sabato 26 dicembre 2015

One Punch Man: Recensione

Titolo Originale: Wanpanman
 Regia: Shingo Natsume
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Yusuke Murata e ONE
Sceneggiatura: Tomohiro Suzuki
Character Design: Yusuke Murata
Musiche: Makoto Miyazaki
Studio: Madhouse
Formato: serie televisiva di 12 episodi
Anno di trasmissione: 2015


Nato come adattamento di un progetto web indipendente, casareccio e senza alcuna pretesa artistica, firmato da un autore improvvisato denominato ONE, il manga best seller di Yusuke Murata ha fatto parlare molto di sé, allo stesso modo della sua controparte animata, quel "One Punch Man" che oggigiorno è sulla bocca di tutti gli appassionati. Hype meritato o ennesima moda del momento, destinata a svanire nel nulla dopo qualche mese? Gli innegabili pregi tecnici, la freschezza del soggetto e la passione dello staff della Madhouse fanno decisamente propendere per la prima opzione.

sabato 19 dicembre 2015

Aku no Hana (manga): Recensione

Titolo Originale: Aku no Hana
Autore: Shuzo Oshimi
Tipologia: Shounen manga
Edizione Italiana: Planet Manga
Volumi: 11
 Data di uscita: 2009


E' meglio omologarsi ai modelli imposti dalla società, oppure assumersi l'onere di pecora nera, andando contro tutto e tutti, alla ricerca del mondo dall'altra parte, ovvero di una dimensione in cui è possibile essere sé stessi senza alcun compromesso?
“Aku no Hana” si approccia a tale interrogativo molte volte, imbastendo una poetica dell'adolescenza e del suo superamento carica di frustrazioni represse, rabbia giovanile, tormento esistenziale che sfocia in ludibria e violenza.

«Dedico questo manga a tutti i ragazzi e a tutte le ragazze che stanno subendo ora la pubertà e le sue torture, e a tutti coloro che ne sono stati vittime in passato.» [Shuzo Oshimi]

Combattuto tra due compagne di classe della sua stessa età, Takao Kasuga, un ragazzo introverso con una passione - apparente, in quanto soltanto superficiale e indotta più che altro dalla sua necessità di sentirsi diverso dagli altri - per la poesia di Baudelaire, si ritrova ad indossare i panni del pervertito, dello squalificato, dell'escluso dalla società. L'attrazione viscerale che prova per Sawa Nakamura, vera e propria femme fatale odiata e disprezzata da tutti a causa della sua diversità, lo porterà ad interrogarsi sulla natura della sua stessa esistenza, e a iniziare un percorso di crescita alquanto doloroso, nel quale è inevitabile venir spogliati della propria maschera e delle umane convenzioni; un cammino dall'adolescenza all'adultità la cui meta dovrebbe condurre in quel mondo dall'altra parte in cui Nakamura desidera fuggire, lontana dalla società che la soffoca, costituita da quegli insetti di merda dalle belle facce pulite e tirate a lucido dietro alle quali si nascondono degli orripilanti mostri privi d'umanità. Ci si chiede pertanto chi siano i veri pervertiti: Takao, la cui sessualità repressa dalle contingenze esterne e dalla sua chiusura al mondo ha fatto sì ch'egli rubasse la tuta di Nanako, la ragazza più popolare della classe, per praticare la masturbazione? Nakamura, con il suo temperamento aggressivo e provocatore che in sostanza non è nient'altro che una reazione violenta alla pressione che esecitano su di lei la solitudine, l'incomprensione e l'emarginazione? La stessa Nanako, combattuta tra la sua apparenza di ragazza-angelo e la sua sostanza di persona debole e priva di spessore, nonché perennemente soffocata dal carisma e dalla sensualità innata di Nakamura, nel contesto del "triangolo amoroso" il cui epicentro è Takao?

sabato 12 dicembre 2015

Homunculus: Recensione

Titolo originale: Homunculus
Autore: Hideo Yamamoto
Tipologia: Seinen Manga
Edizione Italiana: Planet Manga
Volumi: 15
Data di uscita: 2003


