Titolo originale: Oniisama e...
Titolo inglese: Brother, Dear Brother
Autore: Riyoko Ikeda
Tipologia: Shoujo Manga
Edizione italiana: Star Comics
Volumi: 4
Anno di uscita: 1975
"Oniisama e...", alias "Caro Fratello" per noi italiani, è un'ottimo
esempio di shojo anni '70 d'autore. All'epoca, i manga rivolti alle
ragazze erano molto melodrammatici, tragici, conditi da eventi
spiacevoli, storie d'amore (anche omosessuali) coadiuvate da un triste
destino, critica sociale più o meno velata. Uno shojo del 1975 adesso
come adesso verrebbe catalogato come seinen. Sono infatti innumerevoli
le scene di morte, di disperazione, di violenza fisica e psicologica;
inoltre, Ryoko Ikeda, l'autrice di "Versailles no Bara", in questo caso
sembra averci calcato un bel po' la mano. Persino l'annichilente e
nichilista finale non stona affatto con le precedenti pagine, grondanti
pura tragedia greca mista a disagio esistenziale - si pensi al
personaggio di Rei Asaka/"Saint-Just" e alla sua camera piena di
specchi, la quale riflette la narcisistica solitudine del suo animo -,
incomprensioni e amori - spesso proibiti - non corrisposti.
«Gli occhi di quelle donne erano confusi, riflettendo odio, rabbia,
crudeltà ed irritazione, e, allo stesso tempo, una strana gentilezza e
tristezza. Fino a questo punto, non avrei mai immaginato che questi
sentimenti potessero essere mischiati assieme allo stesso tempo... mi
chiedo se anche io, un giorno, mostrerò questo insieme di contrastanti
emozioni nel mio sguardo.»
Nanako Misonoo è una giovane matricola del prestigioso liceo femminile
Seiran. Senza aver alcun particolare talento verrà accettata nel
Sorority Club, il gruppo esclusivo composto delle studentesse più
aggraziate, talentuose, ricche e meritevoli dell'istituto. Il presidente
di tale élite è Fukiko Ichinomiya, l'Ochoufujin della situazione - si
pensi ad "Ace wo Nerae!" (1972) -, la quale ha un controverso rapporto
con la misteriosa, psicopatica e auto-distruttiva Rei Asaka. Nanako
racconterà le drammatiche vicende da lei vissute nel Sorority Club
attraverso una serie di lettere inviate ad un giovane uomo, Takehiko
Henmi, con il quale ha un rapporto quasi fraterno. L'attrazione per la
bella e dannata Rei, l'amicizia con la simpatica, ma tristemente sola
Mariko Shinobu, e tutti gli altri legami con le persone coinvolte
nell'esclusivo club, porteranno Nanako, con il suo fare innocente ed
ingenuo, a svelare tutti gli oscuri retroscena che si nascondono dietro
al culto del prestigio e dell'apparenza.
Ci sono due tipi di cattiverie, che hanno due diverse modalità di sfogo.
C'è quella maschile, che è come un colpo di fucile - la rabbia si
carica, viene rilasciata e stop - , cattiveria che nei casi più
eclatanti viene coronata dall'utilizzo più o meno dosato della ragione,
accompagnata da una retorica urlata al fine di produrre più danni
possibili all'oggetto che si intende sopraffare. La cattiveria femminile
ha una diversa modalità di manifestazione: la donna è un'essere
emozionale, attento alla forma e alle sensazioni, al prestigio e al
potere, in forma spesso maggiore dell'uomo. La cattiveria femminile
agisce sul lungo periodo, è fatta di torture psicologiche, inganni,
emozioni rubate che vengono sublimate in freddi impulsi di
distruzione/auto-distruzione, e, allo stesso modo di quella maschile,
anche di pura violenza fisica. "Oniisama e..." è il compendio delle
cattiverie femminili, le quali diventano ancora più sofisticate e
annichilenti quando riguardano risentimenti inerenti i rapporti della
sfera familiare, quel luogo ove il flusso emozionale della donna scorre
più potente rispetto ad altri lidi.
In un certo senso, il Sorority Club rappresenta l'élite borghese che
basa tutto sulla facciata, sul profitto e tornaconto personale. E' il
concretizzarsi degli impulsi di sopraffazione e dei complessi di
superiorità dei suoi membri, Fukiko in primis, i quali, tuttavia, non
sapendo riconoscere i propri limiti e i limiti stessi dell'apparenza e
dell'inganno/auto-inganno, sono esseri infelici, con una moltitudine di
lati oscuri e desideri soppressi. Il Sorority Club rappresenta l'alta
società, della quale si porta dietro tutti i difetti, atteggiamenti e
deliri di onnipotenza tipici dei suoi membri - o dei membri dell'umanità
in generale, se vogliamo andare sul filosofico, siccome a mio avviso la
maggior parte degli uomini delle classi sociali inferiori sono altresì
presuntuosi e vanagloriosi come quelli delle classi superiori, spesso in
modo molto più manifesto, dato ch'essi curano di meno il filtro delle
buone maniere, delle ipocrite faccine sorridenti e dei bei vestiti.
