domenica 24 agosto 2014

Legend of the Galactic Heroes: Recensione

Titolo originale: Ginga Eiyū Densetsu
Regia: Noboru Ishiguro
Soggetto: (basato sui romanzi originali di Yoshiki Tanaka)
Sceneggiatura: Shimao Kawanaka
Character Design: Matsuri Okuda
Mechanical Design: Naoyuki Kato
Musiche: Shin Kawabe
Studio: Artland, Magic Bus
Formato: serie OVA di 110 episodi
Anni di uscita: 1988 - 1997

 
Ci sono pochi casi, rarissime eccezioni, nelle quali un semplice mezzo d'intrattenimento diventa vera e propria arte, nonché veicolo di profonde argomentazioni - in qusto caso filosofia politica, storia, natura umana, etica - rendendole accessibili ai più in modo genuino, avvincente, senza alcuna mistificazione ed ambiguità di sorta. "Ginga eiyū densetsu" - "Legend of the Galactic Heroes", alias "LOGH" per noi occidentali - è una di queste rare opere, un vero e proprio capolavoro riconosciuto all'unaminità in tutto il mondo per la sua indubbia caratura artistica. Questa mastodontica serie di OAV, tratta dai romanzi fantascientifici di Yoshiki Tanaka, è il punto d'arrivo finale della space opera epica giapponese, filone inaugurato dall'epocale "Corazzata Spaziale Yamato", altro capolavoro indimenticabile con il quale "Ginga eiyū densetsu" condivide il regista, Noboru Ishiguro, il maggiore direttore di space opera del Sol Levante.


E' difficile approcciarsi all'analisi di un titolo di tale portata, il cui carisma e fascino intrinseci hanno ben pochi rivali in tutto lo scibile dell'animazione giapponese di tutti i tempi. L'opera si snoda attraverso lontani pianeti inimmaginabili, risvolti politici ed avvenimenti reminescenti della vera storia dell'umanità, battaglie spaziali epiche tra migliaia di astronavi le quali si schierano nello spazio infinito, piacevolissime incursioni nella vita quotidiana dei protagonisti. Grande spazio è lasciato alla caratterizzazione dei personaggi, alle loro vicende e trascorsi personali: essi sono il punto forte di "Ginga eiyū densetsu", in quanto la storia viene fatta dagli uomini, dai loro ideali, dalle loro convinzioni, senza che queste siano necessariamente veritiere o palesemente false. Alla fin fine ognuno combatte per le persone a cui tiene, per preservare il suo microuniverso nel vasto ed imprevedibile macrouniverso che trascende ogni possibile finalità; quel cosmo ben lungi dall'essere interessato alle teorie politiche ed ideologiche partorite dalla limitata mente umana. La guerra che avviene in "Ginga eiyū densetsu" è uno scontro tra sistemi di governo; è la battaglia fra Yang Wen-li, geniale ed eccentrico ammiraglio apparentemente svogliato ed indolente - nonché studioso di storia, intellettuale divenuto guerriero suo malgrado, ultimo araldo difensore dell'ideologia democratica in un paese in cui la democrazia è quanto mai corrotta e in crisi -, e Rehinardt Von Lohengramm, la migliore incarnazione del buon governo autocratico, un giovane ed ambizioso militare dal talento innato e dal carisma inarrivabile. 

