domenica 7 settembre 2014

Mobile Suit Gundam: Recensione

 Titolo originale: Kidō Senshi Gundam
Regia: Yoshiyuki Tomino
Soggetto: Hajime Yatate, Yoshiyuki Tomino
Sceneggiatura: Hiroyuki Hoshiyama, Yoshihisa Araki, Masaru Yamamoto, Kenichi Matsuzaki, Yoshiyuki Tomino
Character Design: Yoshikazu Yasuhiko
Mechanical Design: Kunio Okawara
Musiche: Yuji Matsuyama, Takeo Watanabe
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 43 episodi
Anni di trasmissione: 1979 - 1980


Universal Century, anno 0079. L'umanità ha raggiunto un livello di progresso tecnologico talmente avanzato che le ha permesso di colonizzare lo spazio. Il Principato di Zeon, situato nella colonia spaziale orbitante di Side 3, dichiara la sua indipendenza nei confronti della Federazione Terrestre, scatenando un violento conflitto noto come "Guerra di un anno".
Zeon è inizialmente avvantaggiato dall'uso di un rivoluzionario tipo di arma, il Mobile Suit Zaku, un robot corazzato antropomorfo pilotato da un essere umano. Durante l'intrusione di una squadra di Zaku nella colonia federale di Side 7, il giovane Amuro Rei si ritroverà, in seguito ad alcune circostanze casuali, a dover pilotare il Gundam, un prototipo di Mobile Suit creato dalla Federazione al fine di fronteggiare la minaccia di Zeon. Il giovane, assieme agli altri soldati improvvisati della White Base, un mezzo bellico dalla tecnologia d'avanguardia adibito a nave profughi, si ritroverà nel bel mezzo di una vera e propria guerra, nella quale il talento dei suoi giovanissimi compagni, unito alla tecnologia della White Base e dei Mobile Suit, potrebbe contribuire a ribaltare le sorti del conflitto a favore della Federazione...

La recensione di AkiraSakura


Gundam: uno dei grandi evergreen della storia dell'animazione
"Gundam". Il primo, vero, unico, epocale "Gundam", è uno dei grandi capolavori della storia dell'animazione; un titolo quanto mai innovativo, coraggioso, indimenticabile; un vero e proprio evergreen il quale ha generato un brand che si è protratto fino ai giorni nostri. E' difficile approcciarsi all'analisi di un titolo di tale portata e spessore, il quale meriterebbe più visioni e molteplici riflessioni per essere colto appieno in tutta la sua grandezza. Ogni appassionato di animazione giapponese che si rispetti dovrebbe aver visto "Gundam", in quanto rappresenta una di quelle visioni imprescindibili che vanno a formare il bagaglio culturale di qualsiasi persona che si approcci alla cultura giapponese in generale (la gigantesca statua di Gundam a Odaiba parla da sola).


Gli anni dell'anime boom
Il contesto storico in cui nasce "Gundam" è quello del fecondo anime boom, periodo che colloco dal 1977 incluso (data di uscita del film riassuntivo di "Corazzata Spaziale Yamato") al 1983 incluso (data di uscita di "Armored Trooper Votoms"). All'epoca, gli autori erano molto liberi di esprimersi, e, con grande creatività, compivano molteplici tentativi di differenziazione dal robotico nagaiano, in un clima indubbiamente influenzato dallo sci-fi boom occidentale inaugurato, parallelamente a quello giapponese, dall'epocale space opera "Star Wars" del 1977 (la stessa data di proiezione del film di "Corazzata Spaziale Yamato"). Il pubblico dell'epoca richiedeva melodramma ed epica alla "Yamato", sci-fi in tutte le sue forme e manifestazioni, una crescente dose di realismo. "Gundam" non è spuntato fuori dal nulla, ma è il punto d'arrivo di questa continua ricerca della verosomiglianza che aveva prodotto i cosiddetti "robotici di transizione", dei quali "Danguard Ace", "Zambot 3" e "General Daimos" sono gli esempi più conosciuti - nei robotici di transizione permanevano molti tòpoi legati alla tradizione nagaiana, tuttavia vi erano anche alcune differenziazioni rispetto ad essa. In "Zambot 3" erano già presenti campi profughi ed uno scenario di guerra più verosimile del solito, allo stesso modo di "Daimos", tokusatsu dotato di antagonisti umanizzati e carismatici. Inoltre, in quest'ultimo, un anno prima di "Gundam", il robot veniva messo in secondo piano, al fine di raccontare una storia epica dalla continuity serrata lasciando più spazio ai personaggi. "Danguard Ace" è l'antesignano di "Gundam" per quanto riguarda l'atmosfera militare ed il sapore di space opera; assieme a quest'ultimo, le altre principali fonti d'ispirazione di Tomino sono indubbiamente "Corazzata Spaziale Yamato" (del quale aveva sceneggiato alcuni episodi) e "Star Wars" (anche se il regista ha sempre sostenuto il contrario, egli conosceva bene "Star Wars": nel precedente "Daitarn 3" erano già presenti omaggi e citazioni al film di George Lucas).


