Titolo
originale: "Shoujo Kakumei Utena: Adolescence Mokushiroku"
Sceneggiatura/screenplay: Enokido Youji
Character Design: Shinya Asegawa
Musiche: Hideato Amari/J.A. Seazer/Shinkichi Mistumune
Titolo
inglese: "Revolutionary girl Utena: The Adolescence of Utena"
Regia: Kunihiko Ikuhara
Soggetto
originale: Kunihiko Ikuhara/Be papasRegia: Kunihiko Ikuhara
Sceneggiatura/screenplay: Enokido Youji
Character Design: Shinya Asegawa
Musiche: Hideato Amari/J.A. Seazer/Shinkichi Mistumune
Studio:
J.C. Staff
Formato:
Film
Durata:
81'
Correva l'anno 1999 quando il celebre regista Kunihiko Ikuhara donò al
mondo uno dei film più eccentrici, anticonformisti e rivoluzionari che
l'animazione giapponese avesse mai avuto il coraggio di offrire. Stiamo
parlando di Shoujo Kakumei Utena: Adolescence Mokushiroku (apocalisse
adolescenziale), opera che si ricollega al progetto mediatico creato dai
Be-Papas, la cui peculiarità è quella di estendere il più possibile il soggetto
originale a vari veicoli espressivi, quali musical, manga, anime e
videogiochi, una strategia commerciale vincente che sarà ripresa più
volte dai posteri.
La serie televisiva, composta da trentanove episodi, aveva saputo
dimostrare come fosse possibile per l'animazione ambire a livelli di
profondità e complessità davvero notevoli, giostrando la
narrazione su un criptico intrico di ermetismo e simbolismo che poco o
nulla si lascia sfuggire, nemmeno la più piccola informazione,
presentando un quadro apparentemente assurdo e privo di significato, ma
in realtà portatore di tematiche di elevata complessità. Un tentativo a
dir poco rivoluzionario nel mondo dell'animazione, destinato
perentoriamente a fallire a cagione della sua stessa e voluta astrusità,
che poco pregevole e degna di lode deve essere apparsa alle masse,
relegando inevitabilmente questa tipologia di opere negli infimi ed
angusti antri dell'animazione di nicchia. Il film prende questo aspetto
peculiare della serie, il simbolismo, e lo eleva all'ennesima potenza,
risultando quasi in un simbolo lui stesso.
Uno sguardo superficiale ed affrettato potrebbe portare lo spettatore a
considerare "Adolescence Mokushiroku" alla stregua di una mera sinossi
della serie, che ne compia una parafrasi estrema per renderla
concettualmente snella e chiara, maggiormente appetibile. Questa lettura
a mio avviso risulta riduttiva se non erronea, poiché il lungometraggio
si svincola dal suo progenitore per diventare un'opera a se stante, che
trova compiutezza in sè e per sè, nonostante possa risultare certamente
di difficile comprensione a chi nulla sa dei retroscena a cagione del
legame con la serie dal quale non si può, a tutti gli effetti,
prescindere.
Tuttavia, ci si trova al cospetto di uno dei rari casi in cui il film
possa fregiarsi dell'onore, e merito, di rivaleggiare in complessità e
bellezza con la serie stessa, se non addirittura di superarla, poiché,
come già accennato, porta allo stremo l'ermetismo, in un insieme di
messaggi e riflessioni compiute e consistenti, rese in un brevissimo
lasso di tempo, appena ottanta minuti, estromettendo molte tematiche
peculiari della versione precedente o accentuandone altre, in effetti
risultando, per assurdo, più comprensibile, o forse meglio
interpretabile.
Le differenze che più si palesano sono, in primis, di natura visiva: ad
esempio l'aspetto dell'accademia, nella serie classicheggiante ed
elegante, è ora estremamente post-moderno e visionario, un fitto e
delirante intrico di strutture dalle forme bizzarre ed in movimento; il
chara design stesso è differente, meno affilato ed aspro.
In secondo luogo si notano alterazioni anche della psicologia di alcuni
personaggi, ad esempio Toga, che incarnano a volte un ruolo ben diverso
dal precedente. Inoltre, l'aspetto sessuale dell'opera, si rivela
considerevolmente più esplicito e concludente che nella serie, in cui si
percepiva offuscato, lasciato sospeso e delicato, effimero.
Sarebbe impossibile e controproducente dilungarsi in una analisi
compiuta di quelle che sono le tematiche portanti dell'opera, ritengo
dunque opportuno dare qui solo un'idea globale dell'interpretazione che
mi sono fatto del film, in particolare del finale, altrimenti più che
una recensione ne scaturirebbe un romanzo. Risulta inoltre doveroso fare
una premessa: considerando la natura ermetica e simbolica di Utena
arduo, se non presuntuoso, sarebbe il ritenere di essere in possesso
delle chiavi per interpretare correttamente il messaggio che l'autore ci
vuole offrire, pertanto a seguire saranno solo speculazioni di natura
strettamente personale, condivisibili o meno da chi legge. Sono del
parere che l'aspetto più affascinante del film, e della serie, sia
quello di permettere a tutti di cogliere molteplici significati ed
interpretazioni, in modo tale da costruire, ognuno, una propria idea
circa il significato celato da tale oscuro, e a tratti assurdo, intrico
di simboli e metafore.