  
Ognuno dei protagonisti viene presentato dal regista in modo molto accurato, sia dal punto di vista della storia personale, degli affetti, della personalità - indubbiamente reminescente di quella dei grandi nomi della storia dell'umanità -. I due protagonisti sono affiancati da un'elevato numero di comprimari, ciascuno dei quali ha una caratterizzazione ben definita, forte, una psicologia credibile. Non posso non citare Paul Von Oberstein, il machiavellico braccio destro di Rehinardt: egli è un uomo freddo, calcolatore, completamente devoto allo stato; un uomo il quale, sebbene venga odiato dai suoi colleghi per via della sua scarsa umanità, con i suoi giochi sporchi fornisce un'aiuto indispensabile all'ascesa al potere e al buon governo del suo padrone. Il confine tra bene e male, in "Ginga eiyū densetsu", è praticamente inesistente. Più che di "buono" e "cattivo" conviene parlare di contesto sociologico e politico, di "necessario" e "non necessario" al bene dello stato. Oberstein è un male necessario, in quanto è anche grazie ai suoi freddi calcoli che il romantico Reinhardt riuscirà nelle sue imprese. Ogni protagonista ha infatti al suo fianco delle personalità forti che in qualche modo lo completano: sempre dalla parte del "marmocchio biondo" abbiamo l'amico d'infanzia Siegfrid Kircheis, giovane corretto, intelligente, carismatico e talentuoso; Hildegard von Mariendorf, vero e proprio genio politico in grado di pianificare strategie vincenti sul lungo periodo; Oskar von Reuenthal, ambizioso militare circondato da un inquietante alone di mistero, uomo la cui psiche è stata danneggiata da un trauma infantile legato alla figura materna; Wolfgang Mittermeyer, militare sincero, genuinamente fedele alla sua causa e alla sua famiglia, nonché migliore amico di Reuenthal; Fritz Josef Bittenfeld, la testa calda della compagnia, la perfetta antitesi di Oberstein; e tanti, tanti altri, ciascuno in grado di rimanere impresso anche con poche apparizioni, come ad esempio Ernst von Eisenach, ammiraglio taciturno il quale comunica gli ordini attraverso un codice personale fatto di fermi gesti e silenziosi segnali. Dalla parte di Yang Wen-li sono altresì presenti numerosi comprimari, che nella loro disinvoltura rispecchiano, allo stesso modo del loro leader, lo spirito della migliore delle democrazie: Julian Mintz, figlio adottivo di Yang, ragazzo di mente aperta il quale riflette sui consigli e sulle delucidazioni storiche che quotidianamente riceve dalla grande personalità con la quale ha il pregio di convivere; Frederica Greenhill , donna sensibile, intelligente e socevole; Walter von Schenkopp, vero e proprio "bad boy" quarantenne, micidiale nei combattimenti corpo a corpo, leggendario donnaiolo pieno di sé e decisamente irriverente; Dusty Attenborough, talentuoso e giovanissimo ammiraglio, nonché persona genuina, spontanea, solare anche nei momenti più difficili; Willibald Joachim von Merkatz, ammiraglio sessantenne dotato di grande esperienza sul campo di battaglia; Katerose von Kreutzer, l'introversa e scontrosa figlia di Schenkopp; e, anche in questo caso, tantissimi altri personaggi, ognuno in grado di lasciare il segno in ogni singola entrata in scena. In "Ginga eiyū densetsu" i militari non vengono dipinti come dei mostri assassini: essi sono individui come tanti altri, spesso con famiglia a carico, determinati interessi, passioni e affezioni. Quando un personaggio muore, la sua mancanza arriva a cambiare radicalmente chi gli voleva bene; sembra di assistere alla morte di persone vere; la mancanza del personaggio deceduto si sente, influenza l'ambiente circostante, gli amici, gli amori, le cose. La morte, in "Ginga eiyū densetsu", viene propinata in modo fin troppo realistico: arriva all'improvviso, colpisce e lascia un vuoto enorme dietro al suo cammino. In nessun anime ho visto trattare il tema della morte meglio che in "Ginga eiyū densetsu". Senza alcuna spettacolarità, senza alcun patetismo, estetizzazione, artificio o forzatura di sorta. 


Nella guerra in corso non sono presenti soltanto due schieramenti, ma anche misteriosi cospiratori i quali agiscono nell'ombra. Individui come Adrian Rubinsky da dietro le quinte architettano sotterfugi di vario genere, al fine di trarre vantaggio dalla guerra con il minimo sforzo, senza sporcarsi eccessivamente le mani; esattamente come la Chiesa Terrestre, la quale simboleggia il potere religioso nel suo senso politico più realistico possibile: il controllo delle masse. La religione, in "Ginga eiyū densetsu", è l'oppio dei popoli, come direbbe Marx. I sacerdoti s'interessano fin troppo di politica, commissionano attentati e omicidi con molta disinvoltura, arrivano addirittura a somministrare droghe nel cibo dei fedeli al fine di sottometterli in modo completo. Un lavaggio del cervello a base di propaganda religiosa attualissimo, che trova piena corrispondenza nella realtà: basta pensare ai vari fondamentalisti religiosi i quali, ancora al giorno d'oggi, compiono attentati terroristici venendo manipolati dai poteri forti che stanno dietro alle quinte. Detto ciò, ho notato che nessun protagonista dell'anime ha bisogno della religione: ognuno di essi ha un proprio codice etico personale perfettamente conforme alle sue convinzioni, affezioni e background culturale.