Amuro Rei, questo sconosciuto
Di solito, nella storia, i fenomeni culturali vanno di pari passo con quelli economici. Nel periodo dell'anime/sci-fi boom si iniziava a stare bene, l'industrializzazione di un Giappone devastato dal dopoguerra aveva iniziato a crescere a dismisura, con tutte le conseguenze sociali, positive e negative, che ne potevano derivare. Per il Giappone, riprendersi in così poco tempo dalla perdita di una guerra è stato un vero e proprio miracolo, costato le lacrime ed il sangue di un intero popolo. Amuro Rei è il giovane giapponese figlio del boom economico; un ragazzo il quale appena ha un momento libero si chiude in uno sgabuzzino a smanettare con congegni elettronici di vario tipo. Il padre di Amuro è il classico ingegnere che pensa solamente al lavoro, trascurando la famiglia e la vita sociale, fino ad impazzire; ed ecco che Tomino nel suo anime chiama in causa i giapponesi dell'epoca, quelle persone alienate da una crescita economica ed industriale spropositata. Nel periodo del boom economico di fine anni '70, incominciavano a nascere gli otaku ante litteram, ovvero quei giovani che manifestavano determinate ossessioni, più o meno marcate, verso oggetti di consumo di vario tipo. Stando ad alcune testimonianze dell'epoca, i (pochi) spettatori che seguivano "Gundam" si identificavano in Amuro e nelle sue problematiche: tra di questi c'erano i diciannovenni Hideaki Anno e Shoji Kawamori, all'epoca ancora studenti universitari.


Gundam e la guerra
"Gundam" è una storia di guerra "verosimile", per nulla spettacolarizzata, in cui dei ragazzi giovanissimi ed inesperti si ritrovano di punto in bianco in mezzo al campo di battaglia, senza alcun addestramento, a dover fronteggiare una minaccia più grande di loro. La guerra viene utilizzata da Tomino come metafora della vita e del processo di crescita dei protagonisti, giovani come tanti altri sbattuti in mezzo al caos, i quali si dovranno arrangiare con quello che troveranno, imparando a comunicare, a comprendere il prossimo, ad amare, a guardare verso il domani con fiducia. Una guerra nella quale la felicità implica anche la non felicità altrui: spesso un vantaggio dei ragazzi della White Base è una privazione a danno di qualcun altro che non conoscono, del quale ignorano i sentimenti, le motivazioni e le ambizioni. "Gundam" non è un'opera semplicistica, ma molto acuta: la vita è guerra, e la guerra, per quanto sia un male, è una cosa comunque necessaria. I newtype della White Base svilupperanno le loro capacità per necessità, adattandosi alle difficoltà esterne derivanti dal conflitto e dalla vita nello spazio. Senza attrito non può essere possibile alcun moto. E' impossibile crescere senza confrontarsi con gli altri. Messaggio quanto mai esplicito nella serie, siccome lo stesso protagonista, da individuo chiuso in sé stesso, viziato, senza alcuna voglia di salire a bordo del Gundam, si evolverà fino a diventare un vero e proprio essere superiore in grado di comprendere il prossimo senza alcuna limitazione di sorta.


