mercoledì 4 febbraio 2015

Toward the Terra (2007): Recensione

Titolo originale: Terra e...
Regia: Osamu Yamazaki
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Keiko Takemiya
Sceneggiatura: Satoru Nishizono, Toshizo Nemoto, Akemi Omode, Hiroshi Ohnogi
Character Design: Nobuteru Yuki
Mechanical Design: Yutaka Izubuchi (originale), Hideyuki Matsumoto, Takayuki Yanase, Yasushi Ishizu
Musiche: Yasuharu Takanashi
Studio: Minami Machi Bugyosho, Tokyo Kids
Formato: serie televisiva di 24 episodi
Anno di trasmissione: 2007


"Terra e..." è una serie animata tratta dall'omonimo manga di Keiko Takemiya, prestigiosa autrice appartenente al tanto seminale quanto celebre "Gruppo 24". La suddetta opera, allo stesso modo dell'adattamento cinematografico del 1980, è stata concepita in pieno anime boom: un lasso temporale in cui negli anime la fantascienza veniva sviscerata in tutte le sue forme e manifestazioni, in seguito all'enorme successo riscosso in patria dai film di "Corazzata Spaziale Yamato" e "Star Wars" (1977). Non a caso la Takemiya, nonostante il suo status di pioniere del genere Yaoi (suo è il capolavoro "Il Poema del Vento e degli Alberi"), nel 1980, subito dopo aver concluso "Terra e...", aveva prestato il suo tratto allo scrittore di fantascienza Ryu Mitsuse, creando "Andromeda Stories", altro manga il quale, allo stesso modo di "Terra e...", godrà di un adattamento cinematografico immediato, esattamente lo stesso anno della conclusione della controparte cartacea (in questo caso parliamo del 1982). Ergo, nonostante la serie televisiva di "Terra e..." sia targata 2007, essa presenta tutti i cliché fantascientifici che andavano di moda durante l'anime boom: non mancano all'appello dei "Cavalieri Jedi/Newtype" dotati di poteri ESP, i quali combattono contro un oscuro impero meccanizzato e distopico; una marcata dose di melodramma, congiunta a storie d'amore tragiche, con tanto di tematiche impegnate/impegnaticce che rintoccano nel sottofondo; l'arma finale dei cattivi stile "Morte Nera/Solar Ray"; supercomputer senzienti che regolano le civiltà di pianeti lontani e inimmaginabili; un finale altamente drammatico, possibilmente apocalittico, che spesso faceva da monito antimilitarista contro la continua corsa agli armamenti tipica della Guerra Fredda. "Terra e..." è quindi a tutti gli effetti una serie di fine anni settanta/inizio anni ottanta, a prescindere dalla realizzazione tecnica, ovviamente conforme a quella degli anime più recenti.


Le premesse per ottenere uno sci-fi di ottimo livello pertanto ci sono, infatti il manga della Takemiya è dotato di un fascinoso mood atavico e di una notevole perizia tecnica e stilistica, tutti fattori che gli infondono una certa dose di carisma. Ciò premesso, il qui presente adattamento televisivo si rivela a tratti molto prolisso, nonché privo della giusta intensità necessaria all'esposizione di un dramma guerresco: "Terra e..." è a mio avviso una sorta di "space opera al femminile" la cui eccessiva leziosità intrinseca snatura la vera sostanza della guerra (lo stesso discorso vale, seppure in misura minore, anche per il manga). Inoltre, la regia è di qualità molto bassa, eccessivamente statica e troppo inesperta per gestire al meglio uno script il quale, nonostante sia pregno di un marcato "senso di già visto", si dimostra capace di fornire determinati risvolti assai memorabili, crudeli immolazioni di alcuni personaggi principali, un retrogusto romantico e drammatico che non può lasciare indifferenti.


La sceneggiatura rispetta abbastanza fedelmente gli eventi originali del manga, il quale tuttavia presenta alcune differenze che lo rendono più melodrammatico della controparte animata (ad esempio, in esso, i Mu, contrariamente all'anime, sono malaticci e in cattive condizioni fisiche, cosa che fa da contrasto ai loro temibili poteri ESP). A circa metà serie sono presenti alcuni rallentamenti nella rappresentazione del copione, i quali sono resi ancora più monotoni dalla cattiva regia; inoltre, i personaggi non brillano particolarmente per caratterizzazione e carisma, a parte i due protagonisti Jomy Marcus Shin, leader dei Mu, e Keith Anyan, superuomo leader dell'esercito di "Superior Dominance", una forma di controllo distopico dell'intera umanità esercitata da "Mother", un supercomputer che intende sopprimere i Mu, come vuole la tradizione (i supercomputer senzienti che "giocano a fare Dio" sono un classico della fantascienza).


Stilisticamente il character design della serie si discosta abbastanza da quello elegante e particolare della Takemiya, dimostrandosi meno raffinato e più spigoloso; il mecha design è realizzato con una pessima computer grafica che stona completamente con le animazioni in 2D, rivelandosi quanto mai grezza e inopportuna: una tale superficialità nella resa delle astronavi in una space opera è a dir poco imbarazzante (alcune di esse sembrano delle supposte volanti). Anche la gestione del melodramma si rivela di poco conto, e spesso l'anime in alcuni passaggi mi è parso artificioso, scontato e talvolta inconcludente. Il finale tuttavia è stato trasposto in modo impeccabile, ed è sicuramente il punto di forza della serie, assieme alle ottime musiche, tra le quali spicca addirittura il "Canone in re maggiore" di Pachelbel.


Per quanto concerne le tematiche affrontate, la serie tratta (o meglio, scimmiotta) i difetti di comunicazione tra persone, problema molto caro ai Giapponesi, popolo che fa della coesione sociale il suo punto di forza; i Mu, infatti, allo stesso modo dei Newtype di "Gundam", sono quegli esseri in grado di comunicare istantaneamente, senza alcuna barriera di sorta, comprendendosi nel profondo; mentre invece gli individui di "Superior Dominance" vengono omologati dal sistema e resi simili a dei freddi e isolati robot: non a caso Keith Anyan viene considerato dai suoi colleghi come una vera e propria macchina senza emozioni, senza affetti e incapace di comunicare con il prossimo, forse proprio perché il condizionamento da lui subito l'ha svuotato di personalità, emozioni e sentimenti (il suddetto andrà comunque incontro a un doloroso processo di maturazione, rivelandosi il personaggio meglio riuscito della serie). Oltre alla dicotomia tra la coesione sociale dei Mu e il freddo imprinting di "Superior Dominance", l'opera si pone l'obbiettivo di fare da monito nei confronti della crudeltà della guerra, della discriminazione razziale e della corsa agli armamenti, esattamente come la maggior parte dei suoi più illustri colleghi dello sci-fi boom, i quali, tuttavia, spesso trattavano le stesse tematiche in modo molto più brillante. Detto ciò, consiglio comunque l'opera ai lettori, anche se l'animazione giapponese nel corso della sua lunga storia ha dato alla luce degli sci-fi decisamente migliori.












Nessun commento:

Posta un commento