"Ginga eiyū densetsu" è un'opera squisitamente giapponese nella sostanza, un anime nel quale lo spettatore spesso noterà determinati comportamenti molto insoliti per un occidentale. I personaggi danno molta importanza all'onore, al rispetto reciproco, hanno una buona opinione del loro nemico. Non è raro assistere a veri e propri suicidi che paiono virtuosi gesti di samurai quanto mai fedeli alla loro causa. Scene di questo genere rimangono sicuramente impresse, allo stesso modo dei combattimenti all'arma bianca, nei quali si assiste ad una vera e propria macelleria di carne umana. In "Ginga eiyū densetsu" la guerra non viene affatto spettacolarizzata, anzi, spesso gli scontri diventano molto violenti, grotteschi e incisivi; poveri soldati fatti a pezzi chiamano disperati la madre o la findanzata, intonando un lamento metallico angosciante; bombe atomiche vengono lanciate su pianeti interi al fine di decimare la popolazione indifesa. La guerra produce orrori di ogni sorta, non è certamente un gioco. E il regista lo fa intendere benissimo.


Assieme al suo antesignano "Dougram" - l'unico altro anime della storia interamente basato su filosofia politica, dialoghi, strategie ed eventi storici realmente accaduti -, "Ginga eiyū densetsu" è a mio avviso l'anime più maturo in assoluto. Non sono presenti eccessi di alcun tipo, alcuna vera vittoria, alcuna finalità di sorta. Le cose accadono e basta. Autocrazia e democrazia vengono messe sullo stesso piano: non c'è un'alternativa migliore o una peggiore. La virtù sta sempre nel mezzo. Dipende dalle persone, dal contesto storico, economico, politico e sociologico, in modo perfettamente coerente con la corrente di pensiero del relativismo storicistico. La soluzione migliore per una persona/popolo è allo stesso tempo un danno per un'altra persona/popolo che ha radici in una cultura e in un contesto completamente differenti. Non esiste alcun assoluto nella storia. Le cose si ripetono all'infinito, secondo un'andamento ciclico, in quanto la natura umana ricade inevitabilmente negli stessi errori. Ma questa non è necessariamente una cosa negativa: per sfuggire alle catene della storia l'uomo dovrebbe cessare di essere umano. Cosa assolutamente poco realistica: "Ginga eiyū densetsu" è infatti una storia di uomini, non di superuomini. Uomini con tutti i loro pregi e difetti, sogni ed affezioni. Uomini che si ammalano, s'innamorano, vengono ingannati, compiono errori, vengono traditi, tradiscono a loro volta e così via. Guerrieri ben lungi dal trascendere i limiti imposti dalle catene del reale. Il finale della serie, con la sua asserzione finale, è uno dei migliori finali che abbia mai visto, ed è perfettamente allo stesso livello della qualità elevatissima e sublime che l'ha preceduto.


Nonostante la sua elevata caratura artistica e la sua indubbia consistenza (centodieci puntate), "Ginga eiyū densetsu" rimane sempre e comunque avvincente ed appassionante, anche se basato prevalentemente su dialoghi e strategie (le quali, tuttavia, sono abbastanza semplicistiche, se paragonate a quelle di "Dougram"). Durante la visione si nota la grande perizia registica del veterano Noboru Ishiguro, mostro sacro in grado di gestire alla perfezione un cast spropositato di personaggi, tonnellate di dialoghi, battaglie epiche, genuini inserti slice of life. Il tutto senza alcun calo di qualità per l'intera durata della serie. L'alchimia sceneggiatura/sonoro è perfetta; la visione è resa ancora più avvincente dalla sontuosa colonna sonora, un repertorio di musica classica monolitico, in grado di spaziare tra centinaia di brani famosi sempre adatti alle scene che accompagnano.


