Titolo originale: Brain Powerd
Regia: Yoshiyuki Tomino
Soggetto: Hajime Yatate, Yoshiyuki Tomino
Sceneggiatura: Yoshiyuki Tomino
Character Design: Mutsumi Inomata
Mechanical Design: Mamoru Nagano, Takumi Sakura
Musiche: Yoko Kanno
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 26 episodi
Anno di trasmissione: 1998
Regia: Yoshiyuki Tomino
Soggetto: Hajime Yatate, Yoshiyuki Tomino
Sceneggiatura: Yoshiyuki Tomino
Character Design: Mutsumi Inomata
Mechanical Design: Mamoru Nagano, Takumi Sakura
Musiche: Yoko Kanno
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 26 episodi
Anno di trasmissione: 1998
"Brain Powerd" è un robotico anni '90 decisamente nella media. Scritto e
diretto interamente da Yoshiyuki Tomino nella sua fase post-depressione
(vi ricordate quel mattatoio di "V Gundam"?), questo anime è una vera e
propria celebrazione della figura femminile in salsa New Age. Ancora
una volta, con quest'opera, il regista torna ad affrontare il tema a lui
più caro, quello dell'incomunicabilità tra le persone, aggiungendoci
anche riflessioni sulla crisi della famiglia moderna in cui la figura
della "madre che cresce i figli" è diventata sempre più rara. Infatti,
molti personaggi di "Brain Powerd" sono tormentati dal rapporto che
hanno (o hanno avuto) con i genitori, soffrono per la perdita della
madre (o della nonna) come figura di riferimento, sono abbandonati a
loro stessi.
In quest'opera, così come nel successivo "Turn A Gundam" (che uscirà un
anno dopo, nel 1999), si osserva che Tomino ha riacquisito fiducia nel
genere umano: i suoi messaggi sono coadiuvati da un insolito "happy
ending" assai più positivo dei truculenti finali di "Z Gundam", "Ideon" e "Aura Battler Dunbine".
Al di là della nobiltà dei contenuti (in una società estremamente
patriarcale come quella giapponese, elogiare così direttamente la
femminilità è un scelta molto coraggiosa), "Brain Powerd" rimane
comunque una serie nella norma, che non fa di certo gridare al
capolavoro. La sceneggiatura è volutamente molto frammentaria e veloce,
in modo da far sembrare le vicende completamente estranee allo
spettatore. All'inizio della serie quest'ultimo rimarrà spiazzato in
quanto vengono introdotti millemila concetti senza alcuna spiegazione:
"Brain Powerd", "Orphan", "Revival", "Grand Child", "Antibody",
"Plate"... vi avverto: sarà peggio della prima lezione di matematica
della vostra vita, in cui il professore aveva riempito la lavagna di
strani simboli di cui nessuno aveva capito nulla.
Allo stesso modo dei suoi personaggi, prigionieri di sé stessi e
rinchiusi in continui monologhi, anche l'opera in questione si comporta
come un lungo monologo di 26 puntate in cui l'osservatore esterno
difficilmente riesce a penetrare. "Brain Powerd" parte in quarta e se ne
va per i fattacci suoi, senza comunicare con lo spettatore e senza
fornirgli alcuno spunto di identificazione con le vicende narrate e con i
personaggi. L'incomunicabilità in quest'opera è assoluta e a doppio
taglio: i personaggi non comunicano tra loro e lo spettatore non
comunica con "Brain Powerd".
Le vicende dei protagonisti ruotano intorno ad una misteriosa entità di
origine aliena a forma di astronave, "Orphan", che vive nelle profondità
dell'oceano e che si nutre dell'energia dei pianeti in cui si
stabilisce, per poi successivamente migrare verso lo spazio (no, non è
il "Lavos" di "Chrono Trigger"!). I principali antagonisti della serie
sono gli "Antibody" di "Orphan", delle persone condizionate dall'immondo
essere (?) che, a bordo dei "Grandchild", lo difendono da quelli della
"Novice Noah", che pilotano i cosiddetti "Brain Powerd" (praticamente
dei "Grandchild" non soggetti all'influenza di "Orphan"). In questa
fazione fa capolino il "protagonista" Yu, uno dei pochi personaggi di
sesso maschile presenti nella serie. I robot sono esseri organici e
senzienti, presentano una cabina di pilotaggio inguinale e vengono
chiamati "bambini" dai loro piloti in quanto sono appena "nati" dalle
"Plate", dei cerchi magici rotanti che spuntano fuori da... boh, e chi
lo sa! Comunque non ridete se in "Brain Powerd" i piloti si rivolgono al
loro robot dicendo: "questo bambino ha paura", "questo bambino è
nervoso" quando il bambino in questione è un coso alto venti metri e dal
design accattivante, con un cannone laser nel braccio e una beam-saber
ad energia karmica (?) nella mano. Evidentemente a Tomino piace molto prendere in giro gli animefan ed il robotico in generale, cosa che ha sempre
fatto con molto piacere fin dai tempi di "Daitarn 3".
La sigla di apertura di "Brain Powerd" è un'opera d'arte a parte, che da
sola riesce a trasmettere il messaggio finale dell'anime con una
chiarezza cristallina ed una sempicità scoinvolgente. La donna nel
cielo; la donna nel mare; la donna che ascende verso le nuvole,
lasciandosi dietro una suggestiva stupa indiana; la donna che medita,
nuda, di fronte alla testa del buddha... la sacralità del corpo
femminile, che dà la vita, viene celebrata da bellissime scene di nudo
con un sottofondo rock-new age (le musiche sono di Yoko Kanno, la stessa
di "Cowboy Bebop"). Dieci pieno alla sigla, una delle migliori in
assoluto per bellezza e capacità di sintesi dell'opera che introduce.
Spesso questo titolo viene erroneamente affiancato a "Evangelion". Niente di più
sbagliato: in "Brain Powerd" non c'è postmodernismo, non ci sono sedute
psico-analitiche, non ci sono scelte registiche alla David Lynch.
"Evangelion" è una decostruzione del genere, mentre "Brain Powerd è un
robotico tout court. Se poi i suoi personaggi si pongono alcuni problemi
esistenziali ci sta; non è stato forse Tomino, con il suo "Gundam", ad introdurre in animazione il realismo psicologico?
Dal punto di vista tecnico, le animazioni sono assai minimaliste e a
tratti legnose. Il character design di Matsumi Inomata (responsabile del design dei personaggi di tutti i capitoli della saga jrpg dei "Tales of") è di gran classe, e di certo rappresenta uno dei punti di forza della serie. I combattimenti tra i vari
robot sono assai ripetitivi e poco spettacolari, in piena sintonia con
il minimalismo che contraddistingue l'opera. Inoltre nel corso della
serie non viene affatto spiegata l'origine dei "Brain Powerd" e dei loro
affini: rimane una cosa in sospeso e comunque secondaria, in quanto
l'autore preferisce concentrarsi sul messaggio che vuole trasmettere
alle nuove generazioni.
Tomino è un po' come Van Gogh: le sue opere migliori sono nate in
periodi di crisi depressiva e di lucida follia. Tuttavia, "Brain
Powerd" è comunque un buon prodotto: ne consiglio la visione per
comprendere meglio il pensiero del maestro nella sua terza fase
artistica, quella più ottimista e meno sanguinaria. Altri robotici anni
'90 che mi sento di consigliare sono "RahXephon" e "The big O", un altro
lavoro della Sunrise, questa volta con lo script di Chiaki J.Konaka
(lo stesso di "serial experiments lain", "Texhnolyze" e "Digimon Tamers").
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