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martedì 24 dicembre 2024

Il Paese delle Nevi, Il Sole si Spegne, Luca ed Io e altre letture autunnali



Anche in questa seconda parte dell'autunno ho letto e scritto molto. Faccio quindi un post con le recensioni delle mie letture di quest'ultimo mese, ossia un libro di Dazai Osamu, un libro di Anna Foa, un libro di Kawabata Yasunari, un libro di Giovanni Pirelli e un libro di Roberto Alajmo. I voti, come nel mio precedente post di letture autunnali, sono stati dati in scala da uno a cinque. La foto qua sopra è uno scorcio  autunnale di un ben noto luogo di Milano. 

venerdì 25 dicembre 2020

Narutaru: Recensione 2 .0

 Titolo originale: Narutaru

Autore: Kitoh Mohiro

Tipologia: Seinen Manga

Edizione italiana: Star Comics 

Volumi: 12

Anno di uscita: 1998

 


Opera dalle molteplici stratificazioni, Narutaru è indubbiamente una tragedia. Se si vuole affrontare un’analisi del manga, bisogna quindi partire da questo presupposto, per poi arrivare a considerare, più in superficie, la denuncia sociale (e politica) messa in atto dall’autore.

In primis ci si potrebbe chiedere, come fece Nietzsche, da dove abbia avuto origine la tragedia, considerando purtuttavia che l’opera è orientale, ed ergo costruita su fondamenta ben diverse dal romanticismo tedesco, dall’idealismo e dal dualismo Cartesiano. Rimane comunque un nesso con la tragedia greca antica: forse, la cosa più angosciante di Narutaru, è come esso evidenzi, con il suo essere violento, morboso e malato, sia l’inettitudine dell’essere umano – non ci sono eroismi nell’opera, solo bassezze -, sia il suo essere predestinato all’inevitabile fine, che per Kitoh, autore dalle influenze taoiste, è allo stesso tempo rinascita.

Siamo nel 1998, e i Pokémon sono una realtà commerciale molto popolare presso i giovani, mentre Evangelion lo è per gli adulti. L’idea di base dell’autore è di coniugare le due cose: avremo dei ragazzini con i loro mostri (Shiina, la protagonista, esteticamente è molto affine alle ragazzine della Nintendo) in un contesto drammatico, psicologico, filosofico e metanarrativo alla Evangelion. Essendo poi Narutaru un seinen manga, l’autore non si pone alcun limite nell’esporre situazioni molto violente e morbose, coadiuvate da un tratto tagliente e asettico che rende i personaggi molto simili alle bambole – e quindi incapaci di svincolarsi dalla loro condizione di tragici, di marionette mosse dalle fila del destino.

sabato 24 settembre 2016

Suicide Club: Recensione del film

Titolo originale: Jisatsu Sākuru
Regia: Sion Sono
Soggetto: Sion Sono
Sceneggiatura: Sion Sono
Musiche: Tomoki Hasegawa
Casa di produzione: For Peace Co. Ltd., Omega Project
Formato: film cinematografico
Anno di uscita: 2001


Tōkyō, primi anni Duemila. Una squadra speciale della polizia indaga su una tendenza che sta prendendo piede negli ultimi tempi tra i giovani Giapponesi: quella di mettere in atto dei veri e propri suicidi di massa, in cui nutriti gruppi di adolescenti si tolgono la vita con una sconcertante quanto agghiacciante indifferenza, nelle modalità e nei luoghi più disparati. Credendo che dietro a tutto ciò ci sia un vero e proprio culto istigatore, il detective Kurada – indirizzato da una ragazza nota sulle community online con il nickname di Kōmori ("Pipistrello") – inizia a seguire la pista di un misterioso sito internet che riporta quotidianamente il numero delle vittime; nel frattempo un nuovo gruppo j-pop composto da cinque ragazzine inizia a fare le sue prime apparizioni televisive, riscontrando in tutto il Giappone un successo clamoroso.