I difetti di comunicazione tra persone: Gundam e Ideon
"Gundam", allo stesso modo dei precedenti "Daitarn 3", "Zambot 3" e di tutte le opere successive del regista, mette in scena il problema dei difetti di comunicazione tra persone, su tutti i livelli: tra genitore e figlio, tra stati, tra fratelli e sorelle... il newtype, inteso secondo la concezione tominiana, è quell'essere in grado di comunicare senza alcuna barriera ideologica, sociale, culturale, mentale o materiale di sorta. L'amore fra e Amuro e Lalah, i due newtype più potenti dell'anime, è qualcosa di superiore; un sentimento trascendente per nulla carnale; la comunicazione assoluta, l'unità nella molteplicità, quella cosa che in "Ideon" prenderà il nome di Ide - si pensi all'amore tra Karala e Jordan Bes, il quale, benedetto dall'Ide, darà origine al Messiah innovatore. Nonostante siano due opere completamente differenti, i due lavori più rappresentativi di Tomino affrontano lo stesso tema traendo due conclusioni diametralmente opposte. Qualcuno giustamente ha scritto - "Ideon" riprende da dove "Gundam" si era fermato -. Per quanto riguarda le tematiche, nulla di più vero. In "Ideon" l'analisi dei difetti di comunicazione tra persone sarà ancora più impetuosa, e sfocerà nel nichilismo e nel relativismo più totali, contrariamente all'ottimismo e alla fiducia verso le nuove generazioni espressi in "Gundam". In un certo senso, "Gundam" e "Ideon" sono le due facce della stessa medaglia: una "bianca" e una "nera"; una ottimista, carica di fiducia nei confronti delle nuove generazioni; una pessimista, nella quale l'umanità è incapace di superare in modo autonomo le barriere che le impediscono di evolversi.


Gundam e la tradizione
Nonostante "Gundam" sia il primo anime della storia ad abbandonare definitivamente lo schema tokusatsu, in esso permangono alcuni schematismi figli della tradizione precedente: se nel successivo "Ideon" (1981) in quasi ogni puntata era presente il rituale attacco del Buff Clan a danno della Solo Ship, in "Gundam" è altresì facile notare dei meccanismi narrativi ancora legati, sebbene in minima parte, alla tradizione del robotico precedente. Nonostante venga classificato come real-robot, il Gundam è a tutti gli effetti un super robot, il quale, nonostante sia stato concepito con una maggiore verosomiglianza rispetto ai robot precedenti, compie comunque una mini sequenza di agganciamento reminescente del passato (ovviamente imposta dai produttori di giocattoli) ed è un modello unico, a differenza degli Zaku nemici che sono prodotti in serie. Altro elemento tradizionale che caratterizza l'opera è il melodramma, onnipresente nelle opere degli anni '70 (si pensi alla storia d'amore tragica tra Amuro e Lalah).


Gundam e i suoi figli
Nel contesto dell'anime boom, "Gundam" era stato uno dei vari tentativi di differenziazione del genere robotico rispetto ai canoni nagaiani; il più coraggioso, assieme all'antimilitarista ed ecologista "Baldios". "Gundam", inizialmente, è stato un grande flop, tant'è che un anno dopo, con "Ideon", Tomino tornerà a dirigere un super robot, ovviamente tingendolo di space opera e di suggestioni derivanti dalla letteratura sci-fi di ampio respiro, in modo perfettamente conforme al clima dello sci-fi boom dell'epoca. Solamente nel 1981, con la triologia di film riassuntivi, avverrà il grande cambiamento, esattamente come era successo in passato con "Corazzata Spaziale Yamato", serie flop diventata celebre grazie al film riassuntivo del 1977. La strada "real" aperta da "Gundam", opera di per sé ancora legata alle suggestioni poco verosimili dello sci-fi epico tradizionale, troverà compimento grazie al lavoro di Ryosuke Takahashi, celebre regista dello studio Sunrise e maestro indiscusso del realismo animato. Nel 1981, contemporaneamente al suddetto trittico di film gundamici, esce "Dougram", il "Gundam" di Takahashi. Si tratta di un robotico che di robotico ha poco o nulla; il mecha che dà il nome alla serie compare solamente negli ultimi cinque minuti di ogni episodio, può perdere gli scontri, ritararsi, finire il carburante. "Dougram" è un "Gundam" molto meno ingenuo: un "Gundam" vicino al realismo assoluto. La politica, per la prima volta nella storia dell'animazione, viene affrontata con rigore storico/analitico; contrariamente a "Gundam", Takahashi rappresenta la guerra senza alcun super potere, romanticismo, idealismo, messaggio finale, epicità di sorta. Il realismo colpisce anche la caratterizzazione dei personaggi: i guerriglieri di "Dougram" sono persone normali, poco appariscenti, ben lontane per carisma e talento dai vari Char e Amuro. "Dougram" è molto simile ad un vero e proprio reportage di guerra civile, ed è l'anime più realistico mai realizzato; il degno antesignano del punto d'arrivo finale della space opera giapponese: "Legend of the Galactic Heroes". Due anni dopo "Dougram", Takahashi dirigerà il seminale "Armored Trooper Votoms", una vera e propria pietra miliare dell'hard sci-fi giapponese. Da alcuni "Votoms" viene considerato il primo vero real robot della storia, in quanto i robot sono ridotti a degli esoscheletri di circa tre metri, vengono prodotti in massa e paiono dei veri e propri carri armati umanoidi, i quali possono sfasciarsi in mille pezzi contrariamente agli indistruttibili "real robot" precedenti che davano il nome agli anime (il primo robot della storia che si sfascia e viene prodotto in serie è comunque lo Zaku di "Gundam"). Personalmente, preferisco catalogare "Votoms" come hard sci-fi e space opera tout court, siccome anche in questo caso i robot, contrariamente a quelli nagaiani, sono messi in secondo piano a favore di trama, personaggi e dialoghi. Il periodo "real" stricto sensu durerà ben poco: nel 1985, con "Dancouga" e "Z Gundam", ritornano in scena i super robot con i loro super poteri, nonostante essi debbano comunque adattarsi ai criteri di verosomiglianza, caratterizzazione dei personaggi e continuity narrativa introdotti da "Gundam". Un caso particolare è l'ibrido real/super di Takahashi, "Layzner", nel quale il real robot è dotato di un super potere (la berserk/V MAX mode). Per quanto riguarda gli aspetti tecnici come design, musiche ecc. i robotici anni '80 saranno invece influenzati da "Macross", figlio di "Gundam" il quale introdusse in animazione il fanservice, innescò l'epocale "rivoluzione estetica" del suo tempo e diede origine agli OAV per otaku dei quali "Megazone 23" e "Iczer One" sono i capostipiti.


