lunedì 23 giugno 2014

Combat Mecha Xabungle: Recensione

Titolo originale: Sentou Mecha Xabungle
Regia: Yoshiyuki Tomino
Soggetto: Hajime Yatate, Yoshiyuki Tomino
Sceneggiatura: Soji Yoshikawa, Tsunehisa Ito, Yoshihisa Araki
Character Design: Tomonori Kogawa
Mechanical Design: Kunio Okawara
Musiche: Kouji Makaino
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 50 episodi
Anni di trasmissione: 1982 - 1983


Il nome del pianeta è Zola. Anche se nessuno se lo ricorda più. Da tempi immemorabili i membri di una ristretta e privilegiata classe sociale, gli Innocent, sfruttano per il proprio tornaconto l'ignoranza dei Civilians, la classe sociale inferiore, creando strane leggi e cospirando nell'ombra, alimentando per convenienza le conflittualità interne al loro dominio. Jiron Amos è un Civilian in cerca di vendetta, che dopo una serie di avvenimenti si unisce ai Sand Rats, una brigata di rozzi ladruncoli analfabeti e fracassoni. Essi diventeranno l'equipaggio dell'Iron Gear, una mastodontica corazzata/robottone comandata da Eichi, un'isterica ragazza di bell'aspetto che, a suo dire, vorrebbe piantare il seme della cultura nel deserto dell'ignoranza. Le azioni avventate di Jiron Amos faranno via via soffiare il vento della ribellione verso gli Innocent: i nostri scapestrati protagonisti diventeranno dei veri e propri rivoluzionari senza neanche saperlo...


Titolo assai misconosciuto all'occidente, recentemente riesumato grazie al fansub, "Xabungle" è assieme a "Daitarn 3" e a alle "Time Bokan" il grande capostipite del genere parodistico in salsa robotica. Diretto da uno Yoshiyuki Tomino nel suo periodo di crisi depressiva, subito dopo il cupo "Ideon" e subito prima del nichilista "Dunbine", questo anime è un vero e proprio inno alla vita, una solare ed esilarante avventura che si potrebbe riassumere nel motto "Basta pensare, bisogna agire!". Nonostante la leggerezza dell'opera in questione, che non manca di un retroscena più serioso e riflessivo, il pensiero del grande regista viene in gran parte sviscerato a dovere: la critica alla corsa agli armamenti, che verrà ripresa in "Dunbine", la fiducia nelle giovani generazioni, l'assoluto pragmatismo e la conseguente rinuncia alla speculazione, le riflessioni sulla natura femminile, il nudo...


Il grande punto di forza di "Xabungle", oltre al suo irresistibile umorismo tamarro, sono i suoi personaggi: è difficile non affezionarsi a quel maschiaccio di Rag, che tuttavia nasconde una certa sensibilità e un grande bisogno di affetto; alla carinissima Eichi, che fa spesso sfoggio della sua isteria da perenne crisi mestruale e delle sue mutandine, rigorosamente bianche o verdi; al paffuto e tamarrissimo Jiron Amos, che agisce ancora prima di accendere il cervello, arrivando addirittura a spaccare i vetri blindati a testate; a Burume, irresistibile capellone che non vuole essere comandato da nessuno, sempre pronto a ribellarsi e dire la sua; a Fatman, vero e proprio poser in animazione, che durante alcune puntate ruberà in modo esilarante la scena agli altri comprimari. I personaggi sono tantissimi, tutti caratterizzati degnamente: non mancano le solite baronesse tominiane di mezza età che si riveleranno antagoniste tragiche; i cambi di fazione, i cattivi carismatici e sensibili (Lord Arthur in primis).


"Xabungle" è il "Gurren Lagann" prima di "Gurren Lagann". E' evidente che la blasonata opera della GAINAX, al di là del suo caratteristico citazionismo, abbia uno script decisamente ispirato all'opera di Tomino, da cui prende anche la filosofia di fondo, il messaggio positivo riguardante l'importanza dell'amicizia, il fatto che degli sprovveduti, che combattono sparando colpi di cannone a caso, riescano a tener testa a un oscuro nemico che agisce nell'ombra. Anche le ambientazioni prevalentemente desertiche del pianeta Zola ricordano molto quelle della prima parte di "Gurren Lagann" (la seconda, per quanto sia ancora debitrice di "Xabungle", è ispirata sopratutto alla "Getter Saga" di Ishikawa). Addirittura "Gurren Lagann" emula "Xabungle" per le incursioni nell'ecchi: non sarà raro vedere le mutande di Eichi, le tettone di Rag e tante altre zone erogene femminili su cui Tomino farà dell'ironia in modo assai grezzo e goliardico. 


Negli aspetti tecnici, per la sua epoca, "Xabungle" eccelle in tutto: le animazioni sono sempre fluide e dinamiche, senza alcuna scena ripetuta, le musiche, sempre splendide, empatiche e inserite perfettamente nella sceneggiatura, in modo da sottolineare momenti buffi e scanzonati, oppure tristi e riflessivi - dopotutto stiamo parlando di Tomino nel suo periodo migliore. Il character design è proprio quello del veterano Tomonori Kogawa, lo stesso che ha disegnato i personaggi di "Ideon" e "Dunbine", altri picchi assoluti del maestro. Inutile dire che al mecha design ci sia il migliore, il leggendario Kunio Okawara, che qui si sbizzarrisce creando decine di nuovi robot ("Xabungle" ha avuto un grande successo nella vendita dei modellini, quindi non soffre di alcun taglio di budget, contrariamente a "Gundam" e "Ideon"). Menzione d'onore alle sigle: quella di apertura viene acclamata dai fan del genere robotico di tutto il mondo, quella di chiusura invece è molto orecchiabile e rende perfettamente quel senso di "avventura infinita" che Tomino vuole trasmetterci al di là delle gag e dei siparietti comici.


Con quest'opera, Tomino si diverte alla grande a fare ironia su ogni singolo cliché del genere: ci sono due "Xabungle" identici, le anticipazioni degli episodi prendono in giro la serie, i personaggi si lamentano del fatto che non sono abbastanza fighi, oppure si montano la testa e pensano veramente di esserlo - come quella scena in cui la bambina con i capelli a forma di cipolla esce da sotto la gonna di una ballerina, imbraccia il mitragliatore, spara a caso e dice: "Quanto sono figa!"; essi inoltre se ne usciranno con frasi del tipo "Questo è un lavoro degno del mecha che dà il nome alla serie", "Perché il regista non mi ha messo in una scena così epica?", "Non riesco a colpire nessuno, non sarà perché sono solamente un personaggio secondario?".


In conclusione, "Xabungle" è uno dei vertici massimi di Tomino, che nonostante una lentezza e una ripetitività a tratti logoranti, e una gamma limitatissima di ambientazioni, si rivela un gran bel titolo e, a mio avviso, la parodia del robotico meglio riuscita in assoluto. Il suo unico difetto, la ripetitività, non è così marcato come in "Dunbine", con i suoi ciclici filler tutti uguali uno all'altro, ma è attenuato dalla simpatia dei personaggi, dalla loro caratterizzazione perfetta e da quell'inimitabile umorismo autoriale onnipresente nella serie. Come accennavo, non mancheranno momenti seriosi e drammatici, come l'epica trentaseiesima puntata, e i vari momenti tristi in cui i personaggi cadranno nello sconforto, perdendo la fiducia in loro stessi. Visione obbligatoria per tutti i fan del robotico e di Tomino in generale, consigliata a tutti gli altri, che magari potrebbero riscoprire un piccolo capolavoro ingiustamente poco celebrato presso i nostri lidi. 








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