Titolo originale: RahXephon
Regia: Yutaka Izubuchi
Soggetto: BONES, Yutaka Izubuchi
Sceneggiatura: Yutaka Izubuchi, Hideaki Anno (non accreditato), Chiaki J. Konaka, Hiroshi Ohnogi, Ichirou Ohkouchi, Yoji Enokido
Character Design: Akihiro Yamada (originale), Hiroki Kanno
Mechanical Design: Michiaki Sato, Yoshinori Sayama
Musiche: Ichiko Hashimoto
Studio: BONES
Formato: serie televisiva di 26 episodi
Anno di trasmissione: 2002
Regia: Yutaka Izubuchi
Soggetto: BONES, Yutaka Izubuchi
Sceneggiatura: Yutaka Izubuchi, Hideaki Anno (non accreditato), Chiaki J. Konaka, Hiroshi Ohnogi, Ichirou Ohkouchi, Yoji Enokido
Character Design: Akihiro Yamada (originale), Hiroki Kanno
Mechanical Design: Michiaki Sato, Yoshinori Sayama
Musiche: Ichiko Hashimoto
Studio: BONES
Formato: serie televisiva di 26 episodi
Anno di trasmissione: 2002
"RahXephon" rientra perfettamente in quel sottogenere che definisco
"robotico misterico". Un robotico misterico è caratterizzato dalla
presenza di un super-robot dotato di poteri divini e di tematiche
religiose, esoteriche e new age che contribuiscono allo sviluppo della
trama (quindi "Evangelion" non rientra nella mia classificazione, in
quanto nella serie originale questi elementi sono fittizi e non
funzionali al finale).
"RahXephon" nasce inizialmente come remake del primo robotico misterico
della storia, "Raideen" (1975), il primo anime robotico diretto da Tomino
(che ne curò la regia della prima parte). Sempre diretto da Tomino è il
capolavoro "Ideon" (1980), quello che secondo me è il miglior
rappresentante di questo sottogenere testé definito.
Il robotico misterico con la trama più articolata e con la storia
d'amore più bella in assoluto non è un anime, ma un jrpg: mi riferisco
ovviamente al capolavoro di Tetsuya Takahashi, "Xenogears", che vanta
addirittura di scene di intermezzo animate direttamente dalla GAINAX.
Questo gioco è molto popolare in Giappone e in America, e ha influenzato
molti media successivi, tra cui metto anche il "RahXephon" che mi
appresto a recensire. Altri robotici misterici che vedranno la luce
negli anni '90 sono "The big O", sceneggiato da Chiaki J.Konaka
(conosciuto principalmente per il suo contributo a "serial experiments lain" e presente
anche nello staff del qui presente "RahXephon"), il tominiano "Brain Powerd" e il kawamoriano "Acquarion". Essendo il potere della spirale
ispitrato all'Ide di "Ideon", anche "Gurren Lagann" rientra in questa
classificazione, insieme a "Gordian" (1979), che e' mosso da una fonte di
energia luminosa vivente; in un certo senso anche "Jeeg" potrebbe
essere considerato un robotico misterico, in quanto il protagonista ha
una campana nel cuore e si trasforma nella testa di un robot grazie a
dei poteri occulti. "Mospeada" e "Southern Cross" non rientrano nella
categoria: nonostante siano presenti energie misteriose e discorsi
religioso/metafisici sull'energia dell'evoluzione, i robot non sono
divini ma real robot trasformabili, figli della rivoluzione portata da
"Macross".
A tutto diritto "RahXephon" è un robotico misterico shoujo: c'è una
super storia d'amore che trascende il tempo e lo spazio, come in
"Xenogears", ci sono tante belle ragazze che si innamorano di Ayato, il
pragmatico protagonista in rotta di collisione con il mondo degli
adulti; c'è il super robot divino, nel plot le influenze new age ed
esoteriche permangono fino all'ultima puntata della serie.
