Titolo originale: Kaiba
Regia: Masaaki Yuasa
Soggetto: Masaaki Yuasa/Madhouse
Sceneggiatura: Masaaki Yuasa
Character Design: Nobutake Ito
Musiche: Kiyoshi Yoshida
Studio: Madhouse
Formato: serie televisiva di 12 episodi
Anni di trasmissione: 2008
Un inaspettato incipit in "medias res" ci catapulta in un mondo a noi
totalmente sconosciuto e incomprensibile, di cui non conosciamo nulla e
di cui nulla ci viene spiegato. L'assenza di una voce narrante esterna
agli avvenimenti dona alla serie quel tocco di realismo che lascia in un
primo momento confusi, smarriti, sensazioni che condividiamo con il
protagonista stesso che, come lo spettatore, si ritrova precipitato in
un mondo alieno e oscuro. Egli ha perduto infatti le sue memorie e,
dimentico del suo passato, inizia un surreale e onirico viaggio alla
ricerca di se stesso.
Lentamente si apre uno spiraglio di luce sulle fugaci ombre che
ammantano i retroscena di questo assurdo mondo, delineando
un'ambientazione futuristica, dalle reminiscenze cyberpunk, in cui
emerge una società degradata e amorale, ove lo sviluppo tecnologico ha
corrotto l'uomo, o forse sarebbe più corretto affermare ove l'uomo ha
corrotto la tecnologia, sfruttandola per il proprio egoismo. Il progresso ha raggiunto vertici inimmaginabili, riuscendo a sviluppare
un processo in grado di convertire la memoria degli individui in dati
informatici scissi dal corpo e trasmissibili mediante chip. L'essere
umano, in questo modo, si proietta oltre se stesso e oltre il tempo,
potendo mutare forma a piacimento e inoltre avendo l'opportunità di
modificare i propri ricordi, rimuovendo quelli dolorosi e tragici del
passato per costruirsi di fatto una realtà piacevole ma fittizia. Si crea perciò un lucroso commercio di corpi e di chip di memoria in
mano ai ricchi e ai potenti; la fascia di popolazione povera rimane
reclusa nei bassifondi, impotente e indifesa dalle prepotenze e dai
capricci degli strati sociali più elevati. Riserbando per dopo le
considerazioni di carattere tecnico in merito alla realizzazione di tale
ambientazione, accingiamoci ora a una breve disamina circa la
strutturazione della trama.
Senza commettere grave empietà si può ragionevolmente affermare che
"Kaiba" si divida grossomodo in due archi narrativi. Il primo,
comprendente le prime sette puntate, si concentra maggiormente nel
fugare i pesanti dubbi e le incertezze dello spettatore, e insieme del
protagonista, circa l'ambiente e i personaggi che si incontrano, dando
spazio così alle problematiche di natura etica e morale che emergono
dalle varie vicende narrate. La ricerca delle memorie del protagonista
viene dunque messa da parte per invece addentrarsi in una sorta di
"viaggio" alla scoperta del mondo circostante, narrazione che in un
certo qual modo ricorda vagamente quanto avviene in "Kino no Tabi". Il
nostro eroe errabondo visita i più disparati luoghi e pianeti, in ognuno
dei quali si troverà coinvolto, volente o nolente, nelle tragiche
vicissitudini dei personaggi che incontra, vittime di una società
corrotta e della crudeltà propria dell'uomo. Una triste malinconia
pervade questa prima parte, nonostante la surreale grafica psichedelica
si avverte intensamente il dramma dei personaggi, per merito di una
poetica intensa e di una regia di grande classe ed efficacia. Le
commoventi vicende in cui ci si trova coinvolti, brevi e drammatici
squarci di una società degenerata e crudele, avvolgono ancor di più nel
mistero la trama principale, presentando piccoli e sconcertanti
frammenti rivelatori, i quali, essendo apparentemente scollegati fra
loro, risultano indecifrabili e non permettono di potere far luce
sull'intricato enigma del passato di Kaiba.
Spetta alla seconda parte il compito di ricostruire, grazie a un
magistrale uso del flashback, l'insieme delle vicende e dei retroscena
rimasti fino a quel momento celati, andando lentamente a ricomporre
quest'immenso e complesso puzzle, mettendo gradualmente al loro posto
tutti i pezzi di cui esso è composto.
La regia è qui intelligente e conduce, come già accennato, tale
ricostruzione per gradi, dimodoché lo spettatore stesso si faccia
partecipe e cerchi d'interpretare gli avvenimenti, aspettando il
tassello successivo, che sveli finalmente la verità. La narrazione è
continuamente spezzata da flashback e da flashforward, ma non si
avvertono buchi di trama, tutte le informazioni vanno al loro posto fino
all'apoteosi finale.
Proprio riguardo alla conclusione però, ho rilevato dei difetti che si
sarebbero potuti evitare per rendere la trattazione del tutto
maggiormente coerente con quanto mostrato in precedenza. Non perdono al
regista l'aver voluto forzare un lieto fine non tanto nel messaggio,
cosa peraltro azzeccata e ben realizzata, bensì per quanto riguarda i
destini dei personaggi, il che rovina l'atmosfera drammatica che si era
fino a quel punto delineata, volendo a tutti i costi concludere in modo
totalmente positivo, fino all'ultimo fotogramma.
Dal punto di vista contenutistico a mio avviso si poteva fare di più.
Gli spunti c'erano tutti per potersi addentrare in considerazioni
escatologico-filosofiche riguardo la vita e la personalità degli
individui, ma si è preferito concentrasi sulla storia, lasciando a chi
guarda un'interpretazione delle tematiche, senza però approfondirle
sufficientemente. Questo non è tuttavia un difetto grandemente rilevante
poiché in fin dei conti la risultante si può fregiare di un certo
spessore e profondità, dovuti in maggior parte alle atmosfere cupe e
inquietanti e a una sceneggiatura matura e convincente.
Passiamo ora alle osservazioni in merito all'immaginifico repertorio
grafico realizzato da Masaaki Yuasa, punta di diamante di quest'opera.
La prima caratteristica che risalta in maniera preponderante agli occhi
di chi guarda è senz'altro la stranissima realizzazione tecnica di
questa serie. Un disegno essenziale, gretto, delinea figure e paesaggi
onirici e deliranti, che sembrano partoriti da una mente visionaria e
malata. Le animazioni sono curate e la regia si rivela fenomenale. Come
già accennato in precedenza, nonostante la grafica psichedelica e
surreale, che potrebbe porre una distanza incolmabile tra lo spettatore e
le vicende narrate, traspare, come in una dolce poesia, il dramma dei
personaggi, ognuno segnato da un infausto destino di solitudine e
dolore.
I personaggi sono gommosi, caratterizzati da un disegno che potrebbe sembrare infantile ma che serba non poche sorprese.
Serie sperimentali come questa se ne vedono raramente nel mondo
dell'animazione di oggi, "Kaiba" è un tentativo coraggioso dell'autore
di realizzare qualcosa di completamente fuori dagli schemi e dai gusti
del grande pubblico.
Pervenendo infine alla conclusione della recensione, non posso che
consigliare questa serie a coloro i quali non disdegnano le opere di
nicchia e che riescono a vedere un po' più in là dell'apparenza,
cercando di cogliere gli spunti e le riflessioni che un'opera vuole
donare al proprio pubblico. Alla faccia di chi afferma che l'animazione è
una forma artistica inferiore che poco ha da offrire.
Nessun commento:
Posta un commento