Titolo originale: Sōkō Kihei Votoms
Regia: Ryousuke Takahashi
Soggetto: Hajime Yatate, Ryousuke Takahashi
Sceneggiatura: Fuyunori Gobu
Character Design: Norio Shioyama
Mechanical Design: Kunio OkawaraSunrise
Musiche: Hiroki Inui
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 52 episodi
Anni di trasmissione: 1983 - 1984
Soggetto: Hajime Yatate, Ryousuke Takahashi
Sceneggiatura: Fuyunori Gobu
Character Design: Norio Shioyama
Mechanical Design: Kunio OkawaraSunrise
Musiche: Hiroki Inui
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 52 episodi
Anni di trasmissione: 1983 - 1984
Tra
i grandi capolavori dimenticati del passato vale la pena di ricordare
"Armored Trooper Votoms", che oltre ad essere uno dei primi
real
robot
della storia - originale ed autorale proseguimento della lezione
tominiana impartita da "Mobile Suit Gundam" -, è un'opera
complessa, moderna e dalle molteplici sfaccettature. Questo celebre
titolo è la seconda prova del talento e del gusto di Ryosuke
Takahashi, il più grande regista mecha dello studio Sunrise -
ovviamente insieme a Yoshiuki Tomino -, che già due anni prima, nel
1981, aveva donato alla storia un'altro capostipite del genere
real
robot,
"Fang of the Sun Dougram", imparziale e fedele
rielaborazione di fatti storici realmente avvenuti.
«Quello
che a parer mio è necessario al successo di uno show sui robot è
che questi ultimi abbiano un ruolo definitivo nella storia. In
“Votoms” questo fatto è rappresentato dal declassamento dei
robot a mere armi di guerra, una scelta che dà sapore alla storia.»
[Ryosuke Takahashi]
In “Armored Trooper Votoms”, pertanto, i robot vengono ridotti ad esoscheletri dall'altezza di circa tre metri, che possono rompersi in mille pezzi, esaurire le munizioni e venire prodotti in massa, proprio come se fossero dei veri e propri carri armati. Il verosimile ambiente militare della serie, che per quanto sia realistica non rinuncia a misticismo e presunti rimandi filosofici nicciani, proviene direttamente dai trascorsi giovanili di Takahashi (classe 1943), che all'epoca dell'occupazione americana era rimasto molto colpito dalle jeep militari, le quali ai suoi occhi erano allo stesso tempo sia veicoli di comunicazione che di morte, proprio come i mezzi meccanici che danno il nome all'opera. L'idea di base di “Armored Trooper Votoms”, a detta stessa dell'autore, proviene direttamente dal film “Junior Bonner” di Sam Peckinpah; l'amore del “Re del real robot” per il western, inoltre, si palesa altresì nelle numerose inquadrature alla John Ford - regista di cui Takahashi parla sempre con una spiccata ammirazione – che guidano la cinetica esplosiva – e riflessiva – che caratterizza la storia di un uomo invischiato suo malgrado in un “rodeo” metallico e guerresco dall'innato nichilismo. Ciò premesso, essendo nato nel contesto dello sci-fi boom giapponese, di certo “Armored Trooper Votoms” non rinuncia all'apparato fantascientifico tipico del suo tempo: supercomputer senzienti, astronavi, cliché da space opera e quant'altro si fondono elegantemente con l'innovazione apportata dalla sapiente mano di Takahashi, il quale, refrattario alla cultura otaku e forte della sua esperienza alla Mushi-pro di Osamu Tezuka, attinge direttamente dal cinema e dalla letteratura per creare animazione, e non dall'animazione in sé stessa – evitando pertanto l'usuale manierismo che caratterizza le creazioni della maggiorparte degli autori dell'oggidì. Infatti, usando le sue stesse parole, «Ho paura che se guardassi gli stessi programmi che tutti gli altri guardano, verrei lasciato con la loro stessa prospettiva, e ciò potrebbe privare i miei lavori della loro originalità.»
