Titolo originale: Sakamichi no Apollon
Regia: Shinichiro Watanabe
Soggetto originale: Yuki Kodama
Soggetto originale: Yuki Kodama
Sceneggiatura: Ayako Katoh/Yuko Kakihara/Shinichiro Watanabe
Character Design: Nobuteru Yuki
Musiche: Yoko Kanno
Musiche: Yoko Kanno
Studio: Mappa/Tezuka Production
Formato: serie di 12 episodi
Anno di uscita: 2012
Anno di uscita: 2012
Shinichiro Watanabe, il regista di "Cowboy Bebop", torna finalmente con
una nuova serie, per di più coadiuvato a livello musicale da un astro
luminoso quale Yoko Kanno, apprezzatissima compositrice a cui dobbiamo
un vastissimo repertorio di bellissime colonne sonore.
Un'occasione rara, uno spettacolo da non perdere, un anime da guardare
assolutamente: questo, almeno, era ciò che pensavo quando mi sono
approcciato per la prima volta a "Sakamichi no apollon", opera dalle
credenziali stratosferiche, molto chiacchierata negli ultimi tempi.
L'impressione che ne ho ricevuto, invero, non è stata globalmente molto
buona. Non voglio fare una polemica, ma dare un'opinione in tutta
sincerità. Personalmente riconosco che si tratta di un'opera di buona
qualità se considerata nel suo genere, per una serie di ragioni,
tuttavia, essa non rientra affatto nel circolo di lavori che riterrei
brillanti o particolarmente toccanti e meritevoli. I problemi a mio
avviso stanno nell'impostazione delle dinamiche con cui si evolve la
trama, nell'atteggiamento dei personaggi e nel modo in cui vengono
toccate certe tematiche.
I personaggi godono di buoni background e caratterizzazioni, si guardi
ad esempio il passato di Sentarō e la sua attuale situazione
economico-familiare. Anche Kaoru viene ben delineato come personaggio:
sebbene non brilli per originalità, la sua dimensione psicologica è più
che curata.
I protagonisti, tuttavia, spesso reagiscono alle situazioni in modo
palesemente esasperato, assumono atteggiamenti poco credibili e
idealizzati, soprattutto con riguardo a quelli sentimentali. Il centro
focale delle loro vite da studenti pare essere costituito interamente
dalle beghe amorose, qui si manifesta la palese idealizzazione: tutti si
devono innamorare per forza, tutti sono fissati con l'innamoramento,
che diventa l'epicentro di ogni dinamica dei rapporti interpersonali e
della trama, a parte la musica (e grazie tante!), ma su di essa
torneremo più tardi. Altro elemento negativo è il modo in cui si
sviluppa e costruisce la narrazione. Non è mia intenzione criticare il
melodramma presente in quest'opera, è normale trovarne in serie
dall'animo sentimentale, come è giusto che sia. Ritengo però sterile
impostare così platealmente l'insieme di relazioni su poligoni amorosi a
tre e più lati, giostrare le vicende facendo ruotare le dinamiche
amorose su tali artifici. L'intreccio inoltre si sviluppa mediante
continue coincidenze, in virtù delle quali i nostri eroi si trovano
sempre nel luogo e nel momento giusto e più opportuno per ascoltare
qualche segreto (o qualcos'altro) che non dovrebbero - o che invece
dovrebbero - ascoltare. In tal guisa procedono le rivelazioni, i colpi
di scena e più in generale gli sviluppi delle vicende. Dopo una
piacevole introduzione, una volta capito dove la serie voglia andare a
parare, seguire gli avvenimenti diventa piuttosto noioso. La narrazione
incappa continuamente in cliché che spesso hanno dinamiche uguali tra
loro o che sanno di già visto. Si parano innanzi elementi scontatissimi,
oserei definirli "classici", come i continui e paradossali
fraintendimenti, le paranoie amorose, i rossori da imbarazzo, i regali
preparati a mano, le scene sofferte alla stazione del treno, i colpi di
fulmine sulla spiaggia al tramonto, il salvataggio dai "teppistelli",
ecc.
Si focalizza eccessivamente l'attenzione sulle ossessioni sentimentali, è
tutto un continuo: "lui ama lei che però ama l'altro che ama un'altra"
con poca variazione e originalità. La fantasia su questo versante
scarseggia parecchio.
