Titolo originale: Seisenshi Dunbine
Regia: Yoshiyuki Tomino
Soggetto: Hajime Yatate, Yoshiyuki Tomino (basato sui suoi romanzi originali)
Sceneggiatura: Minoru Yokitani, Yoshiji Watanabe
Character Design: Tomonori Kogawa
Mechanical Design: Kazutaka Miyatake, Yutaka Izubuchi, Tomonori Kogawa
Musiche: Katsuhiro Tsubono
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 49 episodi
Anni di trasmissione: 1983 - 1984
Regia: Yoshiyuki Tomino
Soggetto: Hajime Yatate, Yoshiyuki Tomino (basato sui suoi romanzi originali)
Sceneggiatura: Minoru Yokitani, Yoshiji Watanabe
Character Design: Tomonori Kogawa
Mechanical Design: Kazutaka Miyatake, Yutaka Izubuchi, Tomonori Kogawa
Musiche: Katsuhiro Tsubono
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 49 episodi
Anni di trasmissione: 1983 - 1984
1983, Tomino dona al mondo dell'animazione giapponese "Aura Battler
Dunbine", una delle prime (se non la prima) opere animate fantasy provenienti
dal "paese del sol levante". A ben guardare si può tuttavia scorgere un
aspetto ulteriore, "Dunbine" non è un mero fantasy ma un esperimento
particolarmente bizzarro e insolito, che vede l'armonizzarsi della
componente "fiabesca" e "medievaleggiante" con un ingrediente
tipicamente tominano: il mecha.
A questo punto devo chiedere gentilmente al lettore dubbioso e
diffidente di non smettere di leggere, scettico o nauseato che sia
all'idea di un simile accostamento. Invero, Tomino riesce a fondere e a
coordinare questi due mondi e generi, apparentemente impenetrabili ed
estranei tra loro, con grande semplicità, rendendoli anzi la base per
impostare l'intero e più intimo significato dell'opera. Questa serie
inoltre rientra a pieno diritto (assieme a "Ideon" e "Z Gundam") in quel
gruppo di lavori, accomunati da un elevato tono di pessimismo e
drammaticità, che cagionarono al loro ideatore il nomignolo di "Kill 'Em
All Tomino".
Persino un profano potrebbe presagire, a questo punto, il tema
fondamentale della serie. Tale non è altro che la guerra, una guerra
tragicamente necessaria, seguita attraverso il suo evolversi ed
espandersi mediante una frenetica corsa agli armamenti (la
militarizzazione) e il progresso. Una trattazione che viene condotta
fino al suo estremo e annichilente approdo. Questi due fattori, attorno
ai quali ruota l'intera opera, sono i cardini dell'interpretazione
tominiana della guerra e si può assaporare una non certo velata critica
nei loro confronti. Impossibile negare, pertanto, che "Dunbine" non sia
esente da un idealismo dal retrogusto quasi imbarazzante, tuttavia si
può notare come questo cerchi di bilanciarsi con un evidente
"pessimismo" ontologico. Viene spiegato, infatti, che in Byston Well le
piaghe della guerra e della corruzione erano già presenti ben prima
dell'avvento di Shott Weapon, araldo del progresso; tale accadimento ha
comportato solo un'esasperazione della situazione precedente,
un'alterazione dell'equilibrio tra poteri. Il progresso infatti
determina un estendersi della guerra in scale gradatamente sempre più
grandi. Si tratta di una differenza più quantitativa che qualitativa.
Questo discorso è importante, se non fondamentale, poiché lascia a
intendere che il mondo naturale e incontaminato di Byston Well non è in
realtà l'ideale perfetto che molti credono, bensì un universo in cui il
conflitto è presenza radicalmente necessaria, se non preponderante.
Finanche la "Natura" stessa appare affatto egoista, non a caso la regina
delle Ferario agisce in guisa tale da imitare il mirabile esempio di
Pilato, lavandosi letteralmente le mani degli affanni che "non la
riguardano". Queste distinzioni e precisazioni pongono la riflessione
proposta dalla serie in un'ottica meno semplicistica, sebbene non si
possa superare una certa rigidità soprattutto per quanto riguarda il
cast.