In “Armored Trooper Votoms”, pertanto, i robot vengono ridotti ad esoscheletri dall'altezza di circa tre metri, che possono rompersi in mille pezzi, esaurire le munizioni e venire prodotti in massa, proprio come se fossero dei veri e propri carri armati. Il verosimile ambiente militare della serie, che per quanto sia realistica non rinuncia a misticismo e presunti rimandi filosofici nicciani, proviene direttamente dai trascorsi giovanili di Takahashi (classe 1943), che all'epoca dell'occupazione americana era rimasto molto colpito dalle jeep militari, le quali ai suoi occhi erano allo stesso tempo sia veicoli di comunicazione che di morte, proprio come i mezzi meccanici che danno il nome all'opera. L'idea di base di “Armored Trooper Votoms”, a detta stessa dell'autore, proviene direttamente dal film “Junior Bonner” di Sam Peckinpah; l'amore del “Re del real robot” per il western, inoltre, si palesa altresì nelle numerose inquadrature alla John Ford - regista di cui Takahashi parla sempre con una spiccata ammirazione – che guidano la cinetica esplosiva – e riflessiva – che caratterizza la storia di un uomo invischiato suo malgrado in un “rodeo” metallico e guerresco dall'innato nichilismo. Ciò premesso, essendo nato nel contesto dello sci-fi boom giapponese, di certo “Armored Trooper Votoms” non rinuncia all'apparato fantascientifico tipico del suo tempo: supercomputer senzienti, astronavi, cliché da space opera e quant'altro si fondono elegantemente con l'innovazione apportata dalla sapiente mano di Takahashi, il quale, refrattario alla cultura otaku e forte della sua esperienza alla Mushi-pro di Osamu Tezuka, attinge direttamente dal cinema e dalla letteratura per creare animazione, e non dall'animazione in sé stessa – evitando pertanto l'usuale manierismo che caratterizza le creazioni della maggiorparte degli autori dell'oggidì. Infatti, usando le sue stesse parole, «Ho paura che se guardassi gli stessi programmi che tutti gli altri guardano, verrei lasciato con la loro stessa prospettiva, e ciò potrebbe privare i miei lavori della loro originalità.»
"Armored
Trooper Votoms" è ambientato in un universo alternativo nel
quale sono presenti due schieramenti contrapposti, Balarant e
Gilgamesh (i quali rimandano vagamente alle due superpotenze
all'epoca coinvolte nella Guerra Fredda), impegnati in un perenne
conflitto del quale le ragioni e i particolari vengono lasciati alla
fantasia dello spettatore. In seguito a delle circostanze misteriose il
soldato Chirico Cuvie, durante una missione, entra in contatto con
Proto-one, una bellissima ragazza modificata geneticamente da una
misteriosa azienda il cui scopo è creare soldati perfetti.
Venuto a conoscenza di tale segreto militare, Chirico verrà preso di
mira da entrambi gli schieramenti, e si ritroverà a combattere una
battaglia da solo, contro tutti; ad aiutarlo ci saranno soltanto il
suo immenso talento di ex Red-Shoulder, uno spietato corpo
speciale di cui egli faceva parte in passato, e il divertentissimo
trio composto da Gotho, un cinico trafficante d'armi, Vanilla, un ex
pilota dalla pettinatura afro, e Coconna, una svampita soubrette e
cantante. Questi tre personaggi, oltre ad essere ben caratterizzati,
avranno la funzione di alleggerire occasionalmente le tipiche atmosfere opprimenti dell'anime. Al gruppetto
successivamente si unirà anche Fyana/Proto-one, che condividerà con
Chirico una struggente e stoica storia d'amore.
La
serie si suddivide in quattro archi di circa tredici episodi l'uno;
ciascun troncone si svolge in un'ambientazione completamente agli
antipodi rispetto a quella del precedente, e in ogni scenario i vari
protagonisti si riuniranno in circostanze di volta in volta
differenti. Si passerà quindi da un primo arco ambientato a Uoodo,
distopica città sulla falsariga della megalopoli di "Blade
Runner", al secondo arco, i cui eventi prenderanno piede in una
giungla nella quale è in corso una guerra civile reminescente del
Vietnam degli anni sessanta (non mancheranno infatti i guerriglieri
locali, il napalm e il gioco della roulette russa). Il terzo e il
quarto arco, invece, punteranno dritto verso lo spazio, e assumeranno
tonalità cosmiche, fantascientifiche e decisamente meno realistiche
di quanto visto in precedenza. La poliedricità di "Armored
Trooper Votoms" è a mio avviso una caratteristica pregevole,
dacché lo rende immune a quei rallentamenti eccessivi nello
svolgersi degli eventi tipici del precedente “Fang of the Sun Dougram” - che tuttavia vantava di una maggior dose di realismo e
fedeltà storico-politica. Ciò detto, Takahashi è un maestro nel
creare situazioni di tensione-risoluzione e nell'introdurre colpi di
scena spettacolari e poco scontati, che coadiuvano la sua
personalissima concezione dell'animazione, che di fatto non è
subordinata ai gusti della massa ma alla libertà stilistica ed
ideologica del singolo, tant'è che la sua poetica si farà via via
sempre più ermetica ed impenetrabile col passare degli anni, sino a
quando raggiungerà dei punti di non ritorno completamente privi di
compromessi, tali “Gasaraki” e “Flag”, due vere e proprie
negazioni dell'intrattenimento televisivo.
