Mi è capitato recentemente di leggere il diario di una modella con disturbo borderline di personalità, ossia uno stato dissociativo della psiche abbastanza comune nelle femmine dell'oggidì. La ragazza, che chiamerò F. per brevità, nel libro (ovviamente pubblicato da una casa editrice minore e non da una big) parla di tutte le sue sofferenze, da un trauma a lei causato dall'amante della madre in tenera età all'incompetenza degli psicologi e psichiatri fino alla secondo lei "guarigione", ossia alla scoperta di una consapevolezza interiore, di un modo di convivere con il proprio disturbo ecc. In altre parole crescita, è ovvio: l'accettazione di ciò che si è e della merda di società in cui si vive, nonché la banale scoperta dell'effettiva esistenza dell'altro, nel nostro caso di quei fidanzati/bambolotti dapprima maltrattati, manipolati e trattati come oggetti e soltanto in seguito, una volta presa coscienza, visti come persone che a loro modo soffrivano o potevano soffrire (wow, gli uomini possono anche piangere e soffrire! Di nuovo wow, sensazionale, non pensavo fosse così!). Il libro comunque mi ha dato molto da riflettere, e mi ha fatto unire alcuni puntini che se ne stavano ancora lì sospesi nella mia mente.
Il trauma di cui parla F., che secondo lei e alcuni psicologi l'ha fatta impazzire, è molto meno grave di certe cose che hanno vissuto femmine che conosco e che non sono mai impazzite; ad esempio mia nonna ha fatto la guerra, non aveva alcun amore genitoriale dietro alle spalle, molto probabilmente solo frustate e bastonate, eppure non è mai stata in un CSM e non si è mai tagliata le vene. Anche alcune altre donne più giovani di lei che conosco hanno passato l'inferno e non sono mai uscite fuori di testa. Mi sono quindi posto l'interrogativo sul perché le ragazze giovani sviluppino così frequentemente pulsioni autolesionistiche e dissociative, e vivano ciò che è la banale crescita personale come un qualcosa di sensazionale e titanico. Il problema a parer mio è sociale, non psicologico, tant'è che nessuno degli psichiatri o degli psicologi raccontati nel libro da questa ragazza si è mai reso conto della possibile origine sistemica di tale dissociazione (come dicevo qui, e come dice anche Fromm, la psicologia in estrema sintesi nasce col fordismo, ossia con l'industrialismo americanizzato: gli psicologi sono gli anticorpi del sistema, ma rimangono pur sempre un prodotto del sistema stesso).
Nella mia esperienza col fenomeno delle ragazze borderline, la costante è sempre quella dell'idealizzazione infantile: le future dissociate sono consumatrici di prodotti della Disney e di finzione narrativa idealizzata quali manga e trasmissioni melodrammatiche sui generis (la borderline marocchina ovviamente vi parlerà delle sue telenovele turche preferite ecc.) Questi prodotti di intrattenimento le spingono a pensare di essere delle principesse, di essere uniche e che prima o poi troveranno il principe azzurro. A un certo punto però la società dice loro: ferma, ora devi aprirti l'Onlyfans, devi essere "quella di tutti" (le stesse parole che scrisse su Twitter una pornoattrice giapponese prima di suicidarsi: "sono stata quella di tutti come volevate"). Idem con patate per la ragazza di questo libro che ho letto: grande consumatrice di favolette Disney e Sailor Moon, a un certo punto ha sentito la pressione sociale suggerirle di fare l'esatto opposto (reconditamente, nella sua auto analisi, F. l'ha pure intuito, dacché nelle sue frasi non mancano invettive anti-società dell'immagine).
A mio parere, quando una femmina, che sente molto prepotentemente la pressione che la società e le altre persone esercitano su di lei, inizia a "sentirsi sporca" perché vive pienamente il conflitto principessa Disney/pornoattrice dentro di sé, è lapalissiano che sviluppi una forma di dissociazione e di mancata auto accettazione. O si è principessa o pornoattrice, non ci sono vie di mezzo. O si è di uno soltanto, del principe azzurro, o si è di tutti. Se le cose convivono, nel momento in cui si è di tutti non ci si sente più degne di essere di uno soltanto, e da qui ha origine il comportamento autodistruttivo (cosa che mi è stata anche dichiarata da una borderline in un suo raro momento di lucidità). La società consumistica di massa americanizzata di oggi, che fornisce narrazioni idealizzate per poi lasciar posto a Onlyfans, con tanto di giornalisti nostrani che scrivono quanto sia bello e giusto "essere di tutti", di fatto, al mio modo di vedere le cose, è la principale artefice del disagio femminile contemporaneo. La crisi del maschio, oramai quasi sempre etichettato come narcisista, manipolatore e masturbatore, penso che sia l'immediata conseguenza di tutto ciò, dato che i maschi eterosessuali traggono la propria energia vitale, ispirazione e motivazione dall'amore per una donna.
