Titolo originale: Terra e...
Regia: Osamu Yamazaki
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Keiko Takemiya
Sceneggiatura: Satoru Nishizono, Toshizo Nemoto, Akemi Omode, Hiroshi Ohnogi
Character Design: Nobuteru Yuki
Mechanical Design: Yutaka Izubuchi (originale), Hideyuki Matsumoto, Takayuki Yanase, Yasushi Ishizu
Musiche: Yasuharu Takanashi
Studio: Minami Machi Bugyosho, Tokyo Kids
Formato: serie televisiva di 24 episodi
Anno di trasmissione: 2007
"Terra e..." è una serie animata tratta dall'omonimo manga di Keiko
Takemiya, prestigiosa autrice appartenente al tanto seminale quanto
celebre "Gruppo 24". La suddetta opera, allo stesso modo
dell'adattamento cinematografico del 1980, è stata concepita in pieno
anime boom: un lasso temporale in cui negli anime la fantascienza veniva
sviscerata in tutte le sue forme e manifestazioni, in seguito
all'enorme successo riscosso in patria dai film di "Corazzata Spaziale Yamato" e "Star Wars" (1977). Non a caso la Takemiya, nonostante il suo
status di pioniere del genere Yaoi (suo è il capolavoro "Il Poema del
Vento e degli Alberi"), nel 1980, subito dopo aver concluso "Terra
e...", aveva prestato il suo tratto allo scrittore di fantascienza Ryu
Mitsuse, creando "Andromeda Stories", altro manga il quale, allo stesso
modo di "Terra e...", godrà di un adattamento cinematografico immediato,
esattamente lo stesso anno della conclusione della controparte cartacea
(in questo caso parliamo del 1982). Ergo, nonostante la serie
televisiva di "Terra e..." sia targata 2007, essa presenta tutti i
cliché fantascientifici che andavano di moda durante l'anime boom: non
mancano all'appello dei "Cavalieri Jedi/Newtype" dotati di poteri ESP, i
quali combattono contro un oscuro impero meccanizzato e distopico; una
marcata dose di melodramma, congiunta a storie d'amore tragiche, con
tanto di tematiche impegnate/impegnaticce che rintoccano nel sottofondo;
l'arma finale dei cattivi stile "Morte Nera/Solar Ray"; supercomputer
senzienti che regolano le civiltà di pianeti lontani e inimmaginabili;
un finale altamente drammatico, possibilmente apocalittico, che spesso
faceva da monito antimilitarista contro la continua corsa agli armamenti
tipica della Guerra Fredda. "Terra e..." è quindi a tutti gli effetti
una serie di fine anni settanta/inizio anni ottanta, a prescindere dalla
realizzazione tecnica, ovviamente conforme a quella degli anime più
recenti.
Le premesse per ottenere uno sci-fi di ottimo livello pertanto ci sono,
infatti il manga della Takemiya è dotato di un fascinoso mood atavico e
di una notevole perizia tecnica e stilistica, tutti fattori che gli
infondono una certa dose di carisma. Ciò premesso, il qui presente
adattamento televisivo si rivela a tratti molto prolisso, nonché privo
della giusta intensità necessaria all'esposizione di un dramma
guerresco: "Terra e..." è a mio avviso una sorta di "space opera al
femminile" la cui eccessiva leziosità intrinseca snatura la vera
sostanza della guerra (lo stesso discorso vale, seppure in misura
minore, anche per il manga). Inoltre, la regia è di qualità molto bassa,
eccessivamente statica e troppo inesperta per gestire al meglio uno
script il quale, nonostante sia pregno di un marcato "senso di già
visto", si dimostra capace di fornire determinati risvolti assai
memorabili, crudeli immolazioni di alcuni personaggi principali, un
retrogusto romantico e drammatico che non può lasciare indifferenti.
La sceneggiatura rispetta abbastanza fedelmente gli eventi originali del
manga, il quale tuttavia presenta alcune differenze che lo rendono più
melodrammatico della controparte animata (ad esempio, in esso, i Mu,
contrariamente all'anime, sono malaticci e in cattive condizioni
fisiche, cosa che fa da contrasto ai loro temibili poteri ESP). A circa
metà serie sono presenti alcuni rallentamenti nella rappresentazione del
copione, i quali sono resi ancora più monotoni dalla cattiva regia;
inoltre, i personaggi non brillano particolarmente per caratterizzazione
e carisma, a parte i due protagonisti Jomy Marcus Shin, leader dei Mu, e
Keith Anyan, superuomo leader dell'esercito di "Superior Dominance",
una forma di controllo distopico dell'intera umanità esercitata da
"Mother", un supercomputer che intende sopprimere i Mu, come vuole la
tradizione (i supercomputer senzienti che "giocano a fare Dio" sono un
classico della fantascienza).
Stilisticamente il character design della serie si discosta abbastanza
da quello elegante e particolare della Takemiya, dimostrandosi meno
raffinato e più spigoloso; il mecha design è realizzato con una pessima
computer grafica che stona completamente con le animazioni in 2D,
rivelandosi quanto mai grezza e inopportuna: una tale superficialità
nella resa delle astronavi in una space opera è a dir poco imbarazzante
(alcune di esse sembrano delle supposte volanti). Anche la gestione del
melodramma si rivela di poco conto, e spesso l'anime in alcuni passaggi
mi è parso artificioso, scontato e talvolta inconcludente. Il finale
tuttavia è stato trasposto in modo impeccabile, ed è sicuramente il
punto di forza della serie, assieme alle ottime musiche, tra le quali
spicca addirittura il "Canone in re maggiore" di Pachelbel.
Per quanto concerne le tematiche affrontate, la serie tratta (o meglio,
scimmiotta) i difetti di comunicazione tra persone, problema molto caro
ai Giapponesi, popolo che fa della coesione sociale il suo punto di
forza; i Mu, infatti, allo stesso modo dei Newtype di "Gundam", sono
quegli esseri in grado di comunicare istantaneamente, senza alcuna
barriera di sorta, comprendendosi nel profondo; mentre invece gli
individui di "Superior Dominance" vengono omologati dal sistema e resi
simili a dei freddi e isolati robot: non a caso Keith Anyan viene
considerato dai suoi colleghi come una vera e propria macchina senza
emozioni, senza affetti e incapace di comunicare con il prossimo, forse
proprio perché il condizionamento da lui subito l'ha svuotato di
personalità, emozioni e sentimenti (il suddetto andrà comunque incontro a
un doloroso processo di maturazione, rivelandosi il personaggio meglio
riuscito della serie). Oltre alla dicotomia tra la coesione sociale dei
Mu e il freddo imprinting di "Superior Dominance", l'opera si pone
l'obbiettivo di fare da monito nei confronti della crudeltà della
guerra, della discriminazione razziale e della corsa agli armamenti,
esattamente come la maggior parte dei suoi più illustri colleghi dello
sci-fi boom, i quali, tuttavia, spesso trattavano le stesse tematiche in
modo molto più brillante. Detto ciò, consiglio comunque l'opera ai
lettori, anche se l'animazione giapponese nel corso della sua lunga
storia ha dato alla luce degli sci-fi decisamente migliori.
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