domenica 12 settembre 2021

Ci capiterà qualcuno per sbaglio qui sopra?


Una delle osservazioni, che ovviamente rientrano tra quelle fatte con malizia, che mi vengono talvolta rivolte, è che sostanzialmente questo blog non è seguito da nessuno, quasi come se ciò fosse un difetto. Ora, dopo tot anni di esistenza di questo strano "Bokura no Kakumei", vorrei un attimo riflettere su questa mentalità  (che a parer mio è tipica di una società della frustrazione di massa) del dover a tutti i costi "sfondare", avere n-mila follower e il consenso più pacca sulla spalla dell'universo tutto (la famosa pseudonarrazione del successo, no?). Ma ripercorriamo in primis la storia del blog, anche a beneficio dei due/tre (se tutto va bene!) nuovi lettori che (ci) seguono. Perché sì, ormai questo spazio ha un bel po' anni. Come passa il tempo!

 

Il BnK, ossia Bokura no Kakumei, aka "La nostra Rivoluzione", palese citazione a Shoujo Kakumei Utena (ho notato che in un flame su Facebook a mio riguardo, alcuni avevano anche avuto da ridire sul nome: semplice ignoranza del media "animazione giapponese") nasce nel 2014 dopo che il mio amico Jacopo Mistè (uno dei massimi esperti di Kidou Senshi Gundam viventi, nonché autore di Guida ai super e real robot: l'animazione robotica giapponese dal 1980 al 1999 ) mi aveva sconsigliato di sprecare il mio talento di scrittore a tempo perso su Animeclick e di aprirmi, proprio come lui, un blog per i fatti miei (il Mistè all'epoca era all'apice dell'essere blogger con il suo, ormai morto, Anime Asteroid). Con me, nelle vesti di co-amministratore (nonché ideatore di titolo e interfaccia grafica), era migrato anche un certo Onizuka90, che all'epoca era riconosciuto come uno dei migliori recensori di anime di nicchia in circolazione (infatti è stato lui, vuoi direttamente o indirettamente, a insegnarmi a scrivere). Dal 2014 al 2016 l'attività del blog è stata frenetica: importavo le vecchie recensioni di Animeclick (ormai obsolete nel 2021) e ne scrivevo di nuove facendo tesoro di una vita intera di presenza, vuoi come lurker vuoi come partecipatore attivo, nelle board per addetti ai lavori, snobisti dell'animazione et similia (ero originariamente un lurker del PlusNetwork, proprio come il Mistè, e poi mi sono trasferito dapprima su Animeclick, rimanendone deluso, per poi approdare saltuariamente sul Pluschan, che non è più frequentato come il suo antesignano dato che ormai l'anime boom dell'epoca è solamente un vago ricordo). Qui sul Pluschan ho stretto amicizia con personalità come Gualtiero "Shito" Cannarsi (con il quale condivido il pensiero sociologico, avendolo studiato indipendentemente da lui), che ora è altresì autore di questo insignificante blog, Garion-Oh (uno dei VERI esperti di animazione giapponese italiani, che nulla ha a che fare con quelli autoproclamati dei social) ecc. Nel corso della mia attività, privatamente, ho ricevuto supporto altresì da altri professionisti o semi-professionisti del media "animazione giapponese", soprattutto per la mia recensione di Akira, che da molti esperti del settore viene considerata un caposaldo nello studio e nella effettiva comprensione dell'opera.