Gundam e Tomino: un franchising alienante
Sebbene la figura di Yoshiyuki Tomino sia quasi sempre associata al mecha, in realtà al regista i robottoni non sono mai piaciuti. Tanto meno il famoso Mobile Suit bianco. Tomino, all'inizio della sua carriera, era un regista con aspirazioni legate al cinema live action tout court; la mancanza di fondi e di mezzi necessari ad intraprendere una carriera del genere avevano tuttavia obbligato l'autore a passare agli anime, con tutte le imposizioni commerciali legate al mondo dei produttori di giocattoli inevitabilmente connesse alla creazione di questo tipo di media. Con il successo di "Gundam", questo tipo di imposizioni aumentarono, siccome dopo il grande successo dei tre film del 1981 era esploso il mercato dei Gunpla. "Z Gundam", il seguito diretto del primo "Gundam", è stato imposto a Tomino dai produttori, i quali volevano cavalcare l'onda del crescente mercato dei modellini: per quanto sia un'opera adulta, matura, volendo uno dei migliori robotici anni '80, "Z Gundam" è una serie squisitamente commerciale, diretta controvoglia da un Tomino alienato, stizzito, in pieno contrasto con la produzione e con i nascenti Gunota. L'otaku (in senso lato) protagonista dell'anime, tale Kamille, è nettamente più negativo, asociale e senza speranza di Amuro. Kamille è un ragazzo completamente isterico, rabbioso, il quale impazzisce via via sempre più nel corso della serie; ed ecco che "Z Gundam", al di là delle apparenze, diventa un vero e proprio monito anti-otaku quanto mai pessimista e negativo. "Z Gundam" è una serie carica di provocazioni alla produzione, al nascente mondo degli otaku e al merchandising sfrenato imposto dai produttori. Per Tomino l'unico vero "Gundam" resta sempre e comunque il primo, quello del 1979, oppurtunamente aggiornato dalla triologia del 1981. Tutti i "Gundam" successivi, a parte il personalissimo "Turn A Gundam", sono serie dirette controvoglia, di sovente cariche di provocazioni, come ad esempio il Gundam con la testa di Zaku di "ZZ", le soldatesse in bikini vaporizzate dalla beam saber del Gundam nel sanguinario "Victory" e così via. Con il film "Il contrattacco di Char", Tomino chiude definitivamente le vicende di Amuro e Char in modo molto stizzito, sperando di non dover dirigere più alcun "Gundam" (speranza tra l'altro puntualmente delusa dall'imposizione dei reboot "Victory" e "F-91"). E' quindi infelice associare il nome di Tomino esclusivamente a "Gundam": egli è stato un artista, regista, sceneggiatore, romanziere molto profilico, il quale ha dato luce a moltissime opere estremamente diverse tra loro. E' inoltre da sottolineare che l'opera alla quale Tomino è rimasto personalmente più legato non è "Gundam"; ma "Ideon", l'opera che meglio rappresenta la sua poetica.


