giovedì 14 agosto 2014

RahXephon: Recensione

 Titolo originale: RahXephon
Regia: Yutaka Izubuchi
Soggetto: BONES, Yutaka Izubuchi
Sceneggiatura: Yutaka Izubuchi, Hideaki Anno (non accreditato), Chiaki J. Konaka, Hiroshi Ohnogi, Ichirou Ohkouchi, Yoji Enokido
Character Design: Akihiro Yamada (originale), Hiroki Kanno
Mechanical Design: Michiaki Sato, Yoshinori Sayama
Musiche: Ichiko Hashimoto
Studio: BONES
Formato: serie televisiva di 26 episodi
Anno di trasmissione: 2002

 
"RahXephon" rientra perfettamente in quel sottogenere che definisco "robotico misterico". Un robotico misterico è caratterizzato dalla presenza di un super-robot dotato di poteri divini e di tematiche religiose, esoteriche e new age che contribuiscono allo sviluppo della trama (quindi "Evangelion" non rientra nella mia classificazione, in quanto nella serie originale questi elementi sono fittizi e non funzionali al finale).


"RahXephon" nasce inizialmente come remake del primo robotico misterico della storia, "Raideen" (1975), il primo anime robotico diretto da Tomino (che ne curò la regia della prima parte). Sempre diretto da Tomino è il capolavoro "Ideon" (1980), quello che secondo me è il miglior rappresentante di questo sottogenere testé definito.
Il robotico misterico con la trama più articolata e con la storia d'amore più bella in assoluto non è un anime, ma un jrpg: mi riferisco ovviamente al capolavoro di Tetsuya Takahashi, "Xenogears", che vanta addirittura di scene di intermezzo animate direttamente dalla GAINAX. Questo gioco è molto popolare in Giappone e in America, e ha influenzato molti media successivi, tra cui metto anche il "RahXephon" che mi appresto a recensire. Altri robotici misterici che vedranno la luce negli anni '90 sono "The big O", sceneggiato da Chiaki J.Konaka (conosciuto principalmente per il suo contributo a "serial experiments lain" e presente anche nello staff del qui presente "RahXephon"), il tominiano "Brain Powerd" e il kawamoriano "Acquarion". Essendo il potere della spirale ispitrato all'Ide di "Ideon", anche "Gurren Lagann" rientra in questa classificazione, insieme a "Gordian" (1979), che e' mosso da una fonte di energia luminosa vivente; in un certo senso anche "Jeeg" potrebbe essere considerato un robotico misterico, in quanto il protagonista ha una campana nel cuore e si trasforma nella testa di un robot grazie a dei poteri occulti. "Mospeada" e "Southern Cross" non rientrano nella categoria: nonostante siano presenti energie misteriose e discorsi religioso/metafisici sull'energia dell'evoluzione, i robot non sono divini ma real robot trasformabili, figli della rivoluzione portata da "Macross". 


A tutto diritto "RahXephon" è un robotico misterico shoujo: c'è una super storia d'amore che trascende il tempo e lo spazio, come in "Xenogears", ci sono tante belle ragazze che si innamorano di Ayato, il pragmatico protagonista in rotta di collisione con il mondo degli adulti; c'è il super robot divino, nel plot le influenze new age ed esoteriche permangono fino all'ultima puntata della serie. 


Oltre al già citato Chiaki J. Konaka, nello staff di "RahXephon" abbiamo Hideaki Anno nel ruolo di ghost writer e tra gli sceneggiatori un vero e proprio alchimista dell'audio/video, Yoji Enokido ("Evangelion", "La rivoluzione di Utena"). Lo staff è di prim'ordine, contando anche il fatto che il regista Yutaka Izubuchi era un allievo di lunga data di Tomino e grande amico di Anno. In questo prestigioso team sono presenti due persone che hanno lavorato ad "Evangelion", a cui se ne aggiunge una che ha ammesso di essersi ispirata ad esso nella costruzione suo stile (Konaka). Quindi non gridate al plagio quando noterete che inizialmente "RahXephon" sembrerà una vera e propria fotocopia del capolavoro di Anno: vedrete sfilare i vari cloni di Misato, Ritsuko, Rei, Gendo; non mancherà all'appello una misteriosa organizzazione simile alla seele ecc.. Tuttavia i personaggi di "RahXephon" sono molto più normali ed equilibrati di quelli di "Evangelion", in primis il protagonista, che è palesemente l'esatto opposto di Shinji; i comprimari sono abbastanza solari, vivaci e ottimisti, pure la misteriosa bella ragazza dai capelli rossi che incarna lo stereotipo introdotto da Rei Ayanami è più "normale" del modello che ricalca. 


In "RahXephon" non ci sono filosofia e postmodernismo come in "Evangelion" (c'è comunque una certa introspezione dei personaggi, cosa presente nella maggior parte degli anime da fascia serale usciti dopo il '95). Nel plot sono presenti rimandi allo sciamanesimo, alla religione maya, alle teorie new age secondo cui l'universo è governato dall'armonia musicale e dalle sue leggi (Gurdjeff, Ouspenski). Non per nulla il robot divino che da il nome all'anime è "l'accordatore", colui che ristabilisce la giusta "intonazione" dell'esistenza facendo del canto la sua arma.


Personalmente faccio fatica a classificare "RahXephon" come capolavoro dell'animazione. Le principali motivazioni della mia perplessità sono alcuni eccessivi rallentamenti nello svolgimento delle vicende, sopratutto nella prima parte, e la difficoltà nel seguire la risoluzione dei misteri, che avviene molto frettolosamente nelle ultime due puntate (esiste comunque un apposito "special" che spiega meglio gli avvenimenti). I combattimenti inoltre sono ben pochi, e dal punto di vista registico c'è poca tensione/risoluzione, fattore che potrebbe contribuire a far tirare qualche sbadiglio allo spettatore. Inoltre "RahXephon" ha molti debiti nei confronti delle opere del passato, tra cui metto anche il "Megazone 23" che ispirò "Matrix" (i mondi illusori andavano comunque di moda in quegli anni: pure "The big O" è un debitore di "Megazone 23" in questo senso). La minuziosa cura degli aspetti artistici, tra cui primeggiano il design e le musiche, rende comunque "RahXephon" decisamente "bello" da vedere; splendide sono le sigle di apertura e di chiusura, con quel loro "mood" fascinoso e poetico, splendide sono le numerose ragazze, tutte ben disegnate e ben proporzionate, tra cui spicca quella misteriosa e angelica, vestita di giallo, che Ayato si ostina a ritrarre in tutti i suoi dipinti. Anche il mecha design non è male: ovviamente è ispirato a quello di "Raideen", tuttavia le due ali in testa al robot ricordano molto quelle dell'arpia Silen di "Devilman" e quelle del Crescent di "Xenogears".

 
In conclusione, "RahXephon" è un ottimo robotico misterico. Finito nel dimenticatoio a causa del confronto scorretto con "Evangelion", questo anime rimane comunque una memorabile lezione di classe e di stile, da cui molti produttori di anime odierni dovrebbero prendere esempio. Assolutamente trascurabile è l'omonimo manga, un pietoso ed inconcludente ammasso di fanservice che non c'entra assolutamente nulla con l'opera originale. 

















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