L'Ikeda tuttavia ci rammenta che esistono le realtà della morte e della
malattia: nonostante tutto, la nostra esistenza è pur sempre precaria e instabile. Ergo le nostre
illusioni e presunzioni presto cederanno il passo alla morte e
all'oblio; non resta che cercare di coltivare veri sentimenti di fiducia
con quelle poche persone in grado di comprenderci, cercando, nel poco
tempo che ci rimane da vivere, di comunicare al meglio con loro e con
noi stessi - si pensi al tormentato amore di Kaoru Orihara e alla sua
risoluzione nel finale del manga. La comprensione di questo fatto
mediante le vicende spiacevoli vissute dalla protagonista fanno di
"Oniisama e..." una sorta di romanzo di formazione, quanto mai
melodrammatico e teatrale.
La pecca di tale nichilista ed attualissimo manga dai toni seriosi e
melodrammatici sta nell'eccessiva presenza di colpi di scena
eccessivamente forzati e al limite del credibile, che in qualche modo
stonano con le metafore discusse in precedenza e con la generale
seriosità dell'opera. Eccessivi legami di parentela improbabili,
relazioni ai limiti dell'assurdo e toni aulici potrebbero far pendere
l'ago della bilancia verso la soap opera a tinte di tragedia greca;
tuttavia, essendo il sottoscritto abituato ai drammoni e agli sviluppi
tipici degli shojo dell'epoca, la cosa non mi ha infastidito più di
tanto. Certo, una maggior cura nella gestione dei colpi di scena avrebbe
certamente giovato al racconto, tuttavia l'autrice ha scelto
consapevolmente un approccio teatrale alle vicende, ergo non mi sento di
infierire più di tanto sotto questo aspetto. Il melodramma e il
nichilismo settantini sono ormai roba rara presso i manga attuali, allo
stesso modo della cura nell'impostazione delle tavole e dei bellissimi,
artistici e autorali disegni dell'Ikeda. Anche se manca dell'epicità e
della caratura artistica dell'altrettanto tragico classico ikediano
"Versailles no Bara", "Oniisama e..." rimane comunque una lettura degna
di nota per tutti gli appassionati dalla mente aperta, scevra da
pregiudizi inerenti l'omosessualità, i temi della morte,
dell'alienazione e della malattia, e, ovviamente, la critica sociale
tout court. Purtroppo l'opera risulta troppo breve e alquanto condensata
nei suoi soli tre volumi. Esiste tuttavia un'adattamento animato ad
opera dei celebri Osamu Dezaki e Akio Sugino che aggiunge molte cose
agli eventi del manga, in modo ovviamente consono all'autoralità del
geniale regista di "Ashita no Joe" e "Ace wo Nerae!".
L'unico vero dramma è quello della suicida, che non sopporta che la sorella non le voglia bene.
RispondiEliminaLa protagonista di questo manga è un po' insulsa; sembra che tutto sommato non le importi nulla.
Grazie per le osservazioni, ma non mi ricordo niente di questo manga a parte il fatto che mi piacesse la pazza con la frangia.
EliminaPiù che non importarle nulla, direi fosse talmente sconvolta dal trovarsi in mezzo a certe situazioni da faticare a reagire :D Io in certi atteggiamenti mi c'identificavo pure...
Elimina(Non ho letto il manga, ma l'anime è stato il primo che ho visto in streaming legale quasi un decennio fa e ci sono rimasto abbastanza affezionato: era magnificamente assurdo, anche se probabilmente contribuivano a ciò gli avvenimenti aggiunti per coprire 39 episodi :') Ci sarà anche nel manga la leggendaria e iper-drammatica scena in cui Saint-Just guarisce Nanako dalla fascinazione per il fumo saltandole addosso, bloccandola e incastrandole una sigaretta in bocca? E poi sì, pure la "figlia di uno scrittore pornografico!!!" che si mordeva le labbra per rompere i capillari e arrossirle naturalmente...).
Sì, nell'anime c'era più roba, ma ho dimenticato pure lui. Troppo drama cmq, non lo rivedrei mai.
EliminaMa non ti puoi innamorare di una ragazza suicida e poi come se niente fosse neanche te la ricordi.
RispondiEliminaScusa, ma non era la bionda a suicidarsi? A me piaceva la bambolina pazzoide con i capelli neri e il rossetto, come vedi l'avevo pure messa nelle figure qua sopra. La bionda non è il mio tipo.
EliminaSì, la bionda, come lo è anche la protagonista. Ti piace la mora solo perché sei maschio, generalmente le persone hanno perso la testa per Saint-Just
EliminaAi maschi tendenzialmente piacciono di più le bionde. A me piacciono le bamboline more pazze perché ho avuto un certo imprinting da piccolo.
EliminaNo, no, la bionda alla fine non piace mai dopo i 15 anni. il punto che un manga per ragazze è fatto per affascinare le ragazze.
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