L'epocale trilogia del 1981
La triologia di film del 1981 è composta da due film di montaggio, nei quali sono state eliminate le reminescenze super robot della serie televisiva, e un terzo film, per la maggiorparte realizzato con scene inedite, il quale praticamente è il finale della serie del '79. Infatti, "Gundam" era andato incontro ad un taglio di Budget a causa dei bassi ascolti, ergo il rush finale è abbastanza frettoloso e incompleto, siccome risente della decimazione delle puntate. I tre film sono fatti talmente bene che molti fans sostengono che siano la versione di "Gundam" definitiva, in grado di sostituire completamente la serie televisiva; tuttavia, personalmente, ho preferito approcciarmi a "Gundam" nella sua incarnazione seriale, integrandola con il film conclusivo, "Incontri nello Spazio", al fine di godere degli eventi e della caratterizzazione dei personaggi in modo molto meno condensato dei due film riassuntivi antecedenti al capitolo conclusivo.


I romanzi di Gundam
I romanzi di "Gundam", editi in italia dalla Kappa con un'eccessivo zelo nel dosaggio della punteggiatura, presentano alcune differenze fondamentali con la serie televisiva. Amuro questa volta è un soldato navigato, senza alcuna ossessione di sorta nei confronti di gingilli elettronici. La guerra viene inoltre rappresentata in modo molto più 'sporco' dell'anime: Tomino descrive cadaveri di soldati in putrefazione, intestini svolazzanti et similia, in modo da rendere la guerra per quello che è veramente: una mattanza irrazionale in cui lo schifo e la paura regnano sovrani. Sono presenti anche storie d'amore e sesso completamente assenti nell'anime, ed altri risvolti interessanti, come ad esempio una maggior cura nell'esposizione delle vicende politiche guerresche, degli armamenti e della tecnologia utilizzata (è presente una descrizione dettagliata delle particelle Minovsky, ad esempio).


Perché Gundam è un evergreen
Recenti interviste agli attuali otaku giapponesi hanno dimostrato la loro totale ignoranza e disinteresse nei confronti della grande narrativa del passato. La maggiorparte di essi preferiscono, secondo l'analisi del filosofo Hiroki Azuma ("Generazione Otaku: uno studio della postmodernità"), un'insieme di dati e cliché fini a sé stessi, senza alcun messaggio, trama e finalità di sorta. Spesso gli italiani si comportano allo stesso modo dei giapponesi, in quanto il climax della postmodernità, con tutte le implicazioni filosofiche e sociologiche che ne derivano, sta ormai dilagando in tutto il mondo. Esistono tuttavia persone le quali, a prescindere dall'imprinting postmoderno, ricercano ancora opere con messaggi autorali, grandi narrazioni epiche, qualità ben lungi dall'essere standardizzata ed omologata senza alcuna differenziazione artistica degna di nota. Con questo scritto mi rivolgo a loro. "Gundam" è al giorno d'oggi una serie portentosa e dal grande messaggio finale, dotata di personaggi carismatici, elevata caratura artistica ed indubbia perizia registica. Un'opera la quale affronta genuinamente tematiche ancora attualissime, guerra e difetti di comunicazione in primis; ergo chi cerca serie impegnate le quali trattano il delicato e dolente tema della guerra in modo profondo e verosimile potrà trarre molta soddisfazione dalla visione di "Gundam" e dei suoi più meritevoli figli, in particolare le opere di Ryosuke Takahashi. "Gundam" infatti è un'opera che tutt'oggi ha ancora molte cose da dire alle nuove generazioni.


La recensione di Onizuka90

Con "Gundam" Tomino adempie una dirompente frattura con la tradizione del genere robotico (possiamo anche dire Nagaiano), desacralizzando la figura del robot, togliendole quell'aura leggendaria e mistica che lo caratterizza negli anni '70, rendendolo una macchina compiutamente costruita e controllata dall'uomo, a suo uso e consumo. Appare così, sul palcoscenico nipponico, uno dei primi esempi di real-robot, destinato a mutare radicalmente il gusto e gli stilemi futuri. Un successo che, tuttavia, tarda ad arrivare, in quanto, inizialmente, la serie non ha molta risonanza. Si deve aspettare infatti il 1981, con la trilogia cinematografica e la replica della serie, affinché "Mobile Suit Gundam" goda finalmente della fama che gli spetta.
Si indovina, dunque, l'importanza di Tomino come figura innovatrice, che stravolge i topoi della liturgia classica, portandola su un altro livello, quello del realismo (meglio: verosimiglianza). Il tratto distintivo di "Gundam" è proprio questo, il "realismo", che si concretizza non solo nell'ambito tecnologico e bellico ma, aspetto ancor più fondamentale, nel modo in cui si dipingono le relazioni umane e le vicende. Si assiste alla demolizione del sistematico "buoni vs cattivi" e alla progressiva proiezione dei personaggi in una dimensione umana, essi diventano persone.


