Titolo originale: Gosenzosama Banbanzai!
Regia: Mamoru Oshii
Soggetto & sceneggiatura: Mamoru Oshii
Character Design: Satoru Utsunomiya
Regia: Mamoru Oshii
Soggetto & sceneggiatura: Mamoru Oshii
Character Design: Satoru Utsunomiya
Direttore Artistico: Yuji Ikeda
Musiche: Kenji Kawai
Studio: Studio Pierrot
Musiche: Kenji Kawai
Studio: Studio Pierrot
Formato: serie OVA di 6 episodi
Anni di uscita: 1989 - 1990
Anni di uscita: 1989 - 1990
"Gosenzosama Banbanzai" è un miniserie di OAV del 1989 sceneggiata e
diretta da Mamoru Oshii, celebre autore noto per film quali "Ghost in the shell", "Lamu-Beautiful dreamer" e "Patlabor 2".
Inizio anni '90, periodo in cui il giovane Oshii era in una fase ancora
sperimentale del suo percorso artistico, in cerca di nuove modalità
espressive e di narrazione. Questa piccola serie di soli sei OAV ne è
una controprova evidente, considerato lo stile decisamente non
convenzionale che la caratterizza. Come fin troppo spesso succede, perle
di questo spessore cadono nel dimenticatoio dei capolavori ignorati dal
grande pubblico, nonostante il pregio di cui si possono fregiare,
risultando ben al di sopra della maggior parte dei prodotti mediocri che
dilagano negli ultimi tempi, i quali tuttavia godono di un un successo
strabiliante e quantomai immeritato.
Quando parliamo di "Gosenzosama Banbanzai" ci stiamo riferendo quindi a
un'opera estremamente di nicchia, adatta a un pubblico ristretto di
appassionati.
Come accennavamo poc'anzi la realizzazione di questa serie segue canoni
completamente non convenzionali, mostrando un'originalità e una carica
espressiva davvero notevoli.
La narrazione sembra quasi seguire lo schema proprio di una
rappresentazione teatrale. Ciò si evince in modo chiaro e diretto da
innumerevoli dettagli studiati con sorprendente cura: in primis i
personaggi stessi hanno le fattezze di una marionetta, evidenti sono le
giunture legnose degli arti e l'innaturale sproporzione di piedi e mani.
Altro elemento fondamentale che conferisce all'atmosfera la sensazione
di palcoscenico è la staticità dei luoghi ove si svolge la storia, i
quali sembrano vere e proprie scenografie fisse in cui si muovono i
personaggi. Questi adottano una gestualità e una recitazione tipica
degli attori di teatro, inoltre le figure che non hanno scena rimangono
come ferme, in attesa, mentre gli altri commedianti recitano la propria
parte, all'interno di un insieme di luci e di comparse tipicamente
teatrali e di grande effetto.
La sceneggiatura consiste prevalentemente in interminabili monologhi o
dialoghi, densi di concetti e riflessioni penetranti,
riuscendo in modo considerevole nell'intento di sviscerare le tematiche
di cui la serie si fa portatrice. Tali dialoghi/monologhi assumono le
forme più disparate e imprevedibili, quali ad esempio la parodia
dell'arringa di un processo, una disquisizione di metateatro, un fantomatico dibattito di logica, una
romantica canzone, dimostrando ancora una volta come il talento
incredibile dell'autore possa adattarsi a qualsiasi "modus" espressivo,
saggiando la sua capacità nelle più disparate situazioni.
Una nota di merito va all'umorismo e all'ironia che costituiscono la
componente fondamentale di moltissime scene, dando il sapore all'opera
di una parodia intelligente ed efficace, a tratti assurda e demenziale,
che tuttavia non tradisce mai il suo tono profondo nemmeno nei momenti
di allegra ilarità.
Protagonisti di questa assurda storia sono i membri della famiglia
Yomota, i quali, una domenica mattina, uguale a tante altre, si
troveranno innanzi a un fatto che sconvolgerà la loro quotidiana
tranquillità e che porterà le loro vicende verso tragici lidi.
