lunedì 22 settembre 2014

Wolf Children - Ame e Yuki i bambini lupo: Recensione

Titolo originale: Ōkami Kodomo no Ame to Yuki
Regia: Mamoru Hosoda
Soggetto: Mamoru Hosoda
Sceneggiatura: Mamoru Hosoda, Satoko Okudera
Character Design: Yoshiyuki Sadamoto
Musiche: Masakatsu Takagi
Studio: Studio Chizu
Formato: film cinematografico 
Durata 117'
Anno di uscita: 2012


Hana è una ragazza mite, solare e riservata, che un giorno, all'università, si innamora di un misterioso uomo-lupo. Diventata madre, divide i suoi sforzi tra l'impresa di arrivare alla fine del mese e l'educazione dei suoi figli Ame e Yuki. Per proteggere il segreto dei suoi bambini, che mutano continuamente da cuccioli pelosi a marmocchi con le guance rosee, una volta rimasta sola, Hana decide di trasferirsi con loro in un piccolo villaggio di campagna. Circondati dalla vegetazione lussureggiante, Ame e Yuki dovranno scegliere se diventare uomini o lupi, preparandosi ad affrontare la vita e il destino...


Spesso molti film, dietro a trame complesse e incasinati voli pindarici di regia, nascondono una notevole scarsezza di contenuti e di concetti. "Wolf Children" è l'esatto opposto: con estrema semplicità, poesia e raffinatezza, il capolavoro di Mamoru Hosoda affronta tematiche molteplici, che riguardano la vita, il passaggio all'età adulta, l'ambivalenza della natura umana. Si tratta di un film delizioso e allo stesso tempo drammatico, in cui la metafora del lupo è un modo per raffigurare la necessità degli uomini di affermare la propria identità nel contesto del sociale, senza omologarsi e rimanendo fedeli a sé stessi, ma anche l'ampio spettro degli istinti umani, che si manifestano fin dalla nascita in tutti i bambini e che devono essere controllati dall'educazione.


Hana, nonostante la sua sconvolgente normalità, è comunque una diversa: ama un uomo-lupo asociale e chiuso in sé stesso, temuto dagli uomini comuni che non ne comprendono la grandezza e la sensibilità; dopo una serie di difficoltà tipiche della vita, ella scoprirà da sé la sua vera essenza di madre, nella campagna, lontano dal caos e dalle discriminazioni della standardizzata società giapponese. Per i due cuccioli la società, ovvero il punto d'incontro con il diverso, si rivelerà essere la scuola, oppure la natura stessa, in cui percepiranno la linea di demarcazione che separa la loro identità dagli altri microcosmi, maturando e crescendo grazie all'affetto della mamma che veglia su di loro con totale dedizione. La regia fa percepire allo spettatore un macrocosmo che include tutte le vicende, la natura, che primeggia incontrastata su tutti i personaggi, dando l'impressione che ci sia una madre più grande e impersonale di Hana. Le inquadrature delle montagne, dei prati, dei fiori, gli scorci dei boschi, la luce del sole che passa attraverso le fronde degli alberi, la pioggia... Al di là delle difficoltà implicite della vita umana - e dell'essere uomini, che vuol dire anche essere animali - c'è un'insolita serenità che avvolge il tutto, e che il regista rende benissimo, così come lo scorrere del tempo, che si percepisce come se fosse il flusso leggero di un fiume.


Sono molteplici le sfumature di questa "fiaba" moderna, che con la sua sconcertante semplicità, in sole due ore, raggiunge elevate vette artistiche, sia a livello visivo che di contenuti, con i suoi molteplici livelli di lettura e le sue deliziose atmosfere bucoliche. Il character design di Sadamoto viene sfruttato alla grande dal comparto tecnico del film: le luci, i colori e i suoni si fondono perfettamente con la dolcezza e l'espressività dei volti dei protagonisti.


Una nota di merito va all'edizione in DVD/Blu-ray della Dynit, che ci offre un ottimo doppiaggio, una qualità video eccelsa, molti contenuti extra, un libretto con un'intervista al regista e un cartoncino con degli schizzi a matita di Sadamoto. A tutti gli interessati ovviamente ne consiglio l'acquisto, al fine di supportare l'animazione giapponese in Italia, che con questo film dimostra di saper ancora offrire grandi emozioni e opere di elevata caratura artistica.














1 commento:

  1. Hosoda riesce sempre, come hai giustamente scritto, a trattare una svariata serie di tematiche con una delicatezza e un'eleganza, stilistica e narrativa, come pochi autori di animazione giapponesi tra quelli che conosco sono riusciti a fare. In questo Wolf children è riuscito a raffigurare una delle figure materne del panorama anime, il personaggio di Hana con la sua forza di volontà e con la sua positività non solo riesce a raggiungere gli obiettivi che si era prefissata, ma riesce a entrare nel cuore di tutti noi grazie a quella tenacia che nella vita farebbe comodo a tutti noi.

    Un problema da evidenziare nei suoi film però è quello di usare il supernaturale come tool affinché il protagonista raggiunga la piena maturità per poi separarlo dal mondo "reale". Di fatto, la morale finale dei film di hosoda altro non è che la morale del finale della serie originale Evangelion che per quanto positivo in senso lo trovo estremamente retorico e un po' fine a se stesso

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