«Non
ho un tema consistente nei miei lavori, ma una cosa su me stesso che
mostro sempre è la sfiducia nei confronti delle autorità. Per
quanto la situazione corrente possa metterle in buona luce, tengo
sempre della sfiducia da qualche parte. Penso che questa cosa si
palesi sia nella mia vita privata che nei miei lavori. I picchi
politici della mia generazione sono stati le contestazioni
studentesche contro il rinnovo del trattato di Cooperazione e
Sicurezza tra
Giappone e USA nel 1960 e nel 1970. Nel 1960, tutti erano di
sinistra, almeno nello spirito. Ciononostante, io non credo nella
sinistra. Ho sempre pensato che sia pericoloso che ognuno segua
ciecamente un singolo valore. Ho pensato a questo modo sin dalle
elementari. Pertanto ciò è un qualcosa che verrà sempre mostrato nei
miei lavori. Per questa ragione, non penso che sarò mai in grado di
creare un grande successo commerciale. Penso che questa credenza che
posseggo da una vita mi distragga. Ci vuole una qualche forma di
rispetto per le autorità al fine di indulgere all'euforia che fa
diventare un determinato film un successo commerciale in grado di
mettere tutti d'accordo.» [Ryosuke Takahashi]
Fratello maggiore dei shinjinrui, ma decisamente privo della loro carica idealistica, Takahashi a parar mio rappresenta il grado più elevato che possa raggiungere un intellettuale degli anime, dacché nella sua opera imbastisce un allegorico ed ontologico dubbio nei confronti del formalismo, della morale e delle ideologie, coadiuvato dall'asettica interpretazione della realtà fine a sé stessa (percorso che inizia con “Fang of the Sun Dougram” e culmina in “Flag”, che di fatto è un reportage di guerra civile dai toni iperrealistici). Nella rielaborazione autorale del regista il giudizio viene sospeso e l'essere umano rappresentato in tutta la sua ambiguità e dipendenza dal contesto di appartenenza; la simbolica uccisione di Dio di cui Chirico si fa carico pertanto rappresenta un messaggio di completa emancipazione dalle istituzioni, dalle autorità gerarchiche, dalla schiavitù del pensiero. E il Wiseman (sul quale tra l'altro è stata modellata la Seele del ben più noto “Evangelion”), che nell'ombra intende guidare la razza umana verso la strada dell'evoluzione, in un certo senso incarna la nemesi del pensiero di Takahashi, quel Dio “pericoloso” che minaccia l'indagine acritica e oggettiva del vero. Cosa che ovviamente non si confà alla necessità d'illudersi e alla morale dei più - «Ebbene, com'è logico, resi l'onore a Dio e feci di lui il padre del male», direbbe Nietzsche.
Fratello maggiore dei shinjinrui, ma decisamente privo della loro carica idealistica, Takahashi a parar mio rappresenta il grado più elevato che possa raggiungere un intellettuale degli anime, dacché nella sua opera imbastisce un allegorico ed ontologico dubbio nei confronti del formalismo, della morale e delle ideologie, coadiuvato dall'asettica interpretazione della realtà fine a sé stessa (percorso che inizia con “Fang of the Sun Dougram” e culmina in “Flag”, che di fatto è un reportage di guerra civile dai toni iperrealistici). Nella rielaborazione autorale del regista il giudizio viene sospeso e l'essere umano rappresentato in tutta la sua ambiguità e dipendenza dal contesto di appartenenza; la simbolica uccisione di Dio di cui Chirico si fa carico pertanto rappresenta un messaggio di completa emancipazione dalle istituzioni, dalle autorità gerarchiche, dalla schiavitù del pensiero. E il Wiseman (sul quale tra l'altro è stata modellata la Seele del ben più noto “Evangelion”), che nell'ombra intende guidare la razza umana verso la strada dell'evoluzione, in un certo senso incarna la nemesi del pensiero di Takahashi, quel Dio “pericoloso” che minaccia l'indagine acritica e oggettiva del vero. Cosa che ovviamente non si confà alla necessità d'illudersi e alla morale dei più - «Ebbene, com'è logico, resi l'onore a Dio e feci di lui il padre del male», direbbe Nietzsche.