 

Dal 2016 al 2019 il numero di articoli pubblicati sul BnK calò drasticamente: questo perché mi fidanzai con una mia lettrice, che conobbi proprio nella sezione commenti della recensione di Mawaru Penguindrum. Dalla collaborazione con lei nacque il lunghissimo dossier sulla postmodernità, nel quale la sociologia, e non più l'animazione giapponese, diventò protagonista. Questa brusca inversione di tendenza invero non stupisce: la migliore animazione giapponese, tipo alcuni film di Oshii Mamoru o Takahata Isao, è pura riflessione sociologica sul mondo reale; pertanto la naturale evoluzione (sana) di un animefan  è una elevata comprensione sociologica del mondo post-consumistico di massa (o della frustrazione di massa) in cui sta vivendo. L'involuzione ovviamente è diventare un masturbatore incel seriale (ciò che sul 4ch definiscono come "coomer"), cosa che in generale va più per la maggiore, dacché la ricerca e lo studio e quindi l'evolversi come persone comporta fatica, mentre invece consumare passivamente hentai o fashion moe autocommiserandosi è molto più comodo ("moe is commodity" ebbe a dire un esperto di animazione americano di cui non ricordo il nome). 


Dopo un periodo di circa un anno e mezzo per me terribile, la mia fidanzata mi lasciò, e dopo tale avvenimento attraversai un periodo di profonda crisi personale: iniziarono a nascere molti post esistenzialistici e in parte autobiografici in cui riflettevo apertamente su me stesso e il mondo curandomi poco del riscontro altrui (che poi alla fin fine questo stesso blog è nato con un disinteresse simile, giusto per prendere appunti sulle cose che mi piacciono o a cui penso). Alcuni di questi post sono stati rimossi perché troppo personali (uno su tutti: quello in cui parlavo del mio incontro con una ragazza malata sia di social che di autolesionismo, se c'è differenza, che mi ha dato molto da riflettere); altri sono rimasti perché li considero riflessioni totalizzanti. Anche tutto questo, a suo modo, ha fatto parte di un processo di crescita (che, senza voler scadere nel melò, comporta sforzi e dolore, mentre invece la stasi è cosa comoda e sedativa, oltre che sedentaria e obnubilante). Fatto salvo ciò, una volta superato tutto questo ambaradam esistenzialistico, e risoltomi da solo un po' in stile Anno Moyoco, appena ripresi a scrivere di animazione – come avevo sempre fatto da almeno una decina d'anni – mi ritrovai in un mondo molto diverso da quello cui ero abituato: i social e Twitch avevano in qualche modo rimpiazzato (o meglio: soppiantato) le tradizionali board (tipo Pluschan) e i siti di recensioni (tipo Animeclick e i blog come il mio o quello del Mistè). Non mi andava comunque di aprire un canale Twitch in cui parlare davanti ad un pubblico sicuramente più vasto di quello di un blog del 2014; avrei dovuto rinunciare a scrivere e per me la scrittura, così come la lettura, è una passione. Non per nulla, quando questi sedicenti oratori di Youtube o Twitch si improvvisano scrittori, il loro livello di analfabetismo è lapalissiano. E qui si arriva a una di quelle solite riflessioni sociologiche che tanto mi stanno a cuore: seguire un tizio che parla e commentare istantaneamente nella sua chat trasponendo il proprio disordinato flusso di coscienza solipsistico à la Joyce è molto più comodo che leggere un dossier/recensione e ragionarci sopra, magari cercando di scrivere un commento sensato. Di nuovo subentra il discorso sulla comodità: le piattaforme di successo sono tali perché, proprio come la televisione ai suoi tempi, richiedono meno sforzo attivo per essere seguite. Quello che i sociologi identificano come postmodernità tutto sommato è una bestia che si nutre della pigrizia umana: ma non la pigrizia tipo non aver voglia di fare la spesa o di guidare la macchina per due ore; io parlo della pigrizia spirituale, intellettuale, quella coadiuvata da pesanti latenze sia nella (dis)educazione che genitori inetti, all'epoca rincoglioniti da benessere, privilegi e televisione, impartisticono ai figli in tenerà età, sia in ciò che si assimila da scuole che ormai sono sottomesse sia all'ignoranza dilagante di una società post consumistica di massa andata addirittura oltre la lobotomizzazione televisiva, sia al bullismo dei suddetti genitori, malati terminali di 68ittite acuta (abbattiamo il verticeh, nessuno può insegnare niente ai nostri figlih etc - le "h" finali sono volontarie). 