L'ideale di puericultura americano dopotutto è quello di considerare i bambini stupidi, cosa del tutto diversa da quello originario europeo formalizzato dalla Arendt, che suggerisce di non trattare i bambini come deficienti ma come adulti. E' chiaro che se un bambino viene trattato come un ritardato, quando sarà più grande farà molta fatica ad adattarsi alle brutture della vita. Le favole dei fratelli Grimm erano truculente proprio per iniziare a preparare la psiche infantile al trauma del reale, dato che comunque la vita è inevitabilmente un accumularsi di ferite e shock personali (e anzi, si cresce proprio riassorbendo e comprendendo le proprie sofferenze e costruendo un qualcosa di nuovo sulle macerie). La nostra F., e tutte quelle come lei, vivono la crescita come un qualcosa di sensazionale perché la scuola e la società tutta non educano nel modo corretto, ma puntano soltanto a creare consumatori animalizzati, ossia degli eterni bambini. Questa è una triste conseguenza del benessere e della cultura piccolo borghese tutta.
Mia nonna quindi, secondo questi miei ragionamenti personali, non ha mai sviluppato il "borderline" perché da piccola non ha mai consumato finzione idealizzante, ma ha subito avuto a che fare con le durezze della vita. Mi viene anche in mente la mia prima fidanzatina, una ragazzina sinti della quale sto rispolverando i ricordi dato che vorrei usarla come personaggio nel mio prossimo libro. Laura, così la chiamo nella mia storia, a 13 anni veniva trattata dalla sua tribù come un'adulta. Cucinava ai fratelli, giocava a Poker, girava da sola, non consumava intrattenimento di alcun tipo a parte Gran Turismo, un gioco che apparteneva al fratello. Aveva perso i genitori in un incidente d'auto ed eppure non scorgevo in lei alcuna stranezza o "disturbo post traumatico". Per lei, come per mia nonna, la vita era merda, fine, niente principesse, niente Sailor Moon, niente di niente. Volendo andare più sul filosofico, mentre io ero imbellettato dalle nozioni del catechismo sulla vita nell'al di là, lei aveva capito benissimo che non c'era niente dopo la morte, il nulla assoluto (cosa che soltanto di recente, studiando la cultura romanì, ho scoperto essere un concetto comune a tutti i sinti, che viene tramandato di generazione in generazione). Per di più, quando un sinti muore vengono bruciati tutti gli oggetti che gli appartengono, giusto a sottolineare l'inevitabilità del grande nulla che è la vita e il del suo irrimediabile sfociare nella morte. In questo, Laura era un po' come mia nonna, il cui leit motiv è sempre stato "non comprare rabbadani", i.e. "non comprare cose inutili".
E questo è tutto direi, secondo la mia personalissima opinione e la mia esperienza di vita, ovviamente senza alcuna verità in tasca e, soprattutto, con l'unico intento di voler fornire degli spunti di riflessione diversi dal solito. Quanto ci scommettiamo comunque che la la ex attivista vegana e novella pornostar tal dei tali, con buona pace degli altolocati giornalisti nostrani che tanto spingono sulla pornografia e Onlyfans, un giorno verrà imbottita di sali di Litio? Ognuno tragga le sue conclusioni.
"Mi viene anche in mente la mia prima fidanzatina, una ragazzina sinti" ecc. Sarà un'impressione alquanto stupida o antiquata e me la perdonerai, ma mi stupisce come questa relazione e situazione, che a me (soprattutto a quell'età) sarebbe sembrata molto anomala e coinvolgente e memorabile, venga rievocata in modo così apparentemente leggero ma sincero. Razionalmente so che hai avuto una relazione più significativa dopo, ma tant'è. Dopotutto il sottoscritto ha impiegato molto di più per avere una pallida idea delle differenze culturali.
