Titolo originale: Ginga Nagareboshi Gin
Regia: Katsumata Tomoharu
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Yoshihiro Takahashi
Sceneggiatura: Kenji Terada
Character Design: Yanase Jouji
Musiche: Oumi Gorou
Studio: Toei Animation
Formato: serie televisiva di 21 episodi
Anno di trasmissione: 1986
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Yoshihiro Takahashi
Sceneggiatura: Kenji Terada
Character Design: Yanase Jouji
Musiche: Oumi Gorou
Studio: Toei Animation
Formato: serie televisiva di 21 episodi
Anno di trasmissione: 1986
"Ginga Nagareboshi Gin" è un'anime decisamente intenso. Si tratta di uno shounen di formazione anni '80 duro e puro, nel quale i veri protagonisti sono i cani anziché gli uomini. La storia ha origine nelle ventose, fredde ed innevate alpi giapponesi, nelle quali gli orsi costituiscono una grave minaccia per la sopravvivenza dell'uomo. Gin è il cucciolo figlio di Riki, un carismatico cane da orso il quale, durante una caccia all'ultimo sangue, viene scaraventato nei meandri di un precipizio dalla sua monolitica, imponente e feroce preda. Da questo evento avrà inizio il viaggio di formazione che Gin intraprenderà al fine di vendicare il padre: egli dovrà uccidere Akakabuto, il temibile e sanguinario leader degli orsi bruni.
Inizialmente, l'anime si sofferma sul rapporto cane-padrone, mettendo in
primo piano la crescita del cucciolo Gin e la conseguente maturazione
del suo padroncino Daisuke. Il nonno di quest'ultimo, un burbero e
brutale cacciatore di orsi dallo sguardo penetrante, sottopone il
piccolo Gin ad un addestramento sfiancante, senza alcuno sconto, al fine
di farlo diventare un valido cane da orso in grado di prendere il posto
del padre scomparso. La maturazione del cucciolo induce un cambiamento
in Daisuke, il quale, spinto dall'amore per il suo cane, si sottoporrà
anch'egli ad un duro allenamento coronato da molteplici sacrifici e
sofferenze. La voce narrante più volte mette l'accento sul fatto che Gin
e Daisuke, uniti dai loro sforzi e dalla loro reciproca ed amorevole
comprensione, siano diventati una cosa sola: quando Daisuke imparerà ad
utilizzare l'arco, cane e padrone si recheranno sulle suggestive
montagne giapponesi al fine di dare la caccia agli orsi in modo
autonomo, senza l'aiuto degli adulti e confidando unicamente nel legame
viscerale che li unisce.
Nella seconda parte della serie, Gin abbandona il padrone e si unisce a
dei cani selvatici, alcuni dei quali sono anch'essi sfuggiti dai
rispettivi padroni dopo aver sentito il richiamo del branco. L'uomo
viene escluso dalla narrazione e i cani vengono caratterizzati come
uomini: nell'anime l'unica differenza sostanziale tra uomo e cane è il
fatto che l'uomo possa utilizzare arco, frecce e armi da fuoco; la
natura ingloba tutto e mette tutti gli esseri sullo stesso piano, siano
essi uomini o animali; l'unica differenza è che l'uomo possiede dalla
sua parte la scienza, ovvero la capacità di plasmare la natura al fine
di trarne vantaggio. Non siamo quindi di fronte ad un'opera che
privilegia la natura rispetto all'uomo o viceversa: la legge del più
forte vale sia nel mondo animale che nel mondo degli uomini, cambiano
soltanto i mezzi. E' la natura stessa che ha permesso l'esistenza del
potere e del suo culto: non a caso Akakabuto viene di sovente
raffigurato assieme ad un'imponente pagoda, la quale simboleggia il
potere nella sua accezione più totalizzante.
Il branco di cani senza padrone è mosso da sentimenti ed atteggiamenti
tipicamente giapponesi: senso del sacrificio, rispetto, onore, coesione
sociale, culto del leader; si potrebbe dire che i cani siano dei veri e
propri guerrieri praticanti la via del bushido. Esattamente come in
"Hokuto no Ken", in "Ginga Nagareboshi Gin" si assiste al trionfo dei
valori giapponesi sul nemico che ne è privo: gli orsi comandati dal
feroce ed insensato Akakabuto sono direttamente assimilabili ai predoni
vagabondi e senza codice morale di "Hokuto no Ken", i quali puntualmente
venivano fatti a pezzi dallo stoico protagonista.
Il più grande pregio di "Ginga Nagareboshi Gin" sono le atmosfere, le
quali vengono coadiuvate da splendide musiche inserite sempre al momento
opportuno in modo tale da creare più pathos possibile nello svolgimento
delle vicende narrate. Musiche incalzanti, potenti, epiche, con tanto
di brani drammatici commoventi e freddi assoli di chitarra elettrica che
paiono emulare gli ululati fieri e disperati dei coraggiosi cani
guerrieri senza padrone. Dal punto di vista grafico, i personaggi sono
delineati da un tratto sporco, grezzo, virile, molto efficace in
un'opera del genere; gli animatori hanno avuto molta cura nel trasporre
le emozioni umane nei volti degli animali, tant'è che basta osservare le
espressioni facciali di un determinato personaggio al fine di
inquadrare subito la sua personalità. Molta suggestione deriva dalla
visione dei fondali: gli onnipresenti boschi delle alpi giapponesi sono
assai evocativi, e senz'altro hanno molto affascinato gli spettatori dei
paesi nordici: in Finlandia, Danimarca, Norvegia e Svezia "Ginga
Nagareboshi Gin" è diventato in breve tempo un cult molto popolare. A
mio avviso un cult fatto veramente col cuore, il quale trasuda carisma
da tutti i pori ed è un valido esempio di "potenza narrativa"
tipicamente giapponese: drammi, amori, lacrime, sangue, avventure,
combattimenti epici che spazzano via tutto con la loro inaudita ferocia e
violenza. La disarmante prevedibilità delle vicende passa in secondo
piano, anzi, diventa godibile ed avvincente, grazie al carisma e alla
genuinità dell'opera.
Dal punto di vista registico si notano alcuni sperimentalismi visivi e
delle trovate grafiche di gran classe; notevoli e sempre efficaci sono i
classici primi piani intensi tipici della vecchia scuola
dell'animazione, quanto mai appropriati in un'opera estremamente
viscerale e drammatica. Non manca un vigoroso culto del guerriero
esaltato in tutti i modi possibili, anche mediante l'utilizzo di
inquadrature dal basso verso l'alto che contribuiscono a rendere ancora
più carismatico il personaggio rappresentato. Le dipartite verso l'altro
mondo di alcuni cani sono suggestive e brutali, come ad esempio una
sanguinosa immolazione con tanto di volto del defunto che si erge
imponente nel cielo; attacchi kamikaze nei quali un cane morde il suo
avversario e si butta assieme a lui in un precipizio; belve dilaniate
dai denti affilati ed aguzzi di altre belve dallo sguardo assassino e
così via.
La serie riprende gli eventi della prima saga del manga coronandoli con
un finale epico; inoltre sono assenti filler e lungaggini inutili: il
tutto si svolge in soli ventuno episodi, senza tempi morti e senza alcun
calo di ritmo. Insomma, "Ginga Nagareboshi Gin" è un vero e proprio
fulmine a cielo sereno per gli amanti degli shounen d'annata, un piccolo
grande cult il quale ancora oggi ha un solido e meritato seguito in
parecchi paesi stranieri nonostante sia pressoché misconosciuto in
Italia.
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