Vi è poi il discorso visualizzazioni: come ho ripetuto più volte, nel mio blog non è inserita la modalità profit perché 1) non ho voglia di contaminarlo con annunci pubblicitari per una questione estetica; 2) ho uno stipendio consistente che mi basta e avanza per vivere una vita completamente autonoma, contrariamente alla maggior parte dei coomer dell'animazione, che parlano parlano e si atteggiano ma vivono ancora con la mamma che gli fa da mangiare. Per questo motivo, anche quando faccio lavori semi-professionistici tipo fare l'editor di un libro sull'animazione giapponese, o consulenza sempre su questo media che conosco abbastanza bene, lavoro gratis: non ho nessun bisogno di trarre soldi da queste attività. Ciò premesso, sicuramente la stupidità è ciò che può innescare il maggior numero di visualizzazioni: all'epoca dei fenomeni da baraccone di Youtube, un video di Giuseppe Simone che insultava le prostitute che non volevano appartarsi con lui poteva arrivare a milioni di iscrizioni/visualizzazioni nel giro di pochi giorni (si potrebbe scrivere un libro sulle ragioni sociologiche del successo di fenomeni come Gemma del Sud o Andrea Dipré, e non sarebbe un bel libro). Un blog senza alcun tipo di vlogging, che cerca di darsi dei toni intellettuali e di imbastire un dialogo serio e costruttivo con i suoi lettori, non potrà mai avere milioni di visualizzazioni per post: è fisiologico perché la natura, da quando il mondo è mondo, non si cura di dispensare intelligenza a tutti. E non la dispensa equamente. Ciò che le basta è che la specie vada avanti, ossia che un pene e una vagina si incontrino a prescindere dalla qualità del cervello cui sono collegati. 


Il bisogno di avere tanti follower (che si possono addirittura comprare, come fanno certi influencer su Instagram), è indice di un disagio primigenio, di una cronica insicurezza in sé stessi, perché ovviamente, vedasi il discorso sulla società/educazione di cui sopra, le persone sono impossibilitate a crescere nonostante il loro corpo, dico a livello fisico, vada avanti con gli anni. In un ambiente ostile un vero adulto non può permettersi alcun tipo di insicurezza, perché l'incertezza prima o poi, arrivate le difficoltà intrinseche tipiche della vita, risulterebbe intollerabile, proprio come la propria inadeguatezza. Questo discorso, molto affine ai periodi storici più duri per la razza umana, vale anche oggi nonostante la comodità della vita nei paesi sviluppati, perché modulo tutte le sedazioni che vogliamo, dal coom alla droga all'escapismo puro, le bastonate arriveranno puntuali sempre e per tutti, a prescindere dai like che si prendono o dai lettori/spettatori che uno riesce ad attrarre nella propria "bolla" personale. Se poi si è talmente sedati da non sentirle, tanto peggio: il mondo in cui viviamo non è stato costruito per rendere l'uomo felice, e questa cosa non l'ho detta io ma un certo Schopenauer. La postmodernità va avanti a piccole bolle esistenziali: anche la persona con più follower in assoluto nella vita reale girerà sempre con i soliti quattro stronzi che conosce da anni (sempre se è riuscita innanzitutto a trovare persone valide di cui circondarsi, e poi a mantenere tali legami nel corso del tempo). Magari chi ha 100k follower avrà qualche rapporto sessuale in più di uno con 10 follower; ma dal famoso incontro tra pene e vagina al costruire una relazione duratura, appagante, che richiede l'impegno e la fantomatica fatica di cui sopra, di acqua sotto i ponti ne scorre a fiumi, fino ad eroderli.


