Titolo originale: Uchuu Kaizoku Captain Harlock
Regia: Rintaro
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Leiji Matsumoto
Sceneggiatura: Haruya Yamazaki, Shozo Uehara
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Leiji Matsumoto
Sceneggiatura: Haruya Yamazaki, Shozo Uehara
Character Design: Kazuo Komatsubara
Musiche: Seiji Yokoyama
Studio: Toei Animation
Formato: serie televisiva di 42 episodi
Anni di trasmissione: 1978 - 1980
«Se ti va, sali a bordo di questa nave.
Soltanto qui i sogni che avevi perduto tanto tempo fa tornano a vivere.
Dov'è andato quel bel fiore?
Dov'è finito quell'animo gentile?
Sali a bordo di questa nave, se hai bisogno di una ragione per cui vivere.
Soltanto qui i sogni che avevi perduto tanto tempo fa tornano a vivere.»
Alla luce di ciò di cui sopra, l'opera più famosa di Matsumoto (ma non la più rappresentativa, dacché esiste altresì un certo Galaxy Express 999 ), nella sua lentezza e maestosità (ottime per l'epoca le animazioni, sontuose e nostalgiche le musiche di un ispiratissimo Seiji Yokoyama), sa anche avere momenti leggeri ed esilaranti, nonché studi di personaggi molto dettagliati per la media dell'epoca, mazoniane incluse. Rintaro racconta ogni personaggio principale della storia, gli fornisce un passato, lo illustra nei suoi vari stati d'animo come un libro aperto, dall'affascinante Raflesia, inflessibile dall'esterno ma tormentata nell'interno, sino a Kirihita, quello che apparantemente, all'inizio, sembrava soltanto il classico "cattivo" stereotipato. D'altro canto, la "sovrumanità" di Harlock, che più di ogni altra cosa, politica a parte, corrisponde all'archetipo dell'eroe assoluto, viene di netto bilanciata da un grande spessore umano: i discorsi sconclusionati sugli ideali di Patria e Bellezza; le interminabili bevute con l'alcoolica geisha Mime; la bontà nei confronti dei membri dell'equipaggio, ma anche la correttezza e il rispetto verso il nemico. Interessante citare altresì l'accenno alla "condizione otaku" di Yattaran (caricatura dell'assistente di Matsumoto Kaoru Shintani, che da disegnatore di mezzi meccanici diventerà l'autore del significativo Area 88 ): legato visceralmente ai suoi modellini, Yattaran non è in grado di costruirsi una vita con una donna.
Così come Uchuu Kaizoku Captain Herlock assume i connotati di un'opera ideologica, allo stesso modo si rivela un racconto archetipico. Raflesia, con il suo popolo matriarcale il cui simbolismo è sempre associato alla potenza della natura (le mazoniane escono fuori dagli alberi, producono l'aurora boreale ecc.), le sue magie da strega e la sua sensualità innata, incarna l'archetipo della grande madre Terra, di Cibele, ma anche della dea drago Tiamat. Lo scopo di Harlock e del suo "viaggio dell'eroe" in senso junghiano è quello di riportare ordine (in questo caso dal punto di vista etico) nel caos primordiale generato dalla femminea Natura. Con ciò, si potrebbe dire che, contrariamente al "Leopardiano" Galaxy Express 999, in Uchuu Kaizoku Captain Herlock l'uomo ideale è ancora in grado di sottomettere la Natura al proprio gioco, almeno simbolicamente, purtuttavia senza mai smettere di rispettarne le creazioni - i fiori di cui Harlock parla quando gli viene chiesto il perché delle sue titaniche imprese, l'episodio "conteplativo" della piramide nel mare.