Andiamo però con ordine, e partiamo da una questione che, personalmente, ho trovato cardinale in tutta l'opera. Tomino tratteggia il conflitto da una prospettiva insolita, non soltanto gli conferisce una connotazione politico-sociale, bensì ne dipinge altre sfumature, l'aspetto più personale e individuale del medesimo. Per sostenere questa opinione mi sia consentito proporre un esempio. Pensiamo al personaggio di Amuro, la guerra ha un drastico impatto sulla sua personalità, indiscutibilmente più marcato e sconvolgente che (mutatis mutandis) rispetto ad altri protagonisti di Tomino, come ad esempio anche lo stesso Cosmo da "Space Runaway Ideon" . Il fatto di essere catapultato in questa orrenda follia, di essere costretto a combattere e ad uccidere nemici che nemmeno conosce, di soffrire profondamente per le aspettative che si ripongono in lui, lo trasforma profondamente come persona. Da ragazzino disorientato e spaventato, che si chiede perché proprio lui debba adempiere allo sconveniente ruolo di pilota, Amuro cresce, acquisisce personalità, si pone degli obiettivi, diventa (è costretto a diventare, precocemente) un uomo. Tale metamorfosi è palpabile, progressiva, crudele, ineluttabile; scandita letteralmente a "suon di schiaffi". Una prima, tangibile, avvisaglia di tale mutamento è da rintracciarsi, ad esempio, nella puntata dedicata all'incontro tra Amuro e la madre, che non vede da molto tempo. Questa si trova innanzi un figlio completamente diverso da quello che si aspettava (e desiderava), un ragazzo le cui ingenuità ed innocenza sono state strappate dall'affilata e straziante crudeltà della violenza e della realtà (un assassino!). La guerra, con le sue esperienze dolorose ed infauste, cambia profondamente le persone tanto da renderle irriconoscibili. Un destino simile spetterà anche ad altri personaggi dell'equipaggio della White Base, la guerra cambierà le loro vite, seppur con la precisazione che il percorso di ognuno rimane essenzialmente diverso.


Un'altra tematica caratterizzante è quella relativa al conflitto generazionale, essa sublima in modo particolare, oltre che dal contrasto tra mondo adulto e quello dei giovani, a mio avviso, anche da un altro degli aspetti distintivi di Gundam, ovvero la questione del NewType. Questi è un essere umano con percezioni nettamente superiori alla media, si tratta in sostanza di una nuova forma di uomo, in grado di arrivare ad una maggiore comprensione degli altri. Da qui, l'idea di una generazione nuova, capace di riuscire lì dove ha fallito quella passata, di superare le incomprensioni che distinguono la generazione precedente, in modo da non commettere i medesimi errori e portare l'umanità verso un reale progresso. Non per nulla Amuro e Lalah, non appena vengono tra loro in contatto, sono in grado di comprendersi intimamente, e si innamorano l'uno dell'altra facendo cadere (almeno in quel momento) il loro antagonismo. Ad essere sinceri la questione del NewType viene meramente abbozzata verso la parte conclusiva della serie, rimanendo per lo più fumosa e mistica, solo nella trilogia cinematografica viene ampliato questo argomento con maggiore riguardo. La serie storica si conclude frettolosamente, e ciò a cagione del suo stesso essere così moderna. Come ogni fenomeno innovatore, viene visto in modo sospetto dai contemporanei, soltanto il tempo e il contributo dei fan ne rendono possibile il suo successo.


