Titolo originale: Shinsekai Yori
Regia: Masashi Ishihama
Soggetto: Yusuke Kishi
Sceneggiatura: Masashi Sogo
Character Design: Chikashi Kubota
Musiche: Shigeo Komori
Studio: A-1 Pictures
Formato: serie televisiva di 25 episodi
Anni di trasmissione: 2012 - 2013
«Non ti pare che veniamo trattati alla stregua del vasellame? Una volta che il forno viene aperto e la ceramica ispezionata, tutti i pezzi che presentano crepe o deformazioni sono destinati ad essere distrutti. Dato che tutto ciò che ci attendeva era il destino di una ceramica fracassata, abbiamo deciso di fuggire, nella speranza di trovare un futuro diverso.» [Dalla lettera di Maria a Saki]
Inevitabilmente, nel contesto della società
giapponese, la “morte” dell'individuo avviene col suo ingresso
nell'età adulta e nel mondo del lavoro. Ad una fanciullezza libera,
spensierata e privilegiata, giunta una precisa scadenza, seguono una
pressoché completa rinuncia alla propria identità personale e una
totale dipendenza dal gruppo di appartenenza, il cui invadente
sguardo s'insinua in tutti gli aspetti della vita del singolo,
inclusi quelli più intimi e privati. Nell'adulto nipponico non è
pertanto ammesso un “lato oscuro”: l'ombra va rimossa, e i
tratti psicologici incompatibili con i dettami imposti dall'esterno
devono essere soppressi, pena la totale esclusione dalla società.
Gli individui che non si adeguano al sistema vengono considerati alla
stregua del fango, isolati e demonizzati, in modo tale che la loro
carica “sovversiva” non possa danneggiare un meccanismo costruito
sulle fragili fondamenta del formalismo, dell'apparenza e, in primis,
della vergogna. La vergogna
di non essere all'altezza delle aspettative altrui; la vergogna di
esternare le proprie emozioni; la vergogna che si prova nella
gestione del rimosso psicologico,
che rimane sempre in agguato nel subconscio, pronto a minare la
coesione sociale del gruppo. Giusto per rendere l'idea della rigidità
della società giapponese, in seguito all'arresto dell'otaku serial
killer di bambine Tsutomu Miyazaki (1989), gli otaku che si recavano
nei negozi per comprare o noleggiare videocassette contenenti cartoni
animati, venivano schedati dalla polizia come se fossero dei
potenziali criminali, anche se nei fatti erano innocenti ed innocui.
Da questo esempio – una goccia nel mare – si deduce che,
inevitabilmente, all'interno di un insieme di persone basato sulla
totale dipendenza dal gruppo, la paura per il diverso
e la paranoia diventano
delle reazioni meccaniche immediate, che inevitabilmente portano a
crudeli “cacce alle streghe” coadiuvate da misure repressive
prive di giudizio, figlie di psicosi collettive ben mascherate da
volti brillanti, puliti e sorridenti.
Dal canto suo, “Shinsekai
Yori” (lett. “From the New World”, palese citazione all'omonima
sinfonia di Dvořák,
che fa da leit motiv all'intera opera), oltre ad interrogarsi sulla
legittimità di una società del genere, va molto più a fondo,
decostruendola e sezionandola mediante potenti strumenti allegorici.
L'anime tratto dal corposo romanzo di Yusuke Kishi (grande successo
di pubblico e critica in madrepatria), unisce geniali trovate
grafiche e registiche ad un coacervo di riflessioni sulla natura
umana, rivelandosi uno degli anime più meritevoli, innovativi e
complessi recentemente creati.