Oltre al già citato Chiaki J. Konaka, nello staff di "RahXephon" abbiamo
Hideaki Anno nel ruolo di ghost writer e tra gli sceneggiatori un vero e
proprio alchimista dell'audio/video, Yoji Enokido ("Evangelion", "La rivoluzione di Utena"). Lo staff è di prim'ordine, contando anche il
fatto che il regista Yutaka Izubuchi era un allievo di lunga data di
Tomino e grande amico di Anno. In questo prestigioso team sono presenti
due persone che hanno lavorato ad "Evangelion", a cui se ne aggiunge una
che ha ammesso di essersi ispirata ad esso nella costruzione suo stile
(Konaka). Quindi non gridate al plagio quando noterete che inizialmente
"RahXephon" sembrerà una vera e propria fotocopia del capolavoro di
Anno: vedrete sfilare i vari cloni di Misato, Ritsuko, Rei, Gendo; non
mancherà all'appello una misteriosa organizzazione simile alla seele
ecc.. Tuttavia i personaggi di "RahXephon" sono molto più normali ed
equilibrati di quelli di "Evangelion", in primis il protagonista, che è
palesemente l'esatto opposto di Shinji; i comprimari sono abbastanza
solari, vivaci e ottimisti, pure la misteriosa bella ragazza dai
capelli rossi che incarna lo stereotipo introdotto da Rei Ayanami è più
"normale" del modello che ricalca.
In "RahXephon" non ci sono filosofia e postmodernismo come in
"Evangelion" (c'è comunque una certa introspezione dei personaggi, cosa
presente nella maggior parte degli anime da fascia serale usciti dopo il
'95). Nel plot sono presenti rimandi allo sciamanesimo, alla religione
maya, alle teorie new age secondo cui l'universo è governato
dall'armonia musicale e dalle sue leggi (Gurdjeff, Ouspenski). Non per
nulla il robot divino che da il nome all'anime è "l'accordatore", colui
che ristabilisce la giusta "intonazione" dell'esistenza facendo del
canto la sua arma.
Personalmente faccio fatica a classificare "RahXephon" come capolavoro
dell'animazione. Le principali motivazioni della mia perplessità sono
alcuni eccessivi rallentamenti nello svolgimento delle vicende,
sopratutto nella prima parte, e la difficoltà nel seguire la risoluzione
dei misteri, che avviene molto frettolosamente nelle ultime due puntate
(esiste comunque un apposito "special" che spiega meglio gli
avvenimenti). I combattimenti inoltre sono ben pochi, e dal punto di
vista registico c'è poca tensione/risoluzione, fattore che potrebbe
contribuire a far tirare qualche sbadiglio allo spettatore. Inoltre
"RahXephon" ha molti debiti nei confronti delle opere del passato, tra
cui metto anche il "Megazone 23" che ispirò "Matrix" (i mondi illusori
andavano comunque di moda in quegli anni: pure "The big O" è un debitore
di "Megazone 23" in questo senso). La minuziosa cura degli aspetti
artistici, tra cui primeggiano il design e le musiche, rende comunque
"RahXephon" decisamente "bello" da vedere; splendide sono le sigle di
apertura e di chiusura, con quel loro "mood" fascinoso e poetico,
splendide sono le numerose ragazze, tutte ben disegnate e ben
proporzionate, tra cui spicca quella misteriosa e angelica, vestita di
giallo, che Ayato si ostina a ritrarre in tutti i suoi dipinti. Anche il
mecha design non è male: ovviamente è ispirato a quello di "Raideen",
tuttavia le due ali in testa al robot ricordano molto quelle dell'arpia
Silen di "Devilman" e quelle del Crescent di "Xenogears".
In conclusione, "RahXephon" è un ottimo robotico misterico. Finito nel
dimenticatoio a causa del confronto scorretto con "Evangelion", questo
anime rimane comunque una memorabile lezione di classe e di stile, da
cui molti produttori di anime odierni dovrebbero prendere esempio.
Assolutamente trascurabile è l'omonimo manga, un pietoso ed
inconcludente ammasso di fanservice che non c'entra assolutamente nulla
con l'opera originale.
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