Considerando la serie da un punto di vista meramente tecnico si ritiene doveroso, da parte dell'estensore di questa recensione, sollevare alcune considerazioni dirette allo spettatore moderno. La serie è, nonostante le sue ambizioni innovative, sempre e comunque figlia del suo tempo. Questo comporta quindi la presenza di una narrazione molto diluita, lenta, che si sciorina in ben quarantatré episodi. In alcuni di essi ricorrono parti evidentemente pleonastiche ed accessorie, come ad esempio alcuni combattimenti eccessivamente lunghi, mi sovviene or ora alla memoria la puntata del rientro sulla terra, quando i piloti devono affrontare l'atmosfera. La narrazione inoltre si sviluppa spesso seguendo uno schema fisso, la sequenza "tipo" è quasi sempre costituita da combattimenti continui intervallati da "isole" di eventi imprevisti, importanti ma inseriti in modo poco coerente, si presenta uno schema con pochissime variazioni se non in alcune sezioni centrali e finali. Essa riesce tuttavia a tenere una continuità che lega gli avvenimenti in un filo cronologico (e logico), abbandonando quindi gli stilemi, allora popolari, dell'episodicità. Un modello comunque ancora "sgraziato", a mio avviso, tuttavia si tratta di una caratteristica sulla quale non si possono certo sollevare dei rimproveri, considerando l'epoca in cui la serie è stata prodotta.


Complessivamente, si tratta di un'opera che mi è piaciuta, narrativamente (alle volte) un po' debole, ma bilancia questo tratto con il realismo dei suoi personaggi, il quale per il periodo era sicuramente qualcosa di sensazionale, e con la pregnanza delle sue tematiche. Ho spesso sentito, senza nascondere un po' di sorpresa, definire "Gundam" una serie dal pensiero filo-pacifista. Sebbene sia indubbio che un atteggiamento di condanna della guerra emerga, e sia a mio avviso anche un po' ingenuo, in ogni caso la serie non può dirsi pacifista "tout court": è chiaramente presente la consapevolezza della tragica necessità del conflitto tra gli uomini, la necessità di difendere se stessi, le proprie idee e i propri cari. La salvezza e la redenzione, inoltre, non possono certo provenire dall'uomo stesso, quest'ultimo anzi tende a guardare con somma diffidenza questo nuovo genere di esseri umani, non per nulla gli stessi Char e Amuro sono considerati si degli eroi, ma anche degli strumenti pericolosi, da temere, più che delle persone da amare.


Sotto alcuni aspetti, personalmente, mi aspettavo qualcosa di più... "metafisico", qualcosa sullo stile di "Ideon". "Gundam" è infatti speculativamente più "terra-terra", più concreto, solo verso la fine si eleva veramente. In ultima analisi, in "Gundam" si rinuncia alla speculazione per un approccio diverso, più materiale. In proposito è da citare uno scambio di battute che rende l'idea in modo molto efficace, incarnando la sostanziale differenza di "Gundam" da, ad esempio, opere come "Evangelion":

"Lei perché combatte, signor Bright?"

"Adesso non c'è spazio per roba come la filosofia!" "Alzati, su!"

Il finale è, inoltre, concettualmente in linea con lo spirito iconoclasta di Tomino, il robot viene rappresentato nella sua progressiva decostruzione e distruzione, "Mobile Suit" rappresenta definitivamente il preludio alla conclusione dell'epoca degli invincibili Super-Robot di Go Nagai.








11 commenti:

  1. Molto bello! Alcune cose non le sapevo!
    Mi limito a parlare un po in generale del character design. Oggi (ma parlo anche di circa 10 anni fa) non vedremmo mai personaggi disegniti in maniera così diversa. E la maggior parte tende a fare ormai tutti carini, graziosi ecc... Mirai non l' avremmo certo vista così! E Frau non avrebbe certo avuto le lentigini! Sono "scomparsi" persino i nasi, figurarsi vedere questi dettagli. XD

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  2. E' tutta colpa del famigerato morbo del moeblob,che da Suzumiya in poi ha avvelenato l'estetica dell'animazione giapponese.

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  3. Ti faccio i complimenti per la splendida recensione (adeguata all'opera in questione) e ti chiedo un consiglio: tra i tanti seguiti di gundam, quali sono quelli all'altezza e che mi consiglieresti di vedere? Ti ringrazio, ciao.

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  4. Grazie. Ti consiglierei lo Z e poi il Contrattacco di Char, così hai una panoramica dello "scazzo tominiano" gundamico (il cui apice è V Gundam).

    Personalmente, il mio preferito dopo la prima serie rimane G Gundam, quello di Imagawa (che di fatto non è un Gundam ma un battle shounen anni '90 duro e puro).