«Chirico non aspira a diventare un mercenario, ci finisce soltanto. Chirico è già succube di un senso di vuotezza interiore la prima volta che appare a Uoodo, ma la sua disperazione è ancora più profonda nell'arco di Kumen. C'è qualcosa che non viene rappresentato nella serie TV, ma nella serie OAV “Last Red Shoulder”, che ne riempie i buchi. […]
Chirico fa gruppo con i suoi ex commilitoni per vendicarsi di chi l'ha tradito. Lui sbatte contro Fyana nel processo e la trova mentre bacia Ypsilon, e il suo cuore è spezzato. E' questo cuore frantumato che lo induce a diventare un mercenario a Kumen.» [Ryosuke Takahashi]
Il cupo, taciturno, stoico, misterioso e nichilista Chirico Cuvie non è il classico protagonista di un anime robotico. Non lo vedremo mai bere, fumare, fare sesso o dire cose inutili. Egli è il guerriero giapponese tormentato che segue la via solitaria del bushido, fatta di sofferenza e rinuncia; una sorta di ronin vagabondo alla ricerca di qualcosa che riempia il suo vuoto interiore – il bacio di Fyana, la dolce metà alla quale è tanto difficile unirsi per poi, alla fine, sentirsi veramente completi. Di Chirico sono le frasi «Non esiste alcuna gloria a questo mondo», «Forse tutto quello per cui ho lottato è solamente un'illusione», «Sei Dio? Pensavo che Dio fosse morto.» L'amore che nutre verso la sua donna è assoluto, sostanziale e quasi platonico. La continua lotta contro i due schieramenti che vogliono sottrargliela per farne una macchina da guerra viene affrontata senza rancore, senza odio e con un rispetto per il nemico tipico della sua cultura. D'altro canto, Fyana/Proto-one, pur essendo un super-soldato, è meravigliosamente femminile, sensibile, carismatica e indissolubilmente legata a Chirico fin dal loro primo incontro, fatto di uno sguardo fugace che resta ben impresso nella mente di lui, quasi come si trattasse di un monito sulla sua condizione o un invito mistico all'autorealizzazione. Ella tuttavia non immagina il mistero che si nasconde dietro al suo amato e chi egli sia veramente: tali rivelazioni avverranno nell'ultimo arco della serie, quello meno realistico ma più suggestivo, che rimanda vagamente a "2001: A Space Odyssey" e alla sci-fi di ampio respiro.
Per
quanto concerne gli aspetti tecnici, “Armored Trooper Votoms”,
per il suo tempo, risulta eccellente sotto tutti gli aspetti e
pressoché irraggiungibile a livello di design, regia e colorazione
dagli OAV successivi voluti dallo stesso Ryousuke Takahashi, che lo
ampliano e completano dal punto di vista narrativo (anche se, a parer
mio, la serie risulta perfettamente consistente e contenutisticamente
ineccepibile anche in modo indipendente dai suoi complementi). La
scelta delle inquadrature, dei primi piani e degli effetti speciali
si rivela di qualità decisamente superiore alla media; ogni singolo
fotogramma è pregno di classe e stile, carisma, fascino di altri
tempi. Bellissime le sigle di apertura e chiusura: la prima molto
dinamica e coinvolgente, la seconda malinconica, nostalgica e
riflessiva. Per concludere, faccio notare che, allo stesso modo di
alcuni altri capolavori della fantascienza, “Armored Trooper
Votoms” è stato una fonte d'ispirazione per la scienza reale,
tant'è che l'artista Kogoro Kurata e l'ingegnere
robotico Wataru Yoshizaki hanno dichiarato di essersi ispirati al
lavoro di Kunio Okawara per realizzare i loro Kuratas, dei
robot da combattimento i quali, tra l'altro, sono stati addirittura
impiegati in dei veri duelli à la “Armored Trooper Votoms”. Detto questo, si spera che una guerra fredda tra due
novelle Balarant e Gilgamesh non si ripeta, anche se, stando ai
recenti fatti di cronaca, il potere predittivo del lavoro di
Takahashi potrebbe rivelare nuove – spiacevoli – sorprese, questa
volta non legate al progresso dell'ingegneria robotica, ma alla natura umana, in particolare al suo stato di guerra perenne e alla necessità del singolo di svincolarsi, una volta per tutte, dal grande Wiseman che lo costringe all'interno della morsa della follia. Altrimenti, il tramonto dell'umanità non tarderà ad arrivare, presentandosi a noi anzitempo rispetto a quanto originariamente prestabilito dalla Natura.
Nota
I frammenti dell'intervista a Ryosuke Takahashi da me riportati nella recensione sono stati tradotti da “Anime Interviews: The First Five Years of Animerica, Anime & Manga Monthly (1992-97)” curato da Trish Ledoux, pag 165-169.
Nota
I frammenti dell'intervista a Ryosuke Takahashi da me riportati nella recensione sono stati tradotti da “Anime Interviews: The First Five Years of Animerica, Anime & Manga Monthly (1992-97)” curato da Trish Ledoux, pag 165-169.
Nessun commento:
Posta un commento