Rimane infine ciò che ho ottenuto con questo modesto blog dai pochissimi lettori: sicuramente molte discussioni interessanti; uno spazio per esprimermi ed esercitarmi sia nella scrittura che nella riflessione; l'aver conosciuto (sempre poche, eh) persone di valore che prima mi erano ignote, e che ringrazio per la loro presenza. Nel corso del tempo ho ricevuto altresì proposte per scrivere su altri siti, ma ho sempre preferito rimanere qui, dato che mi piace essere libero (e diciamolo: la libertà ha altresì il suo prezzo a livello di visualizzazioni/follower : conformarsi è un atto di non-libertà, sebbene oggigiorno ognuno si illuda di essere effettivamente libero). 

Altra critica nei confronti di questo blog, sebbene molto rara, è la presunta monotematicità di molti dei miei scritti: il problema in questo caso non è mio ma della tendenza umana all'omologazione: se devo parlare dei prodotti di una società e del rapporto che intercorre tra i due, se tale società è in stagnazione o ha determinate caratteristiche verosimilmente uguali a partire da un determinato evento storico, è mio dovere ripeterne le fenomenologia così come certi studiosi di Storia o sociologia nei loro libri ripetono sempre le stesso cose o sul socialismo o sulle civiltà tribali (ciao Margaret Mead) o tutto quel che vogliamo. La scelta dei titoli da recensire/analizzare è completamente subordinata ai miei gusti personali/alla mia voglia di vedere una determinata cosa in un determinato momento; anche in questo caso, sebbene accetto sempre consigli da parte dei lettori, non è mia intenzione seguire la massa. 


Una volta la mia ex fidanzata mi disse che l'avevo fatta appassionare all'animazione: quella constatazione mi rese parecchio felice. Bene o male, avevo trasportato su qualcuno quella che era una mia passione, perché sì, sono sempre stato mosso dalla passione verso determinate cose. Certe volte ho fallito, altre ho avuto successo; altre volte ancora alcune di queste passioni sono morte o sono state abbandonate, o sono diventate più tiepide; tutto ciò senz'altro fa parte del ciclo della vita, della crescita e del naturale scorrere del tempo. La chitarra ad esempio la reputo una passione giovanile; l'animazione la reggo ancora perché la prendo come spunto per una riflessione sociologica/filosofica/di comprensione di una cultura altra rispetto alla mia; la lettura e la scrittura invece sono traghettate meglio, senza troppe asincronie, nella mia vita di adulto. Di mio penso di essere stato tutto sommato fortunato, dacché non ho bisogno di alcunché: né di follower né di consensi. Forse di una compagna con la quale nuovamente condividere e crescere, perché la crescita è un percorso che dura tutta la vita di ogni uomo che si possa definire tale; ma quella quando arriverà arriverà, e sicuramente quel mio vago fatalismo di ritorno da ex scienziato dedito alle scienze dure me lo farà capire. 

 

Il futuro del blog? Anime Asteroid si era spento perché il suo proprietario era passato a scrivere direttamente libri sull'animazione giapponese; la stessa cosa potrebbe in futuro capitare anche a me, chi lo sa (anche se preferirei, un giorno, scrivere delle storie). Per innumerevoli motivi anche questo blog potrebbe morire, ma ciò non sarebbe comunque neanche un problema: i miei articoli che reputo "fondamentali" nel contesto della mia pseudo-poetica di blogger anacronistico e ovviamente poco cagato sono  già stati scritti e a disposizione di tutti. Sicuramente l'amico Gualtiero "Shito" Cannarsi è stato un motorino di avviamento che molto ha contribuito al lento andare di questa sorta di macchina, la cui veste grafica è volutamente demodè, come la carrozzeria delle auto d'epoca; ma siccome la vita mi ha insegnato a guardare al presente e che il futuro, così come il passato, è terra straniera, per ora direi che siamo salvi. Volendo concludere, ci capiterà quindi qualcuno per sbaglio qui sopra? Come disse Takahata Isao dopo aver completato Kaguya-hime no monogatari, "se anche una sola persona lo vedesse, io mi riterrei soddisfatto". E sì che si trattava del film dalla produzione più lunga e costosa della storia del cinema giapponese (non solo animato). Un record che difficilmente sarà mai superato.