Pedagogicamente utile per interfacciare giovanissimi giapponesi svuotati interiormente dal capitalismo sfacciato e dall'assenza di ideologie, Uchuu Kaizoku Captain Herlock soffre tuttavia, a parer mio, di un'eccessiva lentezza nella fase iniziale, fase nella quale Harlock spende troppo tempo nel suo andirivieni tra lo spazio e l'orfanotrofio in cui vive Mayu, figlia del suo migliore amico nonché simbolo della gioventù in sé stessa. Gioventù da sempre omaggiata dall'autore, che fa della nostalgia una condizione esistenziale tutta, parlandone poeticamente ma anche malinconicamente, con grande consapevolezza della vecchiaia e della morte. Tornando a parlare della sceneggiatura, la velocità con la quale si sviluppano gli eventi finali è invece dovuta al basso share riscosso dalla serie nella sua prima trasmissione, che venne troncata dopo soltanto quarantadue episodi. Molto suggestivi ed ispirati i flashback di Harlock, nei quali compare la protagonista di quello che forse è il miglior manga di Matsumoto, l'enigmatica Queen Emeraldas.
In conclusione, la serie classica di Harlock, con il suo struggente romanticismo, rimane a parer mio l'opera principe legata al pirata dello spazio, dacché futuri lavori come SSX ne snatureranno la carica poetico/ideologica a favore di una maggior appetibilità commerciale. Ciò detto, come complemento alla visione consiglierei il monumentale film Waga seishun no Arcadia, nel quale viene trattato il passato di Harlock e il suo vissuto sentimentale. Per quanto concerne invece la trasmissione italiana dell'opera, l'iconico pirata è stato oggetto di numerose censure data la sua (apparente) carica antipolitica: senza parlare dei numerosi dialoghi tagliati in fase di doppiaggio, addirittura la sigla originale giapponese era stata accusata dai media di essere troppo trionfalistica e filosovietica per essere trasmessa. Ma in fondo erano i tempi delle Brigate Rosse e delle agitazioni sociali settantine, tempi che ormai sono stati offuscati pure loro dal capzioso e illusorio benessere delle "corse dei cavalli" e delle "partite a golf", alle quali ormai partecipano un po' tutti, non soltanto i politici, contribuendo al degrado etico e sociale di una società irreversibilmente postmodernizzata.
Studio: Toei Animation
Formato: serie televisiva di 42 episodi
Anni di trasmissione: 1978 - 1980
Soltanto qui i sogni che avevi perduto tanto tempo fa tornano a vivere.
Dov'è andato quel bel fiore?
Dov'è finito quell'animo gentile?
Sali a bordo di questa nave, se hai bisogno di una ragione per cui vivere.
Soltanto qui i sogni che avevi perduto tanto tempo fa tornano a vivere.»
Già nelle strofe della poetica sigla di chiusura di Uchuu Kaizoku Captain Herlock, la malinconica Warera no Tabidachi, si assaporava la necessità di Leiji Matsumoto (classe 1938) di un rifugio carico di atavica idealità mediante il quale "fuggire" dall'americazzazione imperante e dall'apatia portate dal boom economico settantino. L'umanità del 2977, quella in cui si muove il più celebre pirata dell'animazione giapponese, vive nel più bieco benessere, priva di valori e memoria storica, ipnotizzata dai media e da tutti quei numerosissimi vizietti consumistici che, oggi più che mai, drogano l'uomo rendondolo ottuso, infantile e insensibile. I politici della Terra, all'alba dell'invasione delle Mazoniane, preferiscono ignorare la realtà, giocando a golf e assistendo alle corse dei cavalli. Dal canto suo, Harlock, il guerriero Matsumotiano per eccellenza (guardacaso creato dall'autore fin dal principio, durante la sua infanzia), schifato dai suoi simili, si ritrova a vagare per lo spazio con un pugno di pirati, rinnegato dalla sua gente e destinato purtuttavia a difenderla dall'attacco alieno che mira a conquistarne il pianeta natale, spinto soltanto dalla promessa fatta al suo migliore amico e dagli ideali di cavalleria del passato.