Ci troviamo di fronte a un'opera geniale, che gioca sul concetto di vita come rappresentazione, in cui ognuno ha le proprie maschere che ne determinano il ruolo. Ognuno di noi durante il corso della propria breve esistenza indossa
delle maschere, recita dei ruoli assai diversi a seconda della
convenienza e della situazione. La maschera che ci accomuna e che
principalmente ci viene imposta dalla società è quella che ci vede come
parte di un nucleo familiare. Madre, padre, figlio, nipote, e via
discorrendo sono tutte maschere che organizzano la nostra vita e che
siamo destinati a cambiare nel corso del tempo. Così il padre è stato un
figlio e il figlio diverrà un padre, l'eterna storia dei legami tra
consanguinei si intreccia con la storia della vita di ognuno, che
tuttavia, a differenza della prima, presenta un inizio e una fine,
nascita e morte, eventi di cui non possiamo essere direttamente
testimoni, se riguardano noi stessi, poiché infatti nessuno può essere
testimone né della propria nascita ne della propria morte, ma soltanto
di quelle degli altri. I legami di sangue e la relativa struttura
familiare che si viene a creare attorno a essi sono solo una finzione,
una convenzione fittizia che risulta però funzionale alla società, di
cui ne costituisce la base fondante.
Dunque, qual è realmente il valore dei legami familiari? Non sono essi
soltanto concetti frutto del linguaggio? Di una convenzione umana?
Quando ci si accorge di ciò l'unità familiare si può incrinare e il seme
del libero arbitrio smuove gli intorpiditi animi dei suoi componenti.
L'intera opera si avvolge in un intenso manto di relativismo, i
personaggi spesso riescono, mediante la logica, a forzare le carte in
tavola, a ribaltare a piacimento i concetti a seconda del punto di vista
che adottano. Il linguaggio infatti fornisce solo una imprecisa
ricostruzione di quello che è la realtà, e non ci è possibile sapere da
che parte sta il vero e da che parte il falso finché non adottiamo un
punto di vista esterno che ci permetta di liberarci da tali preconcetti.
E ancora cadremo di nuovo in un'ottica relativistica, poiché è sempre
possibile cambiare l'angolazione da cui si guarda il mondo circostante.
A questo punto non ci si può che chiedere se il ruolo che stiamo
recitando sia davvero la maschera che ci appartiene e che noi vogliamo.
Grazie all'avvento di un elemento disturbatore, che increspa la
monotonia della vita familiare di tutti i giorni, il protagonista (e
anche gli altri personaggi) cercherà in tutti i modi di scrivere una
sceneggiatura per se stesso, interpretando un ruolo che non gli
appartiene, cercando di dare una svolta alla sua vita, di iniziare una
storia che sia sua e non imposta da altri, una propria ragione per
vivere.
La tematica della famiglia viene dunque sviscerata con incredibile
profondità, anche se spesso in modo un po' confusionario e delirante.
Ogni personaggio presenta una psicologia, che si fonde un po' con gli
archetipi del nucleo familiare: il padre, il figlio adolescente, i
nonni; solo che i ruoli sono distribuiti in modo confuso e cambiano a
seconda che predomini la verità o la messinscena.
Considerando globalmente l'aspetto tecnico, la regia risulta
estremamente efficace, l'atmosfera è surreale, onirica, quanto di meglio
ci si potrebbe aspettare da un'opera sperimentale. Le musiche vengono
utilizzate alla perfezione, soprattutto nelle battute finali degli
episodi; l'animazione rende ottimamente la gestualità e le espressioni
dei personaggi, per l'epoca si tratta sicuramente di un ottimo lavoro,
diretto in modo impeccabile.
Un espediente, poi, che ha incontrato il mio gusto e che ho trovato
addirittura geniale è stato quello di aprire ognuna delle puntate con
una sorta di parodistico documentario, che analizza gli aspetti
comportamentali, relativi alla famiglia, di alcuni uccelli, portandoli
metaforicamente in analogia con il comportamento umano, in particolare
con ciò che accade nella relativa puntata. Questi siparietti che fanno
da incipit a ogni OVA sono poi conditi con una sana vena di umorismo e
di ilarità che li rende incredibilmente godibili e quasi leggeri,
nonostante la loro profondità metaforica. L'unico punto oscuro di tutta
l'opera rimarranno gli innumerevoli rimandi al marchio CocaCola, i quali
mi sono tuttora inspiegabili (forse una frecciatina al consumismo?).
Per concludere, non posso che consigliare la visione di questa perla dell'animazione, questa assurda parodia della società e dei ruoli che la vita ci impone.
Per concludere, non posso che consigliare la visione di questa perla dell'animazione, questa assurda parodia della società e dei ruoli che la vita ci impone.
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