sabato 30 maggio 2015

The Fake: Recensione

 Titolo originale: Saibi (The Fake)
Regia: Yeun Sang-ho
Soggetto: Yeun Sang-ho
Sceneggiatura: Yeun Sang-ho
Character Design: Choe gyu-seok
Musiche: Jang Yeong-gyu
Studio: Studio Dadashow
Formato: film cinematografico 
Durata: 101'
Anno di uscita: 2013


E' un film decisamente anomalo, "The Fake". Gia' l'inizio è tutto un programma: un cane viene preso a martellate in testa da alcuni uomini ben vestiti, davanti ad una chiesa; il protagonista, un alcoolizzato violento e pieno di rancore verso i suoi simili, riempie di botte la giovane figlia, dopo aver speso al gioco d'azzardo tutti i soldi destinati ai suoi studi; e il tutto va avanti così, senza alcuna inversione di marcia, diventando sempre più violento, cinico e - questa è la cosa che più sconvolge - realistico, vero, senza alcuna svolta buonista che permetta alla catena di eventi creatasi nei primi frangenti di non sfociare in un finale simbolico ancora più terribile di quanto l'ha preceduto.

sabato 23 maggio 2015

The King of Pigs: Recensione

Titolo originale: Dwaejiui Wang
Regia: Yeun Sang-ho
Soggetto: Yeun Sang-ho
Sceneggiatura: Yeun Sang-ho
Character Design: Yeun Sang-ho, Kim Chang-su
Musiche: Been Eom
Studio: Studio Dadashow
Formato: film cinematografico 
Durata: 97'
Anno di uscita: 2011


«Un coltello è quello che distingue gli esseri umani dagli animali.
Non è una parte del mio corpo, ma mi dà comunque forza.
Ma quando gli uomini crearono i coltelli, anche qualcos'altro di inaspettato fu creato.
Il male.
Come gli artigli affilati di quel gatto, così è il rifiuto di lasciar andare il coltello, che non è una parte del nostro corpo.
Ciò che ci rende umani è il male stesso.
Ma allora, cosa possiamo fare per ottenere il potere? Forse delle buone azioni?
No. Per ottenere il potere dobbiamo diventare il male.
Se non vuoi essere una nullità devi diventare un mostro. Capito?
»

Un giorno, dopo aver brutalmente ucciso la moglie, Hwang Kyun-min, un amministratore delegato pieno di debiti, chiama il suo amico d'infanzia Jung Jong-Suk, uno scrittore fallito prigioniero di una vita piena di delusioni e frustrazioni. L'incontro tra i due diventa un pretesto per ricordare i giorni in cui andavano a scuola, un'istituzione non molto diversa dalla società in cui ora vivono, da adulti; tra un frammento di memoria e l'altro, emerge il ricordo dello scaltro Re dei Porci, un disadattato armato di coltello che li proteggeva dagli atti di bullismo quotidiani perpetuati dall'elite della classe, un ristretto gruppo di ragazzi provenienti da famiglie potenti e agiate, i quali potevano permettersi di infliggere ogni tipo di umiliazione ai meno fortunati restando impuniti e protetti dalle istituzioni.

sabato 21 marzo 2015

Il Vampiro che Ride: Recensione

 Titolo originale: Warau Kyuuketsuki

 Titolo inglese: The Laughing Vampire

Autore: Suehiro Maruo

 Tipologia: Seinen Manga 

 Edizione italiana: Coconino Press

Volumi: 2

Anni di Pubblicazione: 1998 



La narrazione inizia con un rimando alle desolate rovine cosparse di cadaveri e di sciami di mosche di Hiroshima e Nagasaki; dopodiché si sposta nell'attuale Giappone, dove i vizi e i mali prodotti dall'umanità - ed in particolare da una gioventù ridotta allo sbando - non si sono ancora estinti dopo una catastrofe apocalittica, inimmaginabile ed annichilente. Poco importa che un'anziana donna vampiro sia sopravvissuta all'inferno post atomico e sia giunta sino ai giorni nostri per mietere qualche vittima innocente succhiandole il sangue, talvolta facendola rinascere come vampiro. Lei è il male minore, allo stesso modo dei suoi "figli"; il vero male è la razza umana, così abnorme, ottusa, viziata, corrotta, perversa, animalizzata: mostruosa più di ogni vero mostro partorito dalla sua stessa immaginazione.

