Titolo originale: Gureeto Majinga
Regia: Tomoharu Katsumata, Nobuo Onuki, Takeshi Tamiya, Tetsuo Imazawa, Masayuki Akehi
Soggetto: Go Nagai
Sceneggiatura: Keisuke Fujikawa, Susumu Takajira, Tohojiro Andou
Character Design: Keisuke Morishita
Mechanical Design: Go Nagai, Ken Ishikawa, Gosaku Ota
Musiche: Michiaki Watanabe
Studio: Toei Animation
Formato: serie televisiva di 56 episodi
Anni di trasmissione: 1974 - 1975
Quando si parla di "Mazinger" inevitabilmente si tira in ballo un mito,
un'opera iconica sia in Italia che in Giappone, la quale ancora oggi ha
numerosi estimatori in tutto il mondo. Il merito di questa grande fama,
tuttavia, non è solo di "
Mazinger Z", ma anche del suo seguito, il sommo
"Great Mazinger", il quale ha aggiornato sotto tutti gli aspetti il suo
prequel, diventando una delle punte di diamante del celebre robotico
nagaiano, corrente stilistica che dominerà incontrastata nelle opere
affini degli anni settanta, sino all'avvento dello "sci-fi boom"
inaugurato dai film di "
Corazzata Spaziale Yamato" e di "Star Wars", nel
quale il robotico verrà differenziato in molteplici modi, assai
eterogenei e spesso più affini alla fantascienza e alla space opera di
ampio respiro che al robotico nagaiano tout court (gli esempi più
celebri di questo fatto sono "
Gundam", "
Ideon" e "
Baldios").
"Great Mazinger" è una serie relativamente adulta per il suo target di
riferimento (i bambini giapponesi dell'epoca, sia ben chiaro: per quanto
possa sembrare strano, all'epoca erano pochissimi gli adolescenti che
guardavano anime, e tra di essi c'era Hideaki Anno, grande fan del
tokusatsu televisivo, il quale, per la sua passione, veniva considerato
pressoché un ritardato da parenti e amici). L'opera ricalca il mood
drammatico e pieno di violenza, lacrime e sangue della seconda parte di
"
Mazinger Z", approfondendo le vicende dei personaggi con determinati
episodi molto significativi. In particolare, il grande capolavoro che
subito stupisce è il famoso "Giovane Sangue sulla Neve", che fin da
subito pone "Great Mazinger" nell'olimpo degli anime indimenticabili. Se
la solitudine e la psicologia di Sayaka in "
Mazinger Z" venivano
solamente accennati - si pensi all'episodio in cui avveniva la
distruzione di Afrodite A -, in "Great Mazinger il personaggio di Jun
Hono viene consacrato all'immortalità: la sua essenza e il suo passato
sono profondamente marcati dalla solitudine, dovuta alla
discriminazione, alla mancanza dei genitori, alla non accettazione del
proprio corpo. Solamente mediante la fede - in questo caso
intelligentemente rappresentata come valido strumento di supporto
psicologico, e non come verità assoluta - la ragazza riuscirà ad
accettare sé stessa ed il suo triste destino di combattente solitaria.
Altro episodio destinato ad entrare nel firmamento dell'animazione
giapponese è il drammatico "La Morte del Generale Nero", con la sua iper
violenza, la sua carica densa di esasperata tragedia, la sua estrema
"giapponesità" - il senso dell'onore del guerriero, il rispetto per il
nemico -. Sono altresì presenti numerose puntate incentrate sul rapporto
genitore-figlio, nelle quali il carismatico dottor Kenzo Kabuto sarà
alle prese con i complessi del proprio figlioletto, con il quale ha -
almeno inizialmente - un rapporto conflittuale dovuto ad alcune
incomprensioni reciproche. Inutile dire che i personaggi mantengono
pienamente le ottime premesse della loro prima, epica, entrata in scena
avvenuta nel finale di "
Mazinger Z": lo stesso protagonista della serie e
pilota del Great Mazinger, Tetsuya Tsurugi, è una testa calda ancora
più virile ed impertinente di Koji; un superuomo giapponese con qualche
sfumatura di antieroe, il quale, come era consuetudine negli anni
settanta, deve fare sin da giovane enormi sacrifici e durissimi
allenamenti per poter raggiungere i risultati sperati. Il tema chiave
della famiglia torna anche nel caso di Tetsuya, giacché egli, allo
stesso modo della sua compagna Jun, è un'orfano del dopoguerra, solo,
senza famiglia e dal passato triste e doloroso. I complessi di Tetsuya
saranno ben manifesti nelle ultime puntate, nelle quali essi
innescheranno un tragico evento che farà maturare il personaggio,
facendo convergere gli spunti inerenti la coesione sociale presenti
nelle puntate precedenti in un monito ben preciso.