 

La nostra rivoluzione è una rivoluzione interiore.
È "nostra" nel senso che si applica su di noi, su noi stessi.
Così dev'essere. La più grande rivoluzione. Dell'essere.

9 commenti:

  1. Io ci capito, e non per sbaglio.
    Sono arrivata qui attraverso una vecchissima conoscenza che sa bene che non sono MAI stata appassionata di manga e anime.
    Dicevo che ci sono arrivata e ci torno spessissimo a leggere.

    Commento poco e meno perché, anche a causa tua, ho ricominciato ad alimentare un po' di vecchie passioni con il risultato che non sto praticamente più dormendo. :)

    Per quanto mi riguarda, la tua libertà démodé mi piace moltissimo. :D

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    1. Ciao, per me è una soddisfazione essere seguito da chi non si interessa di anime e manga, significa che in qualche modo ciò che scrivo ha determinati attributi di universalità.

      Ho triggerato in te vecchie passioni? Per il cinema o per la filosofia immagino. Ottimo cmq!

      Grazie!

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    2. Era un'urgenza che si faceva sempre più pressante e leggerti ha fatto da catalizzatore (positivo).

      Sì, filosofia. E grecità.

      Grazie a te.

      Grazie a te.

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  2. "La natura, da quando il mondo è mondo, non si cura di dispensare intelligenza a tutti. E non la dispensa equamente. E non la dispensa equamente. Ciò che le basta è che la specie vada avanti, ossia che un pene e una vagina si incontrino a prescindere dalla qualità del cervello cui sono collegati."

    E, aggiungo, tutto questo lo vediamo a posteriori, perché il vero fatto che possiamo registrate è che la specie, più che "sopravvivere", "è sopravvissuta". Fin qui.Non credo che la "natura" abbia disegni finalistici neppure sulla logica di esistenza di una specie intera, di nessuna di esse. Mi pare che la vita sia un fenomeno organizzato in frattali. Direi dunque che fin qui la nostra specie ha "funzionato abbastanza" per non sparire, ed essendo un frattale di esseri perituri, credo sia essa stessa peritura nel suo toto. All'interno del nostro arco esistenziale, da un punto di vista intellettivo, l'innesco di una apparente idiocrazia sembra aver realmente invertito la logica delle selezione naturale, favorendo il prosperare (e quindi la proliferazione) dei soggetti intellettivamente meno dotati. Se dietro tutto questo ci fosse un oscuro disegno, sarebbe consolante. Il complottismo è un giocattolo di conforto, oltre che di distrazione. Molto più semplicemente, e disperatamente, questa è la strada spontaneamente imboccata da una specie che non può evitare di credersi e dirsi pensante nella sua informe massa, priva di guida. Il binario è tracciato, il capolinea si scorge ben chiaro. Amen

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    1. Quando ero piccolo, mi ricordo che una volta ero in giro con mio padre e vidi dei conigli tutti ammassati in un negozio di animali domestici. Glieli indicai e gli dissi: "quelli fanno biomassa". Lui mi disse: che cazzo stai dicendo? In realtà avevo intuito in qualche modo che le specie viventi avessero come unico scopo quello di fare, appunto, massa organica sopravvivendo alle condizioni anguste imposte dalla natura, in questo caso l'enviroment del pianeta Terra. Poi da adolescente lessi Gurdjieff, e quando arrivai alla sua metafora della Luna che si mangia le anime degli uomini, la mia intuizione trovò conferma. Poi ovviamente, a livello scientifico, c'è Dawkins con il suo gene egoista che mira soltanto a propagarsi, Monod che ci dice che l'universo se ne sbatte allegramente di noi ecc. Questa penso sia una visione naturalistica del tutto imparziale e priva di antropocentrismo, tipo quella di Schopenauer, che per me è sempre stato un punto di riferimento filosofico.