Croci tra le rose, i due lati dell'amore, la sofferenza e la bellezza. |
Un buon punto di partenza per l'analisi è il titolo stesso: apocalisse
adolescenziale. L'adolescenza è infatti quel periodo della vita di
ognuno in cui si passa da una realtà accogliente e ingenua nel mondo
adulto, uscendo dall'involucro protettivo dell'innocenza ed ignoranza
infantile per crescere e adattarsi al mondo che ci circonda, cercando di
comprenderlo e di accettarlo. Un'età in cui la giovinezza prorompe,
esce dagli schemi imposti, in cerca di una propria indipendenza, di una
propria identità, anche sessuale; insomma, l'adolescenza è una sorta di
periodo di "rinascita" dell'individuo, di una sua trasformazione
peculiare da giovane in adulto. Non mancano dunque tematiche vicine
all'amore, al senso dei legami tra le persone e via dicendo ma ritengo
che quella
fondamentale che le lega tutte assieme sia la volontà di ribellarsi alle
proprie catene. Il film si potrebbe considerare un'intelligente e
quantomai surreale allegoria della liberazione dalla schiavitù mentale,
dagli insegnamenti fasulli, dagli ideali stentorei della società, della
morale, della famiglia, della religione.
L'accademia simboleggia appunto il mondo rassicurante ma fittizio dato
dall'ignoranza, dall'essere succubi di ideali illusori che svolgono solo
una funzione consolatoria e di appagamento autoreferenziale, un mondo
dove si è "morti pur restando in vita", fermi in una apatia che non può
portare né alla sofferenza né alla gioia, ma soltanto ad una falsa
sicurezza. Il guscio dell'uovo, il confine del mondo, che si deve
spezzare per poter "rinascere" e finalmente vivere veramente.
Da qui la volontà di fuggire, di liberarsi, di rivoluzione. Volontà e
rivoluzione giustappunto sono due termini importantissimi ai fini della
comprensione della fase finale. La macchina, a mio avviso è infatti il
simbolo della determinazione di Utena di liberare Anthy e se stessa da
tale prigione di illusorie speranze, ad ogni costo, anche il sacrificio
di sé. Un altro significato attribuibile alla macchina è quello che la
vede legata alla virilità dell'uomo, e il trasformarsi in essa al
divenire della protagonista in un principe, in un ideale per se stessa
in modo tale da poter fare a meno degli altri valori. Per giungere a
tale agognata meta dovranno però affrontare il castello, una sorta di
ideale degli ideali, inseguite dagli illusori valori e chimere che le
vogliono trattenere nel loro mondo fittizio (rappresentate dalle
macchine nere).
Una volta superato, esso si disintegra, a conferma della caduta di ogni
convinzione, di ogni modello, di ogni certezza; eppure, ancora, sorge un
ostacolo, un dubbio: a che pro liberarsi dai limiti di quel mondo
fittizio, se anche nel nuovo mondo si incontreranno altri limiti, un
nuovo confine del mondo che ci impedirà di vedere oltre? La risposta è
che quel mondo, seppur limitato, sarà comunque un qualcosa non imposto
da altri, ma voluto da noi stessi, frutto di una nostra libera scelta,
ed è così che si attua la rivoluzione interiore e si riesce ad ottenere
la "libertà". Che comunque è soltanto un'illusione di libertà, infatti ciò che le attende all'orizzonte è un nuovo castello.
Il mondo in cui le due si ritrovano è però grigio, desolato; è il mondo
della realtà, il quale, una volta tolto il velo di illusioni che ne
oscurava la vista, appare inospitale, duro, senza obiettivi, senza
scopo, costellato delle carcasse dei vecchi valori che giacciono ormai
abbandonati, nel quale non è possibile vivere se non aggrappandosi alla
propria determinazione e volontà, per non rimanere intrappolati dai
sogni. Permane dunque un senso di rassegnazione, un retrogusto amaro
inevitabilmente dato da una considerazione cinica dell'esistenza. Nude, a
simboleggiare la loro rinascita, insieme, legate da un forte sentimento
di affezione, Utena e Anthy affronteranno questo nuovo mondo costruendo
da sole la propria strada.
La realizzazione tecnica di questo lungometraggio è a dir poco
fenomenale, le atmosfere surreali ed oniriche sono realizzate
divinamente, il concatenamento degli eventi non segue una trama, un
intreccio, ma si rivela un flusso di immagini, avvenimenti spesso
assurdi e chiaramente simbolici, che sembrano invitare lo spettatore ad
un eccesso di analisi da parte sua, poiché incontrovertibilmente si sarà
attratti in una spirale di speculazioni senza fine.
Il comparto musicale è all'avanguardia, degni di merito in particolar
modo i brani corali, quasi barocchi quanto bizzarri nelle tonalità. La
regia è semplicemente geniale, teatrale, graffiante, ma altro non ci si
poteva aspettare dal talento di Ikuhara. Or ora mi sovviene un esempio
molto calzante di come vi sia una profusione di scene totalmente
surreali ed assurde, ma spettacolari, mi riferisco alla scena finale
dell'inseguimento, in cui Akio cammina lentamente mentre la strada
sfreccia sotto di lui, un delirio visivo riuscitissimo e sbalorditivo.
Per concludere, ritengo Shoujo Kakumei Utena: Adolescence Mokushiroku
uno dei film più riusciti e interessanti che l'animazione giapponese sia
mai stata in grado di offrire, un titolo estremamente impegnato che si
volge alle più disparate interpretazioni senza però sembrare un
contenitore vuoto, ma anzi, palesando tematiche attuali e profonde.
Unico limite: il requisito per poterlo apprezzare appieno è la visione
della serie televisiva, senza la quale verranno a mancare le basi per
poter contestualizzare gli avvenimenti. Ne consiglio la visione solo a
coloro i quali non disprezzano gli sperimentalismi narrativi estremi ma
sanno apprezzare la buona dose di follia, o di genialità che a dir si
voglia, che siffatte opere racchiudono.
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