Il vero fulcro della serie, tuttavia, a mio modesto avviso si rivela
essere l'amicizia tra i due protagonisti maschili. Anch'essa non è stata
in grado di convincermi appieno: trattasi di un rapporto che viene
sublimato al massimo grado, un'amicizia troppo delicata ed empatica per
essere quella tra due uomini. Nel finale, inoltre, si assiste al culmine
di tale percorso, palesato attraverso il forte senso di speranza
affidato a un'amicizia che supera le distanze e il tempo. E' un tema non
proprio originale e piuttosto conformista, trattato in modo
assolutamente lineare.
L'elemento della musica, poi, che è il maggiore punto di contatto tra
Sentaro e Kaworu, viene super idealizzato: la musica diventa una sorta
di divinità redentrice, il medium che mette in comunicazione i due amici
e quindi lo strumento della loro comprensione e riappacificazione
reciproca.
Si deve riconoscere che "Sakamichi no apollon" gode di una regia davvero
ottima e raffinata, di un'ambientazione anni '60 splendidamente
realizzata, soprattutto a livello di atmosfera e ambienti. Le musiche
sono bellissime, d'altronde vengono riproposti classici del jazz
piuttosto famosi, come "Moanin'" di Arthur Blakey, oppure "Someday My
Prince Will Come" di Bill Evans, "Summertime" di George Gershwin e molti
altri ancora. Nell'opera sono inoltre presenti notevoli citazioni e
rimandi al mondo della musica e del jazz: ad esempio si nomina la morte
di John Coltrane, o il riferimento allo storico jazz-club "Birdland", in
una scena si vede anche uno Höfner 500/1, celeberrimo basso utilizzato
da Paul McCartney dei Beatles. Da ricordare la bellissima scena del
concerto a scuola, forse il momento migliore di tutto l'anime, in cui
viene proposto un medley di brani davvero fantastici come "My Favorite
Things" e i già citati Someday My Prince Will Come, e Moanin'. Il lato
musicale si rivela potenzialmente ottimo, ricco di particolari e di
curiosità. Purtroppo rimane nettamente in secondo piano, di sottofondo,
per lasciare maggiore spazio alle beghe sentimentali dei protagonisti.
"Sakamichi no Apollon" si esaurisce, sostanzialmente, in una
classicissima storiella di amori e amicizie che a mio avviso non ha
molto da dire, anche emotivamente parlando. Personalmente credo che lo
possa apprezzare principalmente un pubblico femminile, amante dello
josei e delle romanticherie da avanspettacolo. Per il resto si tratta di
una serie sicuramente buona nel suo genere, tuttavia non mi ha colpito
molto positivamente riguardo agli aspetti su cui punta di più, mentre mi
ha maggiormente incuriosito rispetto a quei lati che vengono lasciati
di contorno e che speravo potessero godere di maggiore spazio.
Questo anime non mi ha lasciato nulla. Ho visto/letto shojo migliori. Poi il rapporto tra i due protagonisti e' troppo poco virile per essere credibile. Si salva la colonna sonora, Yoko Kanno e' sempre una garanzia.
RispondiEliminaA me è piaciuto molto, invece. se dovessi dire un motivo particolare per cui mi è piaciuto ti risponderei che ci sono tante piccole cose che mi hanno colpito e che messe insieme hanno saputo regalarmi tante emozioni.Pochi anime hanno saputo emozionarmi cosi a fondo come sakamichi no apollon
RispondiEliminaDal punto di vista emozionale concordo con te, le piccole cose di tutti i giorni, la passione per la musica, l'amicizia, l'amore ecc. senz'altro scaldano l'animo dello spettatore. Tuttavia, a parer mio, quando queste cose vengono rese in una certa misura artificiose e cliché, la noia uccide l'emozione. Preferisco uno slice of life alla Takahata, che punta tutto sulla poesia del neorealismo. :)
RispondiEliminaCome già detto nella recensione, secondo me nel suo genere è un ottimo anime, quindi posso ben comprendere che piaccia molto :) dal mio punto di vista però l'ho trovato un po' troppo artificioso, e alla fine non mi ha preso molto.
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