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  5. Grazie per la segnalazione, a questo punto ti chiedo se è meglio guardare lo Z doppiato in italiano o in lingua originale con i sottotitoli in inglese - link: https://ww1.animeram.cc/gundam-zeta

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  6. sono-l'anonimo-senza-nick e smentisco categoricamente Francesco Messina! ^^'

    @Anonimo:

    SE dopo aver visto la prima serie di Gundam, vuoi proseguire (anche se non ne vedo il motivo, dato che la prima serie doveva essere l'unica!), ho tre consigli:

    - Recupera i tre film riassuntivi della prima serie, ossia la versione riveduta e corretta della serie (i DVD italiani te li tirano dietro);

    - recupera i tre romanzi di Tomino editi da Star Comics (ma fuori catalogo);

    - e, se proprio vuoi vedere com'e' andata avanti la storia dei protagonisti della prima serie, compra il BD italiano de Il Contrattacco di Char.


    Tutto il resto marchiato Gundam sono titoli inutili e spesso dannosi, "scazzo tominiano" o mero sfruttamento commerciale del marchio.
    Salvo Turn A Gundam (ma se ne può fare cmq a meno)

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  7. Ok, però farei anche presente all'altro anonimo che i romanzi di Gundam sono pieni di typos, adattati male e decisamente carenti dal pdv della punteggiatura.

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  8. Grazie per i vostri consigli, penso che guarderò i tre film riassuntivi, lo Z con i subs in inglese ed Il Contrattacco di Char, poi non so. Lo stile di Tomino mi garba parecchio da quando ho visto Ideon, tuttavia la componente mecha (per ovvi motivi commerciali) a volte ne nasconde la vera essenza.

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  9. L'unico vero Gundam e'il primo,0079.
    Gli altri visti tutti,anche subbati, non arrivano neanche a lustrargli le scarpe.
    Arrivando ad incanalare una deriva pseudo-metafisica con caratterizzazioni dei protagonisti che sono la brutta copia degli originali.
    Proprio perche' non vi sono approfondimenti oltre la fisica, o quasi, che rende "reale" questa serie. Una deriva panteistico-animistica, o ultraterrena, non me la avrebbe fatta apprezzare. Le spiegazioni pseudo scientifiche e tecnologiche (tipo le particelle minovsky,le strategie militari o i progressi tecnologici nella costruzione dei MS, vedasi THE ORIGIN) sono il fattore che rende questo anime piu'REAL ROBOT dello stesso GUNDAM!
    L'unico appunto e' che i protagonisti,realisticamente, avrebbero dovuto avere competenze militari specifiche( tutte da giustificare nella trama) per guidare i mezzi da guerra, mentre cosi' non e' stato.
    Spero in un remake, un giorno, che possa curare ogni aspetto, non lasciando buchi di trama o ingenuita' evitabili!

    Complimenti per l'eccellente recensione!

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  10. Ciao, grazie per il commento.

    Sì, in tutta la sua ingenuità pro-nuove generazioni Gundam rimane un capolavoro epocale (sebbene gli preferisca Ideon, l'ottimismo e la stima per la razza umana non fanno per me).

    Personalmente apprezzo anche Z Gundam per motivi tecnici/stilistici (non concettuali, chiaramente) e V Gundam per l'alta dose di masochismo che trasmette. Carino anche Turn A, sebbene sia molto lento e noioso talvolta (ma di nuovo, troppo solare per me). Forse l'unico Gundam che mantiene lo spirito dell'originale è 0080, sebbene il suo design sia cmq molto commerciale (i dettagli iperrealistici dei Gundam, il chara lolicon di Mikimoto).

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  11. sono-l'anonimo-senza-nick:

    @ Anonimo: per il realismo devi rivolgerti a Ryusuke Takahashi, dato che a Tomino non interessa. Ha addirittura ammesso di essersi reso conto di cosa fosse un gAndam solo dopo averlo visto in scala 1:1 a Odaiba.

    Il senso di Gundam e' tutto nell'incontro tra Amuro e Lalah; non e' un melodramma ma un esempio di comprensione tra esseri umani.

    @ Francesco Messina: CCA dovrebbe esserti piaciuto :->

    Ti consiglio una visione serena di Turn A, davvero un capolavoro per tutti, anche per quanti ignorano cosa sia gAndam in toto. Si fa fatica a trovare un episodio brutto e si vede finalmente un Tomino con carta bianca. I suoi anime sono gli unici a mostrare personaggi veri agire come persone vere.

    Se poi vuoi fare una capatina a Byston Well, ci sarebbe quel capolavoro assoluto di Rean no Tsubasa. Credo potrebbe piacerti :-)


    P.S.: ehm, potresti rimuovere la parte "L'edizione DVD Dynit"? Non la si può soffrire ^^'

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