Titolo originale: Gasaraki
Regia: Ryousuke Takahashi, Goro Taniguchi
Soggetto: Hajime Yatate, Ryousuke Takahashi
Sceneggiatura: Toru Nozaki, Chiaki J. Konaka
Character Design: Shukou Murase
Mechanical Design: Yutaka Izubuchi, Shinji Aramaki
Musiche: Kuniaki Haishima
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 25 episodi
Anni di trasmissione: 1998 - 1999
Regia: Ryousuke Takahashi, Goro Taniguchi
Soggetto: Hajime Yatate, Ryousuke Takahashi
Sceneggiatura: Toru Nozaki, Chiaki J. Konaka
Character Design: Shukou Murase
Mechanical Design: Yutaka Izubuchi, Shinji Aramaki
Musiche: Kuniaki Haishima
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 25 episodi
Anni di trasmissione: 1998 - 1999
Yushiro Gowa è un ragazzo giapponese introverso e taciturno, il quale
viene inviato in medio oriente come pilota di un prototipo di robot
militare sviluppato in grande segreto dalla sua famiglia. Qui
incontrerà, durante un'attacco statunitense alla capitale del Belgistan
(nome fittizio per indicare l'Iraq), Miharu, anche lei pilota di un
mezzo bellico umanoide. Nonostante siano avversari divisi dal colore
della divisa, Yushiro e Miharu percepiscono un forte legame spirituale,
il quale sembra legarli da precedenti incarnazioni. Nel setting militare
della guerra del Golfo si svilupperà la loro stoica storia d'amore,
come se essi fossero allo stesso tempo attori di un poema epico legato
al folklore giapponese e soldati impegnati in un conflitto non molto
lontano dai giorni nostri.
"Gasaraki" è il canto del cigno di Ryousuke Takahashi, maestro
indiscusso del realismo robotico (sono suoi titoli seminali del calibro
di "Votoms" e "Dougram"). Si tratta di un regista estremamente
raffinato, dall'impronta molto personale ed autorale, quanto mai legata a
ricostruzioni storiche fedeli e alla cultura tradizionale giapponese
tout court. Il "tocco" di Takahashi si riconosce subito: egli è in
grado, con il suo stile personalissimo, di rendere carismatica ogni
singola inquadratura delle sue opere. Questo discorso vale sopratutto
per "Gasaraki": l'opera vanta di una regia di alto livello, in grado di
creare momenti intensi, emozionali e allo stesso tempo cerebrali. Certe
scene, come ad esempio l'incontro ravvicinato nel tempio di Miharu e
Yushiro, trasmettono una poetica fatta di frammenti di parole, sguardi,
silenzi e misticismo. Un'atmosfera unica, sublime.
"Gasaraki" non è un'opera di intrattenimento. Approcciarsi ad un titolo
del genere equivale ad ammirare una vera e propria opera d'arte
impegnata, solenne, nella quale c'è un messaggio, ci sono rimandi
storici e culturali molto precisi, toni aulici - si pensi alle poesie
che anticipano il titolo di ogni episodio - e altre finezze molto
ricercate; la splendida sigla di chiusura, con il suo fascinoso mood
orientaleggiante e romantico, gli sperimentalismi visivi, la cura dei
dettagli. Inoltre, è bene far presente che siamo di fronte ad un anime
giapponese fatto per giapponesi; "Gasaraki" è molto chiuso in sé stesso,
nel suo mood orientaleggiante, nel suo ermetismo e folklorismo. Lo
spettatore occidentale occasionale potrebbe trovarlo parecchio estraneo
alla sua cultura, e pertanto bollarlo, con fare superficiale, come
eccessivamente prolisso ed incomprensibile. Nella sua complessità e
fedeltà storica, "Gasaraki" arriva a prevedere le guerre finanziarie su
larga scala a cui siamo abituati ai giorni nostri, fornendo un'ampio
spettro di riflessione sulla decadenza della postmodernità nel contesto
socio-politico nipponico; tradizione nel passato, alienazione nel
presente; la necessità di preservare un'anima/identità solida e
splendente, come la lama di una katana, in un mondo in continuo e
frenetico mutamento; l'accettazione finale della precarietà delle cose -
Il tempo è scritto nel vento, il destino non è scolpito in lastre di
pietra - direbbe Yushiro.
Quest'opera ha due anime. Una è la storia di Miharu e Yushiro nel
contesto della guerra del Golfo, un'hard sci-fi quasi iperrealistico in
cui è presente un retroscena politico ed economico molto curato (seppur
non ai livelli di "Dougram"); l'altra è la storia dei due
innamorati/nemici nella loro incarnazione precedente, avvenuta nel
turbolento e corrotto periodo Meiji. Il significato di Gasaraki sta
nella sovrapposizione di queste due anime. Tra i numerosi strati che lo
compongono, vi è un'analisi della sete di potere dell'uomo, la quale
rimane invariata nel corso del tempo, congiunta alla denuncia delle
folli tradizioni patriarcali legate esclusivamente al profitto. Inoltre,
nell'opera, oltre ai vari riferimenti a Samurai, danze rituali, teatro
Noh e sciamanesimo, la metafora legata al pensiero buddhista è molto
palese: si pensi al tema delle incarnazioni nelle vite precedenti, al
circolo vizioso e senza via d'uscita causato dalle illusioni del potere e
dell'immortalità.
Come tutte le cose, anche "Gasaraki" non è esente da difetti. Patologia
degna di nota è il fatto che verso la fine della serie vengano inseriti
numerosi eventi e personaggi che avrebbero avuto bisogno di più puntate
per essere sviluppati a dovere, come ad esempio la sorella di Yushiro,
la quale avrebbe indubbiamente necessitato di più spazio. Nell'ultimo
frangente, precedente al finale, viene messa troppa carne al fuoco, e
alcune cose vengono lasciate per strada. Nonostante questi difetti di
sceneggiatura, l'ultima puntata della serie è molto suggestiva e
significativa, con la sua rivelazione finale coadiuvata da una regia
altamente postmoderna e sperimentale. Ventisette puntate anziché
venticinque sarebbero state comunque meglio, a mio avviso. Inoltre,
personalmente, avrei gradito una maggiore dose di folklorismo,
misticismo e romanticismo nella seconda metà dell'anime, molto più
fredda, politica e tattica della prima.
Ribadisco che "Gasaraki" sia una serie che richiede un certo sforzo da
parte dello spettatore per essere seguita e compresa appieno. Molti
potrebbero trovarla eccessivamente ostica e prolissa, oppure lamentarsi
della caratterizzazione dei personaggi, i quali, nel loro esser
guerrieri stoici di poche (talvolta auliche) parole, sono perfettamente
consoni allo stile del regista (Miharu e Yushiro non sono nient'altro
che delle versioni meno carismatiche dei protagonisti di "Votoms", Fyana
e Chirico). Al di là di queste considerazioni, "Gasaraki" è una
memorabile lezione di classe e stile, un anime sofisticato, adulto ed
estremamente autorale dalle impareggiabili atmosfere e contenuti. Un
vero e proprio classico degli anni novanta. Un vero e proprio anime
giapponese nella sostanza, ben lungi dall'esser contaminato
dagl'infelici compromessi legati all'occidentalizzazione e all'anime
business.
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