Si può quindi vedere l'Alkadia, il vascello pirata di Harlock, in parte astronave ultratecnologica e in parte antico galeone di legno, come una "bolla" costituita da una grande narrazione (nel senso di Azuma) nel bel mezzo della non-narrazione presente sulla Terra (allegoria della civiltà consumistico-capitalista postmoderna) e nello spazio (l'esercito Mazoniano, che pur essendo più dignitoso dei terrestri, fallisce già nel principio, ovvero nel momento in cui la sua regina, Raflesia, rinuncia ai valori dei guerrieri giapponesi antichi, all'etica del samurai). Il passo del "Ministro della Destra Sanetomo" di Osamu Dazai citato nel quarantaduesimo episodio dell'anime è eloquente: «Gli uomini e le case non periranno finché sarà buio». Se la "luce" del Giappone del dopoguerra ha portato i giapponesi a perdere identità e valori, allora tanto vale scegliere il "buio", la via del dolore e della privazione, sicché il benessere conduce soltanto alla depravazione. Leiji Matsumoto, figlio di un kamikaze morto in guerra, crea così l'Alkadia, in cui un rabbioso, insensato e viziato Tadashi Daiba riesce, dopo un certo numero di sofferenze, a diventare uomo, nutrendosi degli ideali di Harlock e dell'esperienza bellica. La stessa cosa vale altresì per gli altri membri dell'equipaggio, che esplicitamente si rifanno alla tradizione per superare la sofferenza dettata dal nonsenso e dall'incertezza che li circonda (Yuki Kei che combatte la tristezza vestendosi come la sua defunta madre e suonando il suo stesso strumento, il Dottor Zero che si veste da samurai con l'armatura dei suoi antenati per andare a combattere ecc.). In Uchuu Kaizoku Captain Herlock, così come in Uchuu Senkan Yamato e Shin taketorimonogatari: sennen joō, le gerarchie sono ben stabilite, ferree, e il passaggio del potere dai "vecchi" ai "giovani" avviene mediante rituali ben precisi. Assai utile alla contestualizzazione un paragone con l'opera di Yoshiyuki Tomino - autore appartenente ad una generazione diversa da quella di Matsumoto -, nella quale gli atavici valori dei samurai verranno messi sullo stesso piano di quelli dei giapponesi americanizzati, chiedendosi se sia possibile transcenderli, volendo ricercando una soluzione "filosofica" ai mali dell'umanità in quanto tale, alle sue limitazioni intrinseche, in primis la sua difficoltà a comunicare (si pensi al capolavoro Space Runaway Ideon, guardacaso uscito due anni dopo Uchuu Kaizoku Captain Herlock).
Alla luce di ciò di cui sopra, l'opera più famosa di Matsumoto (ma non la più rappresentativa, dacché esiste altresì un certo Galaxy Express 999 ), nella sua lentezza e maestosità (ottime per l'epoca le animazioni, sontuose e nostalgiche le musiche di un ispiratissimo Seiji Yokoyama), sa anche avere momenti leggeri ed esilaranti, nonché studi di personaggi molto dettagliati per la media dell'epoca, mazoniane incluse. Rintaro racconta ogni personaggio principale della storia, gli fornisce un passato, lo illustra nei suoi vari stati d'animo come un libro aperto, dall'affascinante Raflesia, inflessibile dall'esterno ma tormentata nell'interno, sino a Kirihita, quello che apparantemente, all'inizio, sembrava soltanto il classico "cattivo" stereotipato. D'altro canto, la "sovrumanità" di Harlock, che più di ogni altra cosa, politica a parte, corrisponde all'archetipo dell'eroe assoluto, viene di netto bilanciata da un grande spessore umano: i discorsi sconclusionati sugli ideali di Patria e Bellezza; le interminabili bevute con l'alcoolica geisha Mime; la bontà nei confronti dei membri dell'equipaggio, ma anche la correttezza e il rispetto verso il nemico. Interessante citare altresì l'accenno alla "condizione otaku" di Yattaran (caricatura dell'assistente di Matsumoto Kaoru Shintani, che da disegnatore di mezzi meccanici diventerà l'autore del significativo Area 88 ): legato visceralmente ai suoi modellini, Yattaran non è in grado di costruirsi una vita con una donna.
