martedì 24 dicembre 2024

Il Paese delle Nevi, Il Sole si Spegne, Luca ed Io e altre letture autunnali



Anche in questa seconda parte dell'autunno ho letto e scritto molto. Faccio quindi un post con le recensioni delle mie letture di quest'ultimo mese, ossia un libro di Dazai Osamu, un libro di Anna Foa, un libro di Kawabata Yasunari, un libro di Giovanni Pirelli e un libro di Roberto Alajmo. I voti, come nel mio precedente post di letture autunnali, sono stati dati in scala da uno a cinque. La foto qua sopra è uno scorcio  autunnale di un ben noto luogo di Milano. 

sabato 14 dicembre 2024

I pilastri dell'umanità


"Non mi piacciono i ragazzi che si isolano" ha detto una collega ad altri colleghi in una discussione oziosa davanti alla macchinetta del caffè. Ne ho dedotto che per lei le persone devono essere tutte estroverse, altrimenti ciccia. Un'altra collega, una bionda molto bella, si ingobbisce, avvicina gli occhi allo smartphone ed esclama: "Uno da quaranta kappa follower mi segue, è famoso!". Sembra proprio che ci uscirà insieme, chi lo sa. Un altro giorno parlo per caso con un influencer di successo che conosco da una vita per via delle carte di Magic e, seguendo il filo di un discorso, lui a un certo punto mi dice: "Ieri ne ho provata una magra, conosciuta in chat come tante altre. Deludente, non sa scopare". E così via, gli esempi sono infiniti. In tutto ciò ho come l'impressione che la maggiorparte delle femmine adulte selezionino i propri partner sessuali in base al loro grado di coerenza con i dettami sociali prestabiliti; l'accesso al sesso, quindi, il più grande piacere concesso in natura all'uomo, verrebbe elargito, a meno ch'egli non paghi (un sesso più scadente, sicché privo di validazione femminile), in base al suo grado di omologazione sociale, ergo al suo grado di attinenza alla moda del momento. Non per niente le femmine vanno a momenti, a fasi (mi vengono in mente i calendari lunari del matriarcato, basati sul ciclo mestruale). Niente di cui stupirsi, il loro ventre dopotutto è come un orologio che da millenni stabilisce la predisposizione e i tempi di fioritura della vita. Ciò detto, il vuoto dettato dalla noia, d'altro canto, spinge le persone a ricercare maggiormente il sesso, anche con partner diversi: uno scientista direbbe che ciò è necessario alla diversificazione del genoma ("L'infedeltà è figlia dell'istinto naturale // Contribuisce al miglioramento della specie" cantava una volta qualcuno su MTV). Moda e noia sono pertanto due cose fondamentali nella nostra natura: se gli esseri umani fossero tutti asceti refrattari al mondano e perennemente impegnati in attività intellettuali, si riprodurrebbero con una frequenza molto