Titolo originale: Aoki Ryusei Layzner
Regia: Ryousuke Takahashi
Soggetto: Hajime Yatate, Ryousuke Takahashi, Tsunehisa Ito
Sceneggiatura: Fuyunori Gobu, Yasushi Hirano, Tsunehisa Ito
Character Design: Moriyasu Taniguchi
Mechanical Design: Kunio Okawara
Musiche: Hiroki Inui
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 38 episodi
Anni di trasmissione: 1985 - 1986
Sceneggiatura: Fuyunori Gobu, Yasushi Hirano, Tsunehisa Ito
Character Design: Moriyasu Taniguchi
Mechanical Design: Kunio Okawara
Musiche: Hiroki Inui
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 38 episodi
Anni di trasmissione: 1985 - 1986
In un universo alternativo, in cui
la guerra fredda tra USA e CCCP si è protratta fino all'era spaziale,
una totalitaria razza aliena, proveniente da una stella di nome Grados,
vuole distruggere la razza umana, rivendicando la Terra come propria
patria. Il protagonista della storia, Eiji, figlio di un terrestre e
di una gradosiana, sentendo il richiamo del sangue fugge dalla sua
patria rubando il Layzner, l'ultimo prototipo di mecha sviluppato dal
regime, con l'intento di avvisare i terrestri dell'imminente
catastrofe...
Ryosuke Tahakashi è uno dei grandi maestri del realismo robotico. Sono sue opere del calibro di "Dougram", una vera e propria
rivisitazione sci-fi della guerra fredda e della rivoluzione cubana, e
"Votoms", un poliedrico hard sci-fi che si snoda con molta disinvoltura
dalla guerra del Vietnam alle mastodontiche space opera in puro stile
"2001: Odissea nello spazio". "Layzner" si differenzia parecchio da
questi due titoli: siamo di fronte ad un classico sci-fi di
azione/guerra, in cui la guerra fredda, già affrontata in "Dougram" senza
freni inibitori e, sopratutto, senza trascurare i suoi risvolti politici
e sociologici, viene messa in secondo piano, a favore di un soggetto
palesemente ispirato a "Baldios" e a dei combattimenti tra mecha
decisamente spettacolari e ben animati.
"Layzner" parte alla grande, offrendo una fuga nello spazio sceneggiata
molto bene e dalla sapiente regia, caratterizzata da una certa velocità
espositiva e da un'indubbia padronanza della tecnica di
tensione/risoluzione. Nelle opere precedenti lo stile registico di
Tahakashi era molto più lento e mastodontico, mentre qui diventa assai
dinamico, da buon film d'azione anni '80. "Layzner" si suddivide in due
tronconi: il primo è la fuga verso la terra di Eiji, che verrà
accompagnato da dei cadetti militari, originariamente inviati su Marte
per un'addestramento, mentre il secondo è in puro stile "Ken il
Guerriero" e "Mad Max", con un contorno robotico alla "Gundam". Questa
parte è la più problematica: evidentemente le modalità di invasione
della terra dei gradosiani hanno ricordato alla produzione i crimini di
guerra commessi dall'esercito giapponese a danno della Corea nella
seconda guerra mondiale, cosa che ha indotto un taglio di budget
immediato per la serie (Tahakashi stesso ha comunque ammesso di essersi
ispirato alla guerra di Corea, anche se questa analogia non è molto
esplicita, a causa dell'indubbia somiglianza di alcuni eventi con il
fahrenheit 451 di Bradbury). Ironicamente, a furia di scimmiottare
"Baldios", "Layzner" ha avuto il suo stesso destino: nella seconda parte
della serie abbiamo un notevole calo della qualità delle animazioni,
dei problemi di sceneggiatura indotti dalla decimazione delle puntate,
un finale inesistente. Infatti il trentottesimo episodio lascia tutto in
sospeso, e per conoscere la conclusione effettiva della vicenda è
necessario considerare anche il terzo OAV del 1986 (i primi due sono dei
riassunti del primo e del secondo arco della serie).
Oltre agli aspetti tecnici notevoli, il vero punto di forza di Layzner
sono i personaggi, tutti ben caratterizzati e dalle reazioni molto
realistiche. C'è la bambina sensibile che riesce a comprendere con
facilità il prossimo, c'è il tamarro del gruppo che mena le mani prima
di azionare il cervello, c'è quello freddo e razionale con gli occhiali
che riesce a pilotare bene il robot, c'è l'eroina dall'improbabile
acconciatura glam (la rivoluzione estetica di "Macross" si fa sentire).
Inutile dire che il protagonista verrà inizialmente trattato male e
umiliato per le sue origini: in "Layzner" c'è il razzismo, e ci sono dei
forti problemi di comunicazione tra i personaggi. Tutta questa serietà
purtroppo spesso va a farsi benedire con l'entrata in scena di Gosterro,
un personaggio abbastanza inutile, ottuso e patetico a cui il regista
concede troppo spazio (addirittura nella seconda parte Gosterro avrà un
episodio tutto per sé, che si rivelerà uno dei picchi più bassi
dell'intera serie). Sicuramente Gosterro è più un tamarro da picchiare
alla "Ken il Guerriero", che un antagonista tipico da seriosa space
opera alla "Baldios" e "Gundam".
"Layzner" è un ibrido real/super. Il potere speciale del robot è la
cosiddetta "V-MAX mode", che nei momenti di pericolo manda il robot in
berserk, trasformandolo in un efferata macchina di distruzione
superpotenziata e senza controllo. E' curioso notare che questa modalità
verrà poi ripresa in "Evangelion" (la "Berserk mode") e in "Xenogears"
(la "Id mode").
Le sigle di apertura e di chiusura di "Layzner" meritano delle lodi a
parte: sono splendide, folgoranti e in pieno mood anni '80. Decisamente
le migliori sigle robotiche che abbia mai visto, assieme alla seconda OP
di "Z Gundam", alla seconda OP di "Dunbine", alla OP di "Brain Powerd" e alla mitica "Silent
Voice" di "ZZ Gundam".
In conclusione, "Layzner" è un robotico anni '80 nella media. Non è di
certo l'opera di un Tahakashi ispirato: oltre ai vari debiti nei
confronti di serie precedenti, ho addirittura notato una certa
somiglianza del finale dell'OAV a quello della seconda serie di "Corazzata Spaziale Yamato". Inoltre il cliffhanger che collega le due parti della serie
non mi ha convinto molto: avrei preferito che "Layzner" fosse rimasto un
robotico tout court fino alla fine, anche se l'improvviso cambio di
registro è comunque una scelta narrativa coraggiosa.
A chi si approccia a Tahakashi consiglio di vedere prima di "Layzner" i
già citati "Votoms" e "Dougram", se poi si è aprezzato quest'ultimo vale
la pena di dare un'occhiata anche a "Flag", un vero e proprio
documentario di guerra civile trasposto in animazione, tuttavia privo
del melodramma e dell'empatia di "Dougram".
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