Titolo originale: Monster
Titolo inglese: Monster
Autore: Naoki Urasawa
Tipologia: Seinen Manga
Edizione italiana: Planet Manga
Volumi: 18 (9 nella nuova edizione)
Anno di uscita: 1995
Ad essere del tutto sincero mi risulta alquanto difficile recensire Monster, non tanto perché non abbia un'idea ben precisa a riguardo, bensì perché prima di leggerlo mi aspettavo un "qualcosa" e il fumetto mi ha dato tutt'altro. Il fatto è che questo "altro" è comunque un "qualcosa" di molto positivo sebbene non proprio ciò per cui, spesso, questo titolo viene esaltato e apprezzato.
Monster gode di una incredibile popolarità come opera sul genere
giallo-poliziesco, ma a mio avviso tale veste gli sta piuttosto
strettina, anzi, scomoda. Personalmente trovo che la giusta prospettiva
con cui guardare a questo fumetto sia quella di un manga psicologico con
delle venature tipiche di un racconto del mistero e della fiaba, e non
un giallo che si basi su una ferrea logica.
Ma esaminiamo più a fondo la questione "Monster" andando a partire da
ciò che più comunemente suscita venerazione: la storia. Questa non è
veramente complessa (come potrebbe esserlo ad esempio quella di un'opera
di Shirow), ma semplicemente molto ben organizzata e sfaccettata, ricca
di innumerevoli particolari, di personaggi e di avvenimenti incastrati
con abilità. I tempi per le rivelazioni e colpi di scena sono ponderati e
ottimamente gestiti; si distribuiscono ed alternano in modo efficace
anche i momenti in cui incalza una narrazione rapida e quelli di
distensione. Il "problema", tuttavia, è che questa enorme macchina
narrativa, sebbene riesca a tenere una notevole coerenza, procede fin
troppo spesso per coincidenze e forzature spazio-temporali non
indifferenti, per fare un esempio: in ogni città in cui un personaggio
arriva questi magicamente incontra un personaggio chiave che gli
permetterà di percorrere la retta via, o rimane coinvolto in determinate
esperienze che si ricollegano alla storia principale e che guardacaso
spesso poi si rivelano importanti per far emergere un ulteriore tassello
di questo elefantiaco puzzle. Ogni progresso verso la conclusione è un
passo guidato dalla mano del destino, e Dio più che giocare a dadi
sembra usare righello e squadretta. Di certo questo non è un buon
presupposto per un giallo investigativo, specialmente per come si palesa
tale caratteristica nel finale dove, per un miracolo incredibile, tutti
i personaggi si riuniranno "casualmente" nello stesso posto e nello
stesso giorno, sfidando ogni legge probabilistica e ogni possibile
verosimiglianza.
Un altro elemento che a mio avviso stona se si guarda a
Monster nell'ottica del giallo sono le numerose e corpose storie
parallele, le quali non fanno altro che allungare e complicare una
matassa di avvenimenti davvero mastodontica. Impossibile non riconoscere
l'abilità dell'autore nell'intrecciare tutti questi fili paralleli
senza troppe contraddizioni e riuscendo a mantenere una coerenza di
fondo, ma il continuo distogliere l'attenzione dalla storia principale
risulta a mio avviso controproducente. Un altro appunto che mi sento di
fare riguarda proprio una peculiarità di Urasawa: il mondo che lui
costruisce gira del tutto, e solamente, attorno ai suoi personaggi, ma
questo (e anche gli altri già citati) in realtà è un ottimo aspetto se
vogliamo considerare Monster come dovrebbe essere considerato, dicevamo
prima, da un punto di vista psicologico.