venerdì 20 marzo 2015

God's Child: Recensione

 Titolo originale: Kami no Kodomo

 Titolo inglese: God's Child

Autori: Nishioka, Kyoudai

 Tipologia: Seinen Manga 

 Edizione italiana: Non disponibile

Volumi: 1

Anni di Pubblicazione: 2009 

 
 
"God's Child" rientra perfettamente in quel disturbante sottogenere che personalmente amo definire "horror nichilista giapponese", sottogenere del quale "Midori shoujo Tsubaki" e "Litchi Hikari Club" sono un valido esempio di degni rappresentanti. Siamo di fronte alla provocatoria messa in scena della vita di un Gesù Cristo perfettamente antitetico all'originale; un serial killer psicopatico nato da delle feci in una latrina, quanto mai freddo, inquietante, cinico, sadico, lussurioso, ma allo stesso tempo lucido, consapevole di compiere le più grandi aberrazioni e raccapriccianti crudeltà che l'uomo sia in grado di concepire.

sabato 20 dicembre 2014

Caro Fratello: Recensione

 Titolo originale: Oniisama e...

 Titolo inglese: Brother, Dear Brother 

Autore: Riyoko Ikeda

 Tipologia: Shoujo Manga 

 Edizione italiana: Star Comics

Volumi: 4

Anno di uscita: 1975  



"Oniisama e...", alias "Caro Fratello" per noi italiani, è un'ottimo esempio di shojo anni '70 d'autore. All'epoca, i manga rivolti alle ragazze erano molto melodrammatici, tragici, conditi da eventi spiacevoli, storie d'amore (anche omosessuali) coadiuvate da un triste destino, critica sociale più o meno velata. Uno shojo del 1975 adesso come adesso verrebbe catalogato come seinen. Sono infatti innumerevoli le scene di morte, di disperazione, di violenza fisica e psicologica; inoltre, Ryoko Ikeda, l'autrice di "Versailles no Bara", in questo caso sembra averci calcato un bel po' la mano. Persino l'annichilente e nichilista finale non stona affatto con le precedenti pagine, grondanti pura tragedia greca mista a disagio esistenziale - si pensi al personaggio di Rei Asaka/"Saint-Just" e alla sua camera piena di specchi, la quale riflette la narcisistica solitudine del suo animo -, incomprensioni e amori - spesso proibiti - non corrisposti.

venerdì 12 dicembre 2014

Kant: Recensione

 Titolo originale: Kant

Soggetto: Takeshi Otani

Disegni: Roberto Pentassuglia, Marianna Guarnieri

Seneggiatura: Roberto Pentassuglia

 Tipologia: Produzione Indipendente

Volumi: 1

Anno di uscita: 2014 

 

«L'incontro avviene la prima sera d'estate. Si entra nel bosco come bambini e se ne esce come adulti. Non è un cambiamento fisico quanto una sorta di consapevolezza.
Noi l'abbiamo sempre considerato un gioco, un'avventura, una curiosità morbosa di sapere come sarebbe stato una volta avuto il proprio Es.
Per diventare adulti nella società bisogna mostrare il proprio Es. L'incontro avviene nel bosco che circonda il villaggio.
Lo chiamiamo villaggio perché così ci hanno insegnato, ma potrebbe essere un borgo o una grande città. Le parole non bastano per descrivere l'essenza delle cose. Per questo serve l'Es. E' ciò che caratterizza le persone e i luoghi. I nomi e le descrizioni non sono nulla di fronte all'immagine.
Dare vita ad un'idea, fornirle voce e corpo, questo è il miracolo che chiamiamo Es. Queste presenze dotate di vita propria sono il sigillo del destino. Indicano cosa diventerai nella vita, quali grandi mete ti sono destinate.
»