E' veramente difficile non rimanere ammaliati da questo capolavoro. Si tratta di un'opera così sincera, sublime, imponente, dal significato profondo e dai personaggi indimenticabili. Una narrazione epica in grado di lasciare un segno indelebile con il suo carisma. "Ginga eiyū densetsu" è un vero e proprio evergreen, un'opera che non passa mai di moda; un'opera in grado di trascendere il limite intrinseco dovuto alla finzione tipica del mezzo animato, giungendo a livelli ben più elevati e profondi rispetto alla maggiorparte degli altri anime. Al giorno d'oggi molti utilizzano la parola "capolavoro" con troppa disinvoltura, a sproposito, anche etichettando opere infime, spesso figlie dell'ultima moda del momento; tuttavia, "Ginga eiyū densetsu" va ben oltre queste tendenze transitorie e rimane, a detta della maggiorparte degli appassonati di tutto il mondo e della storia, uno dei più grandi e celebri capolavori dell'animazione giapponese di tutti i tempi. 


NB: Sebbene sia quasi sconosciuto in Italia, "Ginga eiyū densetsu" è un'opera molto nota e rinomata nella sua madrepatria. Sono presenti numerosi OAV inerenti questa saga, i quali a mio avviso non sono assolutamente indispensabili (spesso sono caratterizzati da un marcato fanservice ad esclusivo uso e consumo di chi ha gia visto la serie principale). Gli unici extra obbligatori per integrare la visione dell'opera sono i due film "Ouverture to a New War", il quale narra gli eventi delle prime due puntate della serie in modo molto più completo, e "My Conquest Is the Sea of Stars", vera e propria introduzione al vasto universo di "Ginga eiyū densetsu".








 

9 commenti:

  1. Mi sto avvicinando solo ora agli Anime del genere fantascientifico / mecha, di cui precedentemente ignoravo quasi l'esistenza, ma devo ammettere che si tratta di un mondo decisamente affascinante e, talvolta, complesso.
    Ho visto fin'ora solo "Gundam Wing", la serie del 1995 e ne sono rimasto soddisfatto, anche se mi rendo conto non essere il massimo come punto di partenza per addentrarsi in questo dendritico e multisfaccettato genere.
    Da qui e dalla lettura di molte recensioni / opinioni sugli Anime "storici" e non sono approdato su questo blog, curatissimo e esaustivo come pochi, e ho pensato di rivolgermi ai preparatissimi curatori affinché mi guidassero alla scoperta di questo meraviglioso genere Anime.
    Premetto che prediligo il realismo e l'introspezione psicologica alla spettacolarita' e ai combattimenti tra robottoni fine a se stessi, per cui ritengo che la rosa dei titoli si assottigli un po'.
    Aggiungo anche che preferirei guardare opere che siano state doppiate in Italiano, o bene o male, e a proposito mi dispiace che per molti titoli di mio interesse questo non sia disponibile (Dougram, Ideon, Votomos e LOTGH su tutti); che fare in casi come questi? Vederli in sub o recuperare il Manga?
    Concludo dicendo che vorrei che mi forniste una "lista", non necessariamente in ordine cronologico, degli Anime che, a Vostro parere, rispecchino al meglio le caratteristiche cui accennavo sopra e che pertanto costituiscono visione imprescindibile.
    Nel rinnovare i miei sinceri complimenti per la completezza e lo spessore delle recensioni che ho letto sul Vs blog, invio
    Cordiali saluti
    Giacomo.

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    1. Ciao Giacomo, grazie per il commento.

      In linea di massima per i robotici/SF non disponibili in italiano (o disponibili, ma con un pessimo adattamento), io vado di eng sub (reperibili su internet o su blue ray d’importazione).


      Il realismo robotico/SF che ricerchi ha inizio con l’anime boom, ossia fine anni settanta/inizio anni ottanta (la prima serie di Yamato e la prima serie di Gundam furono dei flop, contrariamente ai rispettivi film cinematografici che triggerarono, insieme all’importazione di Star Wars, il fenomeno).