RispondiEliminaSul resto del post, come su quasi tutti gli altri tuoi, posso dire giusto che io sarei meno netto, che ogni frase mi fa pensare a tutte le possibili eccezioni esistenti. Continua a suonarmi strano questo legame ambivalente fra principesse Disney e Onlyfans che sia tu sia Shito (se non sbaglio) mi sembrate dare per scontato. C'è qualche articolo/saggio che esplori questo legame tra "idealizzazione" e "imbruttimento" femminili (... appunto, io faticherei a scrivere questo senza virgolette e "passami il termine"!) in generale?
In conclusione, complimenti sempre e aspetto il tuo libro. (Ma da quando hai cambiato cognome? :D)
P.S. Se parli di ragazze marocchine, affianca pure alle telenovele turche le immancabili serie TV del periodo del Ramadan :D
"Razionalmente so che hai avuto una relazione più significativa dopo, ma tant'è. Dopotutto il sottoscritto ha impiegato molto di più per avere una pallida idea delle differenze culturali."
EliminaEro un ragazzino e comunque, al netto di certe situazioni di disagio mie personali, come forma mentis molto vicino a quella dei romanì, ossia un piccolo anarchico. Chiaro che la ragazzina vedendomi giocare a Magic mi abbia poi proposto di giocare a merda e da lì ci siamo conosciuti. Era molto più ricca di me cmq, aveva degli anelli d'oro ecc. e dormiva in una roulotte di pregio. Ero io il vero zingaro alla fin fine. Le differenze per me son differenze e basta, tutte le persone son diverse, anche se il capitale le vorrebbe tutte uguali.
"C'è qualche articolo/saggio che esplori questo legame tra "idealizzazione" e "imbruttimento" femminili"
Shoujo Kakumei Utena, con Anty che fa la borderline? Eva e Lilith? Scherzo. La cosa penso che sia lapalissiana nel momento in cui riesci ad astrarti dal sistema e a vedere le profonde contraddizioni di una cultura di matrice cristiana o puritana che per profitto inficia nelle femmine due narrazioni contrastanti e contraddittorie, quindi dissociative. Poi ovviamente c'è chi è più forte e meno forte, ossia femmine che reggono meglio la pressione sociale e femmine che la reggono peggio. Per capire cmq devi anche pensare che ogni giovane ragazza voglia essere l'unica per colui che identifica come il figo della situazione/principe azzurro, e che poi tale desiderio venga frustrato dalla crescita, causando una "apocalisse adolescenziale". Se la società inizia a lucrare su questa cosa, a nutrirsi di tale sofferenza per guadagno, allora compie la più grande crudeltà contro le femmine. E qui arriviamo a Madoka Magica.
"In conclusione, complimenti sempre e aspetto il tuo libro. (Ma da quando hai cambiato cognome? :D)"
Ho deciso di usare il cognome di mia madre per le cose che reputo importanti (scrivere libri, blogger) e quello di mio padre per le cose brutte (lavorare, pagare le tasse). Il libro dovrebbe uscire il 19 Agosto, ma ora la palla passa a Giacovelli, l'editore.
"Continua a suonarmi strano questo legame ambivalente fra principesse Disney e Onlyfans che sia tu sia Shito (se non sbaglio) mi sembrate dare per scontato." Perché non è un legame, non so se hai frainteso. Credo sia una contraddizione valoriale inelaborabile, un'ambivalenza dissociativa.
EliminaShito: Mi sono espresso male, intendevo "ambivalenza" come hai scritto tu.
EliminaLa mia perplessità era sull'idea che i disturbi borderline femminili siano dovuti di solito precisamente a quelle due immagini in conflitto. Per esempio, mi viene più facile pensare alla solita dicotomia "ragazza per bene [santa, in epoca meno laica]" vs. "prostituta", di cui si è parlato molto e pare meglio definita. In cosa sarebbe diversa, in definizione, da quella che proponete voi? (Si adatta anch'essa a "la cultura di matrice cristiana o puritana che per profitto inficia* nelle femmine due narrazioni contrastanti e contraddittorie" ecc. di cui Francesco.) Magari la vostra ipotesi ne è un caso particolare?