Così come Uchuu Kaizoku Captain Herlock assume i connotati di un'opera ideologica, allo stesso modo si rivela un racconto archetipico. Raflesia, con il suo popolo matriarcale il cui simbolismo è sempre associato alla potenza della natura (le mazoniane escono fuori dagli alberi, producono l'aurora boreale ecc.), le sue magie da strega e la sua sensualità innata, incarna l'archetipo della grande madre Terra, di Cibele, ma anche della dea drago Tiamat. Lo scopo di Harlock e del suo "viaggio dell'eroe" in senso junghiano è quello di riportare ordine (in questo caso dal punto di vista etico) nel caos primordiale generato dalla femminea Natura. Con ciò, si potrebbe dire che, contrariamente al "Leopardiano" Galaxy Express 999, in Uchuu Kaizoku Captain Herlock l'uomo ideale è ancora in grado di sottomettere la Natura al proprio gioco, almeno simbolicamente, purtuttavia senza mai smettere di rispettarne le creazioni - i fiori di cui Harlock parla quando gli viene chiesto il perché delle sue titaniche imprese, l'episodio "conteplativo" della piramide nel mare.
Pedagogicamente utile per interfacciare giovanissimi giapponesi svuotati interiormente dal capitalismo sfacciato e dall'assenza di ideologie, Uchuu Kaizoku Captain Herlock soffre tuttavia, a parer mio, di un'eccessiva lentezza nella fase iniziale, fase nella quale Harlock spende troppo tempo nel suo andirivieni tra lo spazio e l'orfanotrofio in cui vive Mayu, figlia del suo migliore amico nonché simbolo della gioventù in sé stessa. Gioventù da sempre omaggiata dall'autore, che fa della nostalgia una condizione esistenziale tutta, parlandone poeticamente ma anche malinconicamente, con grande consapevolezza della vecchiaia e della morte. Tornando a parlare della sceneggiatura, la velocità con la quale si sviluppano gli eventi finali è invece dovuta al basso share riscosso dalla serie nella sua prima trasmissione, che venne troncata dopo soltanto quarantadue episodi. Molto suggestivi ed ispirati i flashback di Harlock, nei quali compare la protagonista di quello che forse è il miglior manga di Matsumoto, l'enigmatica Queen Emeraldas.
In conclusione, la serie classica di Harlock, con il suo struggente romanticismo, rimane a parer mio l'opera principe legata al pirata dello spazio, dacché futuri lavori come SSX ne snatureranno la carica poetico/ideologica a favore di una maggior appetibilità commerciale. Ciò detto, come complemento alla visione consiglierei il monumentale film Waga seishun no Arcadia, nel quale viene trattato il passato di Harlock e il suo vissuto sentimentale. Per quanto concerne invece la trasmissione italiana dell'opera, l'iconico pirata è stato oggetto di numerose censure data la sua (apparente) carica antipolitica: senza parlare dei numerosi dialoghi tagliati in fase di doppiaggio, addirittura la sigla originale giapponese era stata accusata dai media di essere troppo trionfalistica e filosovietica per essere trasmessa. Ma in fondo erano i tempi delle Brigate Rosse e delle agitazioni sociali settantine, tempi che ormai sono stati offuscati pure loro dal capzioso e illusorio benessere delle "corse dei cavalli" e delle "partite a golf", alle quali ormai partecipano un po' tutti, non soltanto i politici, contribuendo al degrado etico e sociale di una società irreversibilmente postmodernizzata.
Complimenti, come sempre! Ormai questo blog è diventato il mio punto di riferimento principale per quanto riguarda l'animazione (e non solo), continuate così! :)
RispondiEliminaGrazie! Il vostro entusiasmo invoglia senz'altro a mandare avanti questo piccolo e particolare blog. :)
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