      Se poi torniamo all'uomo, direi che l'umanità non può evolversi ad libitum come in Last and First Men di Stapledon perché, paradossalmente, come ci ricorda Madoka Magica (ma anche Bokurano da cui Madoka attinge a mani basse), questo mondo non è fatto per rendere le persone felici. Prima o poi arriverà sempre l'animaletto magico che pensa soltanto in termini di "caso e necessità". C'è l'entropia, devo ridurla per necessità per sopravvivenza altrimenti l’universo si spegne. Da questa semplice constatazione, che poi è la sostanza della mia asserzione precedente, nascono le streghe, le cose spiacevoli, le cose brutte, di cui la morte e l’abbandono sono, almeno per l’uomo, i “boss di fine livello”. La stupidità umana è una di queste streghe, così come le emozioni negative, il melodramma, la follia ecc. Se tutti fossimo illuminati, non ci sarebbero streghe, sarebbe come il reset the world di Madoka. Eppure per natura ciò è appunto impossibile… [mi fermo qui]

      E intanto ho già in mente un titolo per un eventuale post: "Le Streghe" appunto.

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  3. Ciao Francesco,

    approfitto di questo tuo post per palesarmi. Sono un tuo lettore fisso da diverso tempo, ho scoperto il tuo blog per puro caso. Infatti, durante la visione, consigliatami, de La malinconia di Harui Suzumiya, sono rimasto incredulo dalla quantità di recensioni positive che è possibile leggere in giro. Ne ho lette parecchie fino a quando mi sono imbattuto nella tua su AnimeClick. Un bel 5/10, ben motivato e col quale ho concordato immediatamente.

    Ho cominciato a leggere gli altri tuoi articoli, arrivando a questo blog. Il caso ha voluto che nello stesso periodo avessi acquistato Generazione Otaku e che venissi da diverse letture sulla contemporaneità, società liquida, post-modernità e tanti altri argomenti che conosci meglio di me.

    Di conseguenza sono rimasto davvero colpito dalla qualità dei tuoi scritti e la capacità di saper leggere le opere e contestualizzarle. Mi ritrovo spesso a condividere il tuo punto di vista su molti temi, oltre che avere il piacere di imparare tanto da questo blog.

    Vorrei inoltre farti i complimenti, perché sei riuscito a cogliere pienamente lo spirito delle vecchie serie TV e ad apprezzarle. Tutto questo senza possedere quella nostalgia che chi, come me, ha alcuni anni in più di te sulle spalle, si ritrova a provare ripensando ai cartoni della propria infanzia.

    Cercherò di essere meno silenzioso in futuro, questo blog merita più attenzione.

    Buona prosecuzione col tuo lavoro svolto sinora!

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    1. Grazie infinite, il tuo commento mi fa molto piacere, sul serio.

      Certe volte penso che se dovesse succedermi qualcosa (facciamo le corna), rimarrebbe comunque questo blog in cui, essendo fatto tutto a modo mio, ho inevitabilmente lasciato molto di me stesso. E in modo sincero (certe volte troppo sincero, vedasi quei post rimossi).

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  4. Eccomi, e non per caso. Doppiamente (capirai il perché).
    Sa bene che il tuo blog è per me fondamentale, scritto con competenza e cognizione di causa, ricco, ben articolato. Hai una scrittura avvolgente/travolgente.
    Io non posso che augurarti il meglio, e anche augurarti di scrivere su carta!
    Ma veniamo a noi: volevo chiederti una cosa.
    Se ti va, ti lascio la mia mail:
    mikimoz@hotmail.com

    È un piccolo progetto che riguarda cose di blog, mi farebbe piacere coinvolgerti.

    Moz-

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    1. Grazie Moz per il supporto, i complimenti di un blogger navigato come te sono sempre importanti. Ti scrivo allora.

      Ciao!

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