L'elemento maggiormente affascinante dell'intero fumetto sta proprio nei
suoi personaggi, mediante l'inserimento di continue deviazioni Urasawa è
in grado di delinearne con estrema accuratezza la caratterizzazione,
riesce nella titanica impresa di rendere interessanti quasi tutte le
figure che fanno la loro comparsa nella storia, anche quelle secondarie
la cui scena è poi destinata a venire velocemente esautorata da quella
dei primari e comprimari senza per questo però esserne sminuita o
banalizzata. Molti avranno un'evoluzione notevole, come lo stesso Tenma o
anche Eva e l'ispettore Lunge, matureranno come persone in seguito alle
continue vicende che turberanno le loro esistenze e che li porteranno
inevitabilmente a compiere scelte, mettendo in crisi il loro senso di
giustizia e convinzioni, e appunto sulla scelta e sulle possibilità
gioca l'intero fumetto. Il viaggio nell'animo umano in cui ci porta
Monster è incredibile e le varie riflessioni che vengono sparpagliate
per l'intero intreccio tra cui, ricordiamolo, le bellissime favole di
Franz Bonaparta, si riconducono fondamentalmente all'introspezione e al
considerare il "mostro" che ognuno di noi può diventare, uno spietato
scontro tra io e super io, moralità e amoralità, ma anche un conflitto
tra idealismo e materialismo: donde viene la certezza di una mia
decisione o convinzione? Cosa giustifica una scelta? Cosa la rende più
giusta di un'altra? Anche quella che apparentemente si rivela l'unica
via sensata da percorrere, perseguendo i più condivisibili ed innocenti
ideali, potrebbe portare a conseguenze disastrose di cui ci si può
rendere conto solo ex-post, ed intanto il destino ci sorride sempre,
malizioso, nella sua crudeltà, quasi a volerci schernire. Il personaggio
di Johan è l'elemento disturbatore, una sorta di anticristo, il
portatore del male e del risentimento, il conturbante araldo del dubbio e
delle alternative, più un simbolo che un vero e proprio personaggio, ma
egli è genialmente quel motore immobile che non compare mai e di cui si
arriva persino a dubitarne l'esistenza, ma a cui tutto tende,
l'epicentro di tutte le azioni e motivazioni dei personaggi, loro ultima
meta, li induce ad un continuo inseguimento che permette alla fine di
capire il loro vero ed ultimo nemico: loro stessi.
Non era Johan a muovere tutti, ma erano tutti a muoversi per Johan, le
loro azioni erano dettate dalla loro volontà di inseguire tale mostro e
chimera, una loro responsabilità, mentre coloro che dovevano affrontare
fin dal principio erano le loro paure, errori e false sicurezze. Lo
capisce Tenma, costretto a misurasi con il suo idealismo e saldo intento
a fermare Johan per riparare alla sua scelta e ledere il suo rimorso
(era stato veramente giusto salvarlo?), lo capisce Nina che, trovandosi a
rivangare il passato scopre di possedere memorie che non avrebbe mai
voluto riportare a galla, così come loro anche gli altri personaggi si
misurano con il caso di Johan per in realtà ritrovare, alla fine, loro
stessi, anche Lunge, Grimmer, ma anche l'avvocato e il giovane ispettore
di polizia. Peccato per il finale, a mio avviso se si fosse optato per
un regime meno lieto sarebbe scaturito di certo qualcosa di meno banale,
ma non posso affermare di non averlo apprezzato.
Commento del God.
RispondiEliminaAnalisi molto condivisibile, sia nelle critiche sulle enormi forzature di trama, sia nella storia comunque pregevole, misteriosa e molto intrigante, retta su personaggi molto interessanti.
Voglio solo dire che comunque ritengo che ci sia davvero tanto, tanto buonismo esagerato, impersonificato dal protagonista Tenma che, boh, è un Messia in Terra, altruista oltre ogni limite possibile di plausibilità, così tanto che mi sento di dire che un vero e proprio difetto del manga è di essere TROPPO buonista.
(chiedo scusa per le varie ripetizioni, non ho tempo materiale per riscrivere meglio la frase).
Tutti i misteri non rivelati dalla storia vengono comunque chiusi nella pregevolissima light notevel Another Monster, di cui ti consiglio la lettura.
Ciao God! Mi fa ciacere il tuo commento^^
EliminaSi, in effetti Tenma è l'idealista par excellence, che va avanti a testa bassa, indefesso. Anche io lo reputo un personaggio venuto un po' così, troppo rigido nel suo idealismo.
Another monster, non l'ho ancora letto... non so se lo farò XD Magari quando rileggerò Monster e ce l'avrò più fresco XD
Another Monster l'ho letto tipo due anni dopo Monster, di cui non ricordavo nulla. Non è un problema, visto che ti riassume l'intera storia attraverso un reportage fittizio, che diventa anche modalità per rivelare indagini successive che svelano segreti vari lasciati in aperto dall'originale.
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