(Poi mi ripeto un po' dal mio post precedente: se non vedo un lavoro deduttivo esplicito o un richiamo a concetti noti, la mia domanda è sempre: "Come diavolo fate ad esserne sicuri?" ogni mezza frase :) )
* P.S. "Inficiare" non è "rovinare, influenzare negativamente"? Forse c'è un errore di verbo :D
Il mio processo logico è questo: per natura la donna ama dandosi a uno o a pochi soltanto (ipergamia, come dice anche il redpiller, soltanto per capirsi) > la società la forza a essere ipogamica, quindi si crea la frattura. Oltre a questo, evidenzio il fatto che l'educazione a base di favolette non spiana la strada all'inevitabile sofferenza che deriva da tale frustrazione femminile (infatti molte al primo tradimento impazziscono: il loro "essere le uniche per l'uomo di valore" viene meno a causa dell'ipogamia maschile, e questo genera la sofferenza femminile primigenia e comune a tutte le epoche). Il danno che fa la società è quindi duplice: educa con illusioni e forza ad andare contro natura al fine di rendere le femmine consumatori (e metto la i non a caso).
EliminaFrancesco: perdonami l'OT, ne scrivo qua perché è l'ultima volta che l'hai menzionato. Ma il tuo libro è uscito? Sul sito dell'editore (se non guardo quello sbagliato) non trovo nulla.
EliminaCiao,
EliminaContrattualmente dovrebbe uscire il 19 Settembre ma facilmente mi faranno firmare una proroga, dato che siamo ancora alla terza revisione (l'editing professionale passa tre giri di revisioni e ci vuole del tempo tra l'una e l'altra). Quando uscirà lo annuncerò con un post a tema, vai tra. Annuncerò anche eventuali presentazioni.
Ah, pensavo che un giro di controlli bastasse. Aspettiamo.
EliminaP.S. Ti prego: i mesi con la minuscola. L'editor non te l'ha fatto notare? :D
No ho scritto il libro dal cell.
EliminaNel libro , fino alla versione che ho letto, i mesi hanno la minuscola :D
EliminaSbaglio o l'ipergamia significa crescere di stato sociale attraverso il matrimonio? Mi sembra socialmente accettata la cosa onestamente
RispondiEliminaIpergamia > tendenza dell'individuo a volersi accoppiare con individui che percepisce superiori all'interno di un gruppo (tendenzialmente la femmina, dato che inconsciamente deve selezionare un padre che garantisca la sopravvivenza dei figli). Ipogamia > tendenza ad accoppiarsi senza fare selezioni di status all'interno del gruppo (tendenzialmente l'uomo, dato che è stato fatto per inseminare il più possibile). "Iper" denota qualità superiori al normale, "ipo" inferiori. Qui siamo al livello dell'etologia, il matrimonio è un fatto sociale.
EliminaCon matrimonio intendevo dire selezione del partner Sorry. Il punto è che non mi pare non accettata la cosa, è anzi un concetto di uso comune
RispondiEliminaDeterminate pressioni extra nazionali, supportate da certe elite nazionali, stanno spingendo per far diventare la donna ipogama come l'uomo, come spiegavo nel post. Della serie "se ti fa l'onlyfans sei figa e avrai successo, avere un uomo solo significa vivere da recluse" ecc. Se quello che intendi è che il matromonio in Italia sia ancora una cosa atavica e sacrale, penso che il tuo ragionamento valga soltanto in piccole realtà di provincia. Altrimenti è o un flex da esibire su Instagram che dura giusto qualche anno, oppure una cosa demonizzata e considerata inutile. Di mio comunque credo soltanto nell'unione tra uomo e donna a prescindere dalla sua istituzionalizzazione, infatti il discorso sul matrimonio in sé non mi interessa.
EliminaMah... in realtà esporsi su onlyfans non significa ipogamare, quanto piuttosto non darla a nessuno. Non darsi.
RispondiEliminaIl problema credo sia in una difficoltà di darsi del tutto, questa si che c è sempre stata nella donna. Ma che oggi è acuita.
È la trama della principessa splendente snche si ma non ci pensavo mentre scrivev, la storia della maggior parte delle lesbiche ... che spesso sono normobruttine che male accettano il ruolo che hanno nei desideri di un maschio.
Letture del giorno... bonjour tristesse e francoise sagan che non era Jean Seberg e nemmeno Marguerite Duras che infattiscrisse l amante, la cosa di moravia.
Una persona che non si dà è ovviamente disempatica, compulsiva, più prona agli acquisti inutili volendo. Ma non so fino a che punto ci sia una regia dietro.
Se c'è una regia è un gioco pericoloso, perché l intrattenimento in termini di film, libri, prodotti piu o meno culturali,della plebe - la mitologia dei giorni nostri - è lo stesso dei figli delle elite. La vedo difficile che un tale Machiavelli non consideri l effetto boomerang.
Se non mi parli degli egizi e del Franciacorta mi intristisco, però.
Elimina