      Fare una lista sarebbe troppo prolisso, esiste tuttavia un libro scritto da un amico, Jacopo Mistè, che è molto corposo sull’argomento: “Guida ai super e real robot. L'animazione robotica giapponese dal 1980 al 1999” (che tra l’altro mi cita).

      Tornando a noi, gli autori SF imprescindibili (parlo di anime) sono:

      - Nishizaki Yoshinobu (Yamato)
      - Matsumoto Leiji (GE999, Queen Millennia, Harlock)
      - Tomino Yoshiyuki (Gundam, Ideon)
      - Kawamori Shouji (Macross)
      - Anno Hideaki (Gunbuster, Nadia, Evangelion)

      Dico imprescindibili perché i capolavori di questi autori hanno influenzato pesantemente l’animazione SF. I primi 3 sono autori non otaku, pertanto ancora figli di Tezuka (a livello manga, penso che lo SF più importante sia la Fenice, e partirei da lì prima di leggere Yokoyama, Ishinomori ecc.). Da Kawamori in poi l’animazione passa nelle mani degli otaku, e il ciclo dello SF paradossalmente si chiude con Evangelion e i suoi figli. Dal 2006 in poi l’animazione sarà prevalentemente moe (ho scritto un dossier su questa transazione tra l’altro).

      Quindi sostanzialmente direi di partire dal 74 e di andare avanti lungo gli autori elencati, visionando ogni tanto qualche anime “figlio” di quelli succitati.

      Takahashi Ryousuke, Imagawa Yasuhiro, Taniguchi Gorou etc. per quanto validi sono autori secondari. Partirei proprio dalle basi.

      PS: Il robotico tokusatsu tradizionale, se richiedi realismo e profondità, potrà venirti incontro con Baldios (cult da vedere) e General Daimos (il miglior robotico anni settanta tradizionale).


      Saluti da Francesco “AkiraSakura” Messina

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    2. Caro Francesco, leggo solo ora la tua esauriente risposta, per la quale te ne sono grato.
      Mi hai davvero fornito spunti validissimi e tracciato un percorso che seguiro' senz'altro!
      Sono un po' scettico sui eng sub - intendiamoci: non perché non li reputi esatti o perché non sappia l'inglese - semplicemente perché, a mio modesto avviso, la visione di un Anime con sub sia pesante da seguire.
      Certo, i Manga sono l'antidoto naturale per ovviare al problema, tuttavia non sono mai stato un lettore del medium in quanto tale e non credo che comincero' adesso.
      Mi dispiace che opere come Ideon e Votomos, che mi incuriosivano assai, non siano mai state doppiate.
      E su questa scorta ne approfitto per chiedere la tua opinione sulla questione dei ridoppiaggi delle serie storiche:
      - meglio l'originale o il ri-doppiaggio?
      Penso a titoli come Gundam, Macross, Daitarn III fino ad arrivare a Evangelion, il cui caso ha suscitato un vero e proprio vespaio mediatico nonché un accanimento contro il povero Cannarsi - ti confesso che su questo tema ho delle perplessita', forse puramente tecniche, non avendo io mai visto le opere di cui sopra nella versione col doppiaggio "storico", non foss'altro mi pare cosa buona e giusta intervenire per "emendare" cio' che di sbagliato si era originariamente fatto.
      Ma, ripeto, ho molte perplessita' in merito e percio' chiedo il tuo parere di esperto.
      Penso di aver detto tutto, piu' o meno, per cui ti saluto e attendo di leggere la tua risposta sul tema.
      Buona domenica da Giacomo!.
      P.S.
      Quel dossier sulla transizione non otaku/otaku/moa mi interessa assai, mi dai il link dove posso leggerla? Grazie ;-)

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    3. Ciao, ti rispondo per punti.

      “la visione di un Anime con sub sia pesante da seguire”

      Credo che sia una questione di abitudine. Io ad esempio ora come ora mi sto rivedendo Hokuto no Ken in lingua originale eng sub e sono molto soddisfatto.

      “ Certo, i Manga sono l'antidoto naturale per ovviare al problema, tuttavia non sono mai stato un lettore del medium in quanto tale e non credo che comincero' adesso”

      Manga e animazione sono cose distinte però, uno non può essere il sostituto dell’altro, anche per gli adattamenti volendo. Ad esempio, Evangelion manga è cosa altra rispetto ad Evangelion TV.