Con riferimento a questo punto si può agevolmente notare, contrariamente
a "Ideon", una linea di demarcazione piuttosto netta tra i "Buoni" e i
"Cattivi". In "Dunbine" i personaggi principali sono chiaramente e
aprioristicamente Buoni (la loro è solo una reazione idealistica ai
piani di conquista dei cattivi), Drake e i suoi alleati invece appaiono
inderogabilmente come malvagi e corrotti, nella tecnologia trovano uno
strumento in più per attuare i loro piani. Non vengono poste, se non
raramente, questioni di relativismo morale. Questo accade perché le
motivazioni di base delle fazioni, ovvero il motore di tutto, sono
piuttosto idealizzate, sebbene si assista a dei tentativi di equilibrare
le due parti ciò non è sufficiente a ribaltare la situazione. Siffatto
modo di fondare l'intreccio ha, a mio parere, reso rigida la
trattazione, che poteva giungere a considerazioni di uno spessore più
elevato.
A favore si può però sostenere che "Dunbine", per certi versi, non
predilige nessuna delle due fazioni, estromettendo così il fastidioso
paradigma del "buono" che vince sempre e che non muore mai. Spesso i
"nostri" falliscono miserabilmente nei loro intenti, mentre i nemici si
rivelano maggiormente abili e scaltri. Pertanto, sebbene i protagonisti
non escano molto dai ruoli loro imposti, non godono di una posizione
privilegiata. Coloro che potremmo definire i "buoni" non esitano a usare
la violenza per rimediare alla violenza medesima, e di questo
pagheranno il fio, a discapito dei loro nobili ideali. La conclusione
quindi sancisce come morale il fatto che la guerra sconfigge tutti,
senza che vi sia vincitore alcuno.
Con "Ideon" vi sono altresì pregnanti affinità: ad esempio il ricorrere
del tema circa il rapporto genitore-figlio, molto importante soprattutto
per ciò che concerne la figura di Elmelie. Si può parlare anche dello
scontro tra civiltà, della lotta tra culture, senza dimenticare le
vicende sentimentali che, in entrambi i lavori, svolgono un ruolo
d'insostituibile sottofondo, donando ulteriori sfumature caratteriali ai
personaggi.
"Dunbine", imprevedibilmente, si rivela anche spensierato: vi sono
diversi momenti di distensione e allegria che si alternano a quelli di
disperazione e conflitto. Questi siparietti permettono di attenuare la
pesantezza narrativa, marchio di fabbrica di Tomino, e di fornire colore
e maggiori sfumature all'ambientazione.
L'epilogo, infine, esplode in un mattatoio di emozioni, non si
trattengono i colpi e "Kill 'Em All Tomino" non tradisce la sua fama,
concludendo le vicende in modo tragico e annichilente.
Il lato tecnico e la sceneggiatura a mio avviso non sono dei migliori.
"Dunbine" presenta diversi difetti "tipici" e ricorrenti: abbondano le
sequenze riciclate, le coincidenze, le ingenuità. Spesso si assiste a
sezioni eccessivamente lunghe e ridondanti, concentrate su un unico
combattimento o situazione, senza contare la grande lentezza espositiva
del tutto. Ciò potrebbe causare non pochi problemi a uno spettatore
abituato ai ritmi più moderni, portandolo velocemente alla noia.
Non commettete l'errore di abbandonare la visione di "Dunbine" per un
motivo così futile, il finale saprà ampiamente ripagare, emotivamente,
le parti più statiche e lente immediatamente precedenti, offrendo un
momento molto intenso e denso di emozioni.
Condivido tutto quanto detto dal mio socio a parte una cosa. L'idealismo dei personaggi visto come difetto. Spesso le guerre sono combattute da persone con determinati ideali, come ad esempio Ernesto Guevara. Tomino rappresenta la guerra in modo totalmente nichilista; è una guerra in cui l'idealismo non è del regista, ma solamente dei suoi personaggi, i quali potevano benissimo non esserlo. Poco sarebbe cambiato, Tomino raffigura la razza umana e la natura come oggetti ontologicamente competitivi; nel momento in cui arriva l'industrializzazione, la competitività cresce, allo stesso modo delle potenzialità distruttive dell'uomo, fino all'apocalisse finale. Nel 1983 siamo inoltre in piena guerra fredda: gli anime contemporanei a Dunbine erano pieni di moniti autorali contro le armi nucleari, si pensi a Baldios e a Mirai Shonen Conan, tanto per fare due esempi celebri
RispondiElimina