Il tema della coesione del popolo giapponese contro l'invasore esterno è
la chiave di volta dell'intera opera: allo stesso modo di "
Mazinger Z",
"Great Mazinger" è figlio del dopoguerra, ed è caratterizzato dal
timore reverenziale nei confronti della scienza occidentale misto alla
fiducia nelle possibilità scientifiche derivanti dal boom economico, le
quali, se congiunte a sforzi e sacrifici estremi, permetterebbero ad un
popolo umiliato di sconfiggere l'oscuro invasore esterno. Il discorso
fatto in "
Mazinger Z" riguardante la scienza "esterna" - per non dire
"occidentale" - del Dottor Hell si può anche operare contestualizzando
l'impero di Mirkene: la sostanza è sempre la stessa. In particolare,
"Great Mazinger" mette l'accento sul tema "coesione del popolo
giapponese" in modo molto più marcato rispetto al suo predecessore,
facendo intendere - anche con immolazioni molto incisive, si pensi
all'episodio "Morire Giovani" - che per sconfiggere il nemico
occidentale è necessario essere uniti, superare le discriminazioni, i
traumi familiari, la miseria e la sofferenza derivanti dall'atroce
dopoguerra - coronato, tra l'altro, dalle innumerevoli umiliazioni
imposte dall'occupazione americana. Insomma, in mezzo a tutta la sua
brutalità e violenza - ma anche poesia, quantomai nagaiana nella
sostanza e nell'estetica -, "Great Mazinger" fornisce ai bambini della
sua epoca un'educazione figlia del suo tempo e del contesto storico in
cui l'opera ha avuto origine.
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici, "Great Mazinger" supera
"
Mazinger Z" sotto tutti gli aspetti, dal design sino alla regia. Regia
che si permette anche vari sperimentalismi di sorta - la scena di
trasformazione in "Morire Giovani" -, che gioca con l'espressività dei
primi piani intensi dei personaggi per creare più coinvolgimento
possibile - il volto piangente di Jun, disegnato dal celebre Kozuo
Nakamura nel già citato "Giovane Sangue sulla Neve". Con "Great
Mazinger" il "coolness factor" tipico del robotico negaiano viene
aggiornato e portato a compimento, con una grande dose di
spettacolarità, dei combattimenti epici e delle scene di agganciamento
accompagnate da sequenze che trasudano carisma robotico da tutti i pori -
la memorabile sequenza del lancio del Brian Condor, nella quale spicca
il fotogramma in cui il volto possente di Tetsuya guarda avanti con
sguardo deciso, diventando istantaneamente l'icona dello spirito
combattivo di tutti i giapponesi del dopoguerra.
I combattimenti contro i vari "mostri della settimana" diventeranno con
il proseguire delle puntate sempre più violenti e disperati: molte volte
la Fortezza delle Scienze rischierà di essere distrutta. Non saranno
vittorie facili: ogni singolo combattimento richiederà un elevato
tributo di sangue da parte dei personaggi, l'impiego di strategie,
umiliazioni di vario tipo.
E' da notare una certa umanizzazione degli antagonisti: l'esempio più
lampante è il mostro meccanico dalle fattezze femminili che non vuole
combattere, ma che verrà egualmente immolato con grande tragicità; è da
citare anche il caso analogo del principe di Mirkene, oltre alla già
discussa corsa verso la morte del Generale Nero, indotta più dall'onore
del guerriero che dalla pura cattiveria fine a sé stessa.
In conclusione, certamente "Great Mazinger" è un pezzo di storia
dell'animazione, al quale bisogna approcciarsi con una certa onestà
intelettuale, ossia con un'atteggiamento scevro dal solito snobismo
otaku che caratterizza la maggiorparte degli anime fans di tutto il
mondo, sempre impegnati ad esaltare i valori figli della postmodernità a
discapito di quelli semplici ed efficaci del passato. Certamente ogni
opera è figlia di un contesto, di un periodo storico, di un differente
tipo di cultura: un giorno, anche le opere odierne potrebbero venire
considerate datate ed ergo "snobbate" da una nuova generazione di otaku
cresciuta - o meglio, "imprintata" - con un codice differente da quello
attuale. Il vero appassionato è colui il quale si documenta, si informa,
assimilando più codici diversi in base ai vari contesti storici; è
colui il quale si approccia ad un'opera come "Great Mazinger" conoscendo
il terreno da cui è germogliata, valutandola in funzione del codice con
cui il pubblico dell'epoca l'aveva a suo tempo decifrata. Se poi
un'opera destinata esclusivamente ai bambini degli anni settanta sia
diventata un mito anche presso molti adulti di tutto il mondo, questo
certamente sta a testimoniare che l'animazione del passato sia
aprezzabile anche da un pubblico generalista, contrariamente alla
maggiorparte dei prodotti attuali, consumati esclusivamente da una
cerchia ristretta di otaku fruitori ossessivi-compulsivi di prodotti di
nicchia fini a sé stessi e senza alcuna vera dote estetica
universalmente riconosciuta da una fetta più ampia di pubblico.
Gran bel articolo complimenti!
RispondiEliminaGrazie per l'apprezzamento. :)
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