lunedì 29 settembre 2014

Sakamichi no Apollon: Recensione

Titolo originale: Sakamichi no Apollon
Regia: Shinichiro Watanabe
Soggetto originale: Yuki Kodama
Sceneggiatura: Ayako Katoh/Yuko Kakihara/Shinichiro Watanabe
Character Design: Nobuteru Yuki
Musiche: Yoko Kanno
Studio: Mappa/Tezuka Production
Formato: serie di 12 episodi
Anno di uscita: 2012


Shinichiro Watanabe, il regista di "Cowboy Bebop", torna finalmente con una nuova serie, per di più coadiuvato a livello musicale da un astro luminoso quale Yoko Kanno, apprezzatissima compositrice a cui dobbiamo un vastissimo repertorio di bellissime colonne sonore.
Un'occasione rara, uno spettacolo da non perdere, un anime da guardare assolutamente: questo, almeno, era ciò che pensavo quando mi sono approcciato per la prima volta a "Sakamichi no apollon", opera dalle credenziali stratosferiche, molto chiacchierata negli ultimi tempi.
L'impressione che ne ho ricevuto, invero, non è stata globalmente molto buona. Non voglio fare una polemica, ma dare un'opinione in tutta sincerità. Personalmente riconosco che si tratta di un'opera di buona qualità se considerata nel suo genere, per una serie di ragioni, tuttavia, essa non rientra affatto nel circolo di lavori che riterrei brillanti o particolarmente toccanti e meritevoli. I problemi a mio avviso stanno nell'impostazione delle dinamiche con cui si evolve la trama, nell'atteggiamento dei personaggi e nel modo in cui vengono toccate certe tematiche.


I personaggi godono di buoni background e caratterizzazioni, si guardi ad esempio il passato di Sentarō e la sua attuale situazione economico-familiare. Anche Kaoru viene ben delineato come personaggio: sebbene non brilli per originalità, la sua dimensione psicologica è più che curata.
I protagonisti, tuttavia, spesso reagiscono alle situazioni in modo palesemente esasperato, assumono atteggiamenti poco credibili e idealizzati, soprattutto con riguardo a quelli sentimentali. Il centro focale delle loro vite da studenti pare essere costituito interamente dalle beghe amorose, qui si manifesta la palese idealizzazione: tutti si devono innamorare per forza, tutti sono fissati con l'innamoramento, che diventa l'epicentro di ogni dinamica dei rapporti interpersonali e della trama, a parte la musica (e grazie tante!), ma su di essa torneremo più tardi. Altro elemento negativo è il modo in cui si sviluppa e costruisce la narrazione. Non è mia intenzione criticare il melodramma presente in quest'opera, è normale trovarne in serie dall'animo sentimentale, come è giusto che sia. Ritengo però sterile impostare così platealmente l'insieme di relazioni su poligoni amorosi a tre e più lati, giostrare le vicende facendo ruotare le dinamiche amorose su tali artifici. L'intreccio inoltre si sviluppa mediante continue coincidenze, in virtù delle quali i nostri eroi si trovano sempre nel luogo e nel momento giusto e più opportuno per ascoltare qualche segreto (o qualcos'altro) che non dovrebbero - o che invece dovrebbero - ascoltare. In tal guisa procedono le rivelazioni, i colpi di scena e più in generale gli sviluppi delle vicende. Dopo una piacevole introduzione, una volta capito dove la serie voglia andare a parare, seguire gli avvenimenti diventa piuttosto noioso. La narrazione incappa continuamente in cliché che spesso hanno dinamiche uguali tra loro o che sanno di già visto. Si parano innanzi elementi scontatissimi, oserei definirli "classici", come i continui e paradossali fraintendimenti, le paranoie amorose, i rossori da imbarazzo, i regali preparati a mano, le scene sofferte alla stazione del treno, i colpi di fulmine sulla spiaggia al tramonto, il salvataggio dai "teppistelli", ecc.
Si focalizza eccessivamente l'attenzione sulle ossessioni sentimentali, è tutto un continuo: "lui ama lei che però ama l'altro che ama un'altra" con poca variazione e originalità. La fantasia su questo versante scarseggia parecchio.