sabato 18 ottobre 2014

Litchi De Hikari Club: Recensione

Titolo originale: Litchi De Hikari Club

 Titolo inglese: Lychee Light Club 

Autore: Usamaru Furuya

 Tipologia: Seinen Manga 

 Edizione italiana: Goen

Volumi: 1

Anno di uscita: 2006

 


Nella fuligginosa città industriale c'è una sola fonte di luce... il Club della Luce. Una confraternita segreta composta da giovani ragazzi che ha sede in una sporca fabbrica abbandonata. Essi sono al punto di avviare il coronamento del loro sogno, una sofisticata "macchina pensante" umanoide il cui scopo primario è quello di rapire belle ragazze. Allo stesso tempo, i collegiali, e la loro solidarietà reciproca, stanno devolvendo in una melma neonazista coronata da paranoie omicide, estetismo perverso e, talvolta, omosessualità repressa...

mercoledì 8 ottobre 2014

L'invincibile Ninja Kamui: Recensione

 Titolo originale: Ninpuu Kamui Gaiden
Regia: Hio Kobayashi
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Sampei Shirato
Sceneggiatura: Junji Tashiro
Character Design: Shuichi Seki
Musiche: Ryoichi Mizutani
Studio: Tele-Cartoon Japan, Eiken studio 
Formato: serie televisiva di 26 episodi
Anno di trasmissione: 1969


In un periodo Edo cupo, senza luce, pieno di povertà e ingiustizie, il Ninja disertore Kamui vaga senza meta, con il solo scopo di sopravvivere agli attacchi dei sicari inviati dal clan Iga, dal quale è stato allevato fin da bambino come killer professionista. La solitudine del guerriero è totale: egli può solamente continuare a fuggire, non può fidarsi di nessuno, pena la morte.

domenica 28 settembre 2014

Midori - La Ragazza delle Camelie: Recensione

Titolo originale: Midori Shoujo Tsubaki
Regia: Hiroshi Harada
Soggetto: Suehiro Maruo
Sceneggiatura: Hiroshi Harada
Character Design: Hiroshi Harada
Musiche: J. A. Seazer
Studio: produzione indipendente
Formato: film cinematografico 
Durata 52'
Anno di uscita:1992


Nella filosofia orientale, sopratutto nel buddhismo, il tema riguardante la linea di demarcazione tra illusioni e realtà è dominante. Al di là della ruota dell'esistenza, che imprigiona le creature nell'eterno ciclo del Samsara, c'è l'assoluto, il quale allo stesso tempo è il nulla. La sofferenza prodotta dalla vita nel mondo dell'illusione è uno dei temi chiave degli insegnamenti del Buddha. Così come la liberazione dalla sofferenza derivante dalle illusioni create dalla nostra mente. Ora provate a immaginare una trasposizione horrorifica e malata di tale concezione, nella quale il vivere è pura angoscia. Una cosa nauseante. Macabra. Grottesca. Questa è l'idea che ha avuto Hiroshi Harada, il quale, da solo, per cinque anni, ha creato questo controverso film, "Midori/Shoujo Tsubaki", basandosi sul manga di Suehiro Maruo, adattamento a fumetti di una "Kamishibai" (lett. "dramma su carta"), ovvero un racconto folkloristico giapponese tramandato in passato dai monaci buddhisti attraverso le "emakimono" (lett. "pergamene immagine").