Manabu Ito, che vuole studiare l'uomo in ogni suo aspetto, decide d'intraprendere un esperimento di trapanazione del cranio su un individuo, al fine di poterne studiare gli effetti sulla psiche. Colui che diventerà la sua cavia è Susamu Nakoshi, un ex assicuratore divenuto clochard che vive  nella sua vecchia macchina - alla quale è visceralmente legato, come se si trattasse di una persona -, in cui dorme rannicchiato come un feto a suo agio nell'utero materno. Nel parcheggio che separa il parco in cui vivono i senzatetto completamente esclusi dalla società e un hotel di lusso in cui si raduna l'elite borghese della città, Susamu è in bilico tra due realtà completamente agli antipodi; questa sua condizione di "intermediario tra due mondi" affascina Manabu, le cui conoscenze spaziano dalla medicina sino alla psicologia - egli incarna l'aspetto "razionale" dell'uomo, che cerca di dare una spiegazione ad ogni cosa mediante le costruzioni dell'intelletto. Una volta subita la trapanazione, Susamu scopre che con l'occhio sinistro è in grado di vedere i conflitti interiori delle persone, che si presentano sotto forma di orripilanti e bizzarri homunculus. Ha così inizio il lisergico viaggio dei due protagonisti tra inconscio e realtà, un percorso ostico e tendente all'oscurità nel quale, man mano che ci si avvicina alla sostanza dell'essere, si avverte un prepotente vuoto che inghiotte ogni cosa, coadiuvato dalla tirannia dell'ego e del formalismo. Esiste veramente una sostanza nell'uomo e nella sua società, oppure più si scava a fondo spinti dalla propria antropofagia più ci s'immerge in uno sgradevole e raccapricciante abisso senza alcuna via d'uscita? E' possibile essere sé stessi senza diventare prigionieri di sé stessi? Alla base di tutti i conflitti esteriori tra persone vi sono dei conflitti interiori irrisolti e rimossi dalla coscienza? 

martedì 1 dicembre 2015

20th Century Boys: Recensione

 Titolo originale: Nijuu seiki shounen

Autore: Naoki Urasawa

 Tipologia: Seinen Manga 

 Edizione italiana: Planet Manga

Volumi: 22

Anno di uscita: 1999

 


“20th Century Boys” è uno dei manga più rappresentativi degli anni novanta. Si tratta di un'opera di ampio respiro, che si fa carico di grandi ambizioni senza tuttavia risultare prolissa e indigeribile; un monumento narrativo carico di rimandi alla cultura popolare – giapponese e non – in cui viene raccontato un sogno tradito, quello dei ragazzi del ventesimo secolo che nel 1970 vissero l'Expo di Osaka e l'impatto ideologico del primo uomo sulla Luna, dell'epocale concerto di Woodstock, della stessa Torre del Sole, che con il suo volto dorato sembrava protesa verso un sogno di sviluppo e armonia della razza umana completamente antitetico rispetto al nichilismo della società contemporanea. “20th Century Boys” è una sorta di testamento della postmodernità nipponica, dai suoi albori (1970) sino al fallimento ideologico indotto dal clima di terrore del Giappone degli anni novanta, in cui il ben noto attentato alla metropolitana di Tokyo del '95 messo in atto dalla setta religiosa Aum Shinrikyo terrorizzò i giapponesi - migliaia di persone furono avvelenate con il gas sarin in nome dell'irrazionalità e della follia. Il problema delle sette terroristiche che affliggeva il Giappone di quell'epoca – tra l'altro quanto mai attuale in tutto il mondo civilizzato, si pensi alla recente strage di Parigi – era dovuto all'alienazione che la società viveva in quel periodo buio, caratterizzato da una vera e propria psicosi collettiva; non per nulla, l'imminente passaggio al ventunesimo secolo era stato mistificato dai mass media mediante tenebrose suggestioni inerenti un'ipotetica catastrofe che avrebbe abbattuto il genere umano – personalmente, mi ricordo ancora quel clima di incertezza: il fantomatico millennium bug, la violenza degli attentati terroristici e l'orrore che si provava di fronte ai notiziari; alcuni, addirittura, rifacendosi alle teorie complottistiche in voga all'epoca, immaginavano misteriosi antagonisti avvolti nell'ombra che avrebbero dominato il genere umano e decretato la sua fine, magari distruggendo il mondo allo scoccare della prima mezzanotte del ventunesimo secolo.