Il vero fulcro della serie, tuttavia, a mio modesto avviso si rivela essere l'amicizia tra i due protagonisti maschili. Anch'essa non è stata in grado di convincermi appieno: trattasi di un rapporto che viene sublimato al massimo grado, un'amicizia troppo delicata ed empatica per essere quella tra due uomini. Nel finale, inoltre, si assiste al culmine di tale percorso, palesato attraverso il forte senso di speranza affidato a un'amicizia che supera le distanze e il tempo. E' un tema non proprio originale e piuttosto conformista, trattato in modo assolutamente lineare.
L'elemento della musica, poi, che è il maggiore punto di contatto tra Sentaro e Kaworu, viene super idealizzato: la musica diventa una sorta di divinità redentrice, il medium che mette in comunicazione i due amici e quindi lo strumento della loro comprensione e riappacificazione reciproca.

Si deve riconoscere che "Sakamichi no apollon" gode di una regia davvero ottima e raffinata, di un'ambientazione anni '60 splendidamente realizzata, soprattutto a livello di atmosfera e ambienti. Le musiche sono bellissime, d'altronde vengono riproposti classici del jazz piuttosto famosi, come "Moanin'" di Arthur Blakey, oppure "Someday My Prince Will Come" di Bill Evans, "Summertime" di George Gershwin e molti altri ancora. Nell'opera sono inoltre presenti notevoli citazioni e rimandi al mondo della musica e del jazz: ad esempio si nomina la morte di John Coltrane, o il riferimento allo storico jazz-club "Birdland", in una scena si vede anche uno Höfner 500/1, celeberrimo basso utilizzato da Paul McCartney dei Beatles. Da ricordare la bellissima scena del concerto a scuola, forse il momento migliore di tutto l'anime, in cui viene proposto un medley di brani davvero fantastici come "My Favorite Things" e i già citati Someday My Prince Will Come, e Moanin'. Il lato musicale si rivela potenzialmente ottimo, ricco di particolari e di curiosità. Purtroppo rimane nettamente in secondo piano, di sottofondo, per lasciare maggiore spazio alle beghe sentimentali dei protagonisti.


"Sakamichi no Apollon" si esaurisce, sostanzialmente, in una classicissima storiella di amori e amicizie che a mio avviso non ha molto da dire, anche emotivamente parlando. Personalmente credo che lo possa apprezzare principalmente un pubblico femminile, amante dello josei e delle romanticherie da avanspettacolo. Per il resto si tratta di una serie sicuramente buona nel suo genere, tuttavia non mi ha colpito molto positivamente riguardo agli aspetti su cui punta di più, mentre mi ha maggiormente incuriosito rispetto a quei lati che vengono lasciati di contorno e che speravo potessero godere di maggiore spazio.

4 commenti:

  1. Questo anime non mi ha lasciato nulla. Ho visto/letto shojo migliori. Poi il rapporto tra i due protagonisti e' troppo poco virile per essere credibile. Si salva la colonna sonora, Yoko Kanno e' sempre una garanzia.

    RispondiElimina
  2. A me è piaciuto molto, invece. se dovessi dire un motivo particolare per cui mi è piaciuto ti risponderei che ci sono tante piccole cose che mi hanno colpito e che messe insieme hanno saputo regalarmi tante emozioni.Pochi anime hanno saputo emozionarmi cosi a fondo come sakamichi no apollon

    RispondiElimina
  3. Dal punto di vista emozionale concordo con te, le piccole cose di tutti i giorni, la passione per la musica, l'amicizia, l'amore ecc. senz'altro scaldano l'animo dello spettatore. Tuttavia, a parer mio, quando queste cose vengono rese in una certa misura artificiose e cliché, la noia uccide l'emozione. Preferisco uno slice of life alla Takahata, che punta tutto sulla poesia del neorealismo. :)

    RispondiElimina
  4. Come già detto nella recensione, secondo me nel suo genere è un ottimo anime, quindi posso ben comprendere che piaccia molto :) dal mio punto di vista però l'ho trovato un po' troppo artificioso, e alla fine non mi ha preso molto.

    RispondiElimina