martedì 5 agosto 2014

The Sky Crawlers: Recensione

Titolo originale: Sky Crowlers
Regia: Mamoru Oshii
Soggetto: (basato sui romanzi originali di Hiroshi Mori)
Sceneggiatura: Chihiro Ito
Character Design: Tetsuya Nishio
Mechanical Design: Atsushi Takeuchi
Musiche: Kenji Kawai
Studio: Production I.G
Formato: film cinematografico
Durata: 121' 
Anno di uscita: 2008

  
In un tempo in cui il termine "capolavoro" risulta essere un'espressione ormai inflazionata, tanto da essere impiegata, nella maggior parte dei casi, con tanta leggerezza quanto poco spirito critico, non si commetterebbe, invero, empietà ne inesattezza alcuna nel riferirlo ad un titolo quale il qui in esame The Sky Crawlers. Se infatti mi si chiedesse, in tutta franchezza, quale opera d'animazione relativa agli ultimi tempi meriti siffatto elogio, non potrei esimermi dall'indicare tale lungometraggio, partorito dal genio creativo di uno tra i più meritevoli artisti della sua epoca: Momoru Oshii. 

lunedì 28 luglio 2014

Aura Battler Dunbine: Recensione

Titolo originale: Seisenshi Dunbine
Regia: Yoshiyuki Tomino
Soggetto: Hajime Yatate, Yoshiyuki Tomino (basato sui suoi romanzi originali)
Sceneggiatura: Minoru Yokitani, Yoshiji Watanabe
Character Design: Tomonori Kogawa
Mechanical Design: Kazutaka Miyatake, Yutaka Izubuchi, Tomonori Kogawa
Musiche: Katsuhiro Tsubono
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 49 episodi
Anni di trasmissione: 1983 - 1984


1983, Tomino dona al mondo dell'animazione giapponese "Aura Battler Dunbine", una delle prime (se non la prima) opere animate fantasy provenienti dal "paese del sol levante". A ben guardare si può tuttavia scorgere un aspetto ulteriore, "Dunbine" non è un mero fantasy ma un esperimento particolarmente bizzarro e insolito, che vede l'armonizzarsi della componente "fiabesca" e "medievaleggiante" con un ingrediente tipicamente tominano: il mecha.
A questo punto devo chiedere gentilmente al lettore dubbioso e diffidente di non smettere di leggere, scettico o nauseato che sia all'idea di un simile accostamento. Invero, Tomino riesce a fondere e a coordinare questi due mondi e generi, apparentemente impenetrabili ed estranei tra loro, con grande semplicità, rendendoli anzi la base per impostare l'intero e più intimo significato dell'opera. Questa serie inoltre rientra a pieno diritto (assieme a "Ideon" e "Z Gundam") in quel gruppo di lavori, accomunati da un elevato tono di pessimismo e drammaticità, che cagionarono al loro ideatore il nomignolo di "Kill 'Em All Tomino".

domenica 22 giugno 2014

Bokurano: Recensione

  Titolo originale: Bokurano

 Titolo inglese: Bokurano

  Autore: Mohiro Kitoh

 Tipologia: Seinen Manga 

 Edizione italiana: Kappa (sospeso al sesto volume)

Volumi: 11

Anno di uscita: 2003


"Bokurano" come metafora della vita; "Bokurano" come critica alla società giapponese; "Bokurano" come magistrale poesia. "Bokurano", "Ours", "Nostro". Il nostro gioco, quello di ogni giorno. L'agrodolce gioco della vita.

venerdì 30 maggio 2014

Apollo no Uta: Recensione

 Titolo originale:Apollo no Uta

 Titolo inglese: Apollo's Song 

Autore: Osamu Tezuka

 Tipologia: Shonen Manga 

 Edizione italiana: inedito (disponibile solo in lingua inglese)

Volumi: 3 

Anno di uscita: 1970



«I wanted to run away from everyone, to live in a world of my own, where nobody would ever find me. This is that world, my world.»

«When you love someone, it puts you above life and death.»