      “meglio l'originale o il ri-doppiaggio?”

      I doppiaggi del passato erano pieni di frasi inventate ed errori di adattamento, quindi propenderei per doppiaggi fedeli (ad esempio il ridoppiaggio Dynit di Gundam, nonostante alcune fesserie, è sicuramente meglio di quello con Peter Rei).

      “ nonché un accanimento contro il povero Cannarsi”

      Sì, Gualtiero scrive anche qui e dispiace pure a me di quell’attacco mirato da parte di youtuber in cerca di visualizzazioni, essendo lui mio amico. Io penso comunque che il nuovo doppiaggio di Evangelion sia di bassa qualità (non l’adattamento, dico il doppiaggio), pertanto in questo caso il doppiaggio storico andato in onda su MTV è meglio a parer mio, nonostante non sia fedele come quello Netflix (Shito=Apostolo ecc. sono dati di fatto).

      “Quel dossier sulla transizione non otaku/otaku/moa mi interessa assai, mi dai il link dove posso leggerla?”

      In generale i dossier li trovi in Miscellanea. Quello che ho citato è il seguente:

      http://lanostrarivoluzione.blogspot.com/2019/05/dalla-malinconia-di-betty-boop-alla.html

      Ciao!

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    4. Leggo solo ora la tua celere ed esauriente risposta.
      Mi hai senz'altro fornito ulteriori, necessarie delucidazioni e di questo ti ringrazio. E infatti, essendomi procurato Gundam 0079 e Macross in edizione Blu Ray con tripla traccia (jap-ita nuovo e "storico") ho da subito constatato la superiorita' del nuovo doppiaggio, sia per varieta' di voci che per livello interpretativo; sulla questione maggiore fedelta' all'originale non ho strumenti per esprimermi, da qui la domanda precedentemente posta a chi, come te, se ne intende e ora mi hai fugato ogni dubbio! E pensare che avevo letto che i ridoppiaggi sia di Gundam che di Macross avevano lasciato non poco amaro in bocca ai fan piu' accaniti.
      Devo pero' fare una precisazione: relativamente ai sub, non volevo dire se fossero meglio quelli eng o ita, semplicemente che per me appesantiscono troppo la visione, quale che sia la lingua in cui sono scritti; secondo me, e forse mi darai ragione, e' difficile conciliare due forme di comunicazione come lo scritto e il video che gia' per loro natura sono dissimili, dunque ha poco senso, sempre secondo me, vedere un Anime in sub.
      E' difficile da spiegare, specialmente quando non si possiede una rara capacita' di analisi e disamina che immancabilmente contraddistinguono tutte le tue recensioni / dossier, per i quali ti rinnovo i miei piu' vivi complimenti!
      Chiudo con una domanda tanto ingenua quanto, forse, vana: pensi che un opera come LOTGH verra' mai doppiata in italiano?
      Di nuovo grazie e stammi bene.
      A presto,
      Giacomo

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    5. Ciao Giacomo, mi spiace ma penso che LOGH non abbia mercato in Italia, e pertanto, a prescindere dall'enorme costo che un suo doppiaggio potrebbe avere, non lo vedremo mai ridoppiato.

      Già comunque subbarlo e farne l'edizione home video costerebbe veramente troppo rispetto alle sue eventuali vendite.

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  2. Ho finallmente letto il romanzo numero dieci di Legend of the Galactic di Tanaka capolavoro pari ad asimov e superiore a "Dune " di Herbert perche non è un buoni contro cattivi ma una storia epica di guerra, morte, politica, ideologia e persino amore narrata come la cronaca di uno storico del XXXVII secolo Lo ammetto mi sono innamorato di Kaiserin Hilda, donna tanto bella e abile come condottiera quanto infelice, e profondamente umana...è la prima volta che mi succede con un personoaggio di un romanzo

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  3. Capolavoro e sono meglio i libri io li ho letti tutti in inglese

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  4. Paul von Obesrstein è il mio preferito, rigido machiavellico ma onestissimo e fedelissimo allo Stato.L'Impero non è la proprieta privata del kaiser e le Forze Armate Imperiali non sono l'armata personale del kaiser

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