l'ebrezza di accantonare per un attimo la narrazione classica tipica dei romanzi cartacei per provare quello che si potrebbe definire uno stile narrativo postmoderno, ovvero dotato di molteplici diramazioni che talvolta si contraddicono tra loro, con un auto-citazionismo sempre differente di volta in volta, in cui soltanto i personaggi rimangono l'unica variabile "costante" in una storia/non-storia (date le sue differenti "traiettore", governate dalle scelte del giocatore) multilivello difficile da concepire per un lettore occidentale a digiuno di cultura otaku - e quindi di cultura postmoderna d'avanguardia.
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