Se pensate che queste citazioni vengano fuori da un anime psicologico anni '90 vi sbagliate di grosso. Le ho prese da "Apollo no Uta", quello che ritengo uno dei migliori Tezuka che abbia mai letto. Si tratta di una grande metafora della vita e dell'amore uomo-donna, in chiave psicologica, filosofica, con un forte nichilismo di fondo e un evidente richiamo alle tragedie greche (l'idea di base sulla quale si sviluppa il manga è il mito di Apollo e Daphne). Per la prima volta, il complesso di Edipo e la psico-analisi compaiono in un media di intrattenimento giapponese; "Apollo no Uta", infatti, è stato inizialmente concepito da Tezuka come mero manuale di educazione sessuale per i ragazzi del periodo, anche se il risultato finale è ben differente; l'infinita fertilità artistica del maestro, anche in questo caso, ha fatto sì che l'opera trascendesse a qualcosa di ben più profondo - un dramma umano struggente, dai molteplici livelli di lettura.

sabato 10 maggio 2014

Space Runaway Ideon: Recensione

Titolo originale: Densetsu Kyojin Ideon
Regia: Yoshiyuki Tomino
Soggetto: Hajime Yatate, Yoshiyuki Tomino
Sceneggiatura: Arata Koga, Hiroyasu Yamaura, Kenichi Matsuzaki, Sukehiro Tomita, Yuuji Watanabe
Character Design: Tomonori Kogawa
Mechanical Design: Submarine, Kunio Okawara
Musiche: Koichi Sugiyama
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 39 episodi
Anni di trasmissione: 1980 - 1981


Quando nel 1976 Go Nagai abbandonò la Toei Animation ebbe inizio un periodo molto fecondo per il genere robotico. Gli autori iniziarono a proporre nuove idee per rinnovarlo, come ad esempio Nagahama Tadao ("Combattler V", "Vultus V", "General Daimos"), che caratterizzava i "cattivi" allo stesso modo dei "buoni", umanizzandoli e facendoli diventare protagonisti a tutti gli effetti; come Yoshiuki Tomino, che con il suo "Gundam" abbandonò definitivamente lo schema tokusatsu, spogliò il robot dell'aura super e introdusse il realismo delle vicende trattate; come Akiyoshi Sakai, che con il suo "Baldios" tentò (invano) di alzare il target a cui era destinato il genere, mettendo il robottone in disparte e concedendo tutto lo spazio ai personaggi. "Baldios" e "Gundam" erano state le opere più coraggiose, le altre - tra cui metto anche "God Sigma", "Daltanious", "Laserion" e tutti gli altri robotici di transizione - erano ancora in parte legate alla tradizione nagaiana. La gloriosa fase di "incertezza" finì nel 1982, dopo il clamoroso successo di "Macross" e dei tre film riassuntivi di "Gundam", che fissarono le nuove direttive per il robotico a venire. Tornando a noi, proprio lo stesso anno della messa in onda di "Baldios" (1980) uscì anche "Ideon", che reputo l'apoteosi della genialità di Tomino e il suo vertice massimo.

sabato 3 maggio 2014

Le ali di Vendemiaire: Recensione

 Titolo originale: Vandemieru no Tsubasa

Titolo inglese: Wings of Vendemiaire

Autore: Mohiro Kitoh

Tipologia: Seinen

Edizione italiana: Star Comics 

Volumi: 2

Anno di uscita: 1996

 


Iniziai a leggere "Le ali di Vendemiaire" sospinto dal fascino e dall'interesse che in me avevano destato le altre due opere, ben più note, di Mohiro Kitoh ("Narutaru" e "Bokurano") autore dall'inconfondibile stile grafico piuttosto asettico e algido, volto in funzione di una sceneggiatura affilata e crudele, che lascia la riflessione ad appannaggio del lettore, senza svolgerla a suo beneficio, aprendo così la possibilità ad una rielaborazione del tutto personale dei contenuti, i quali si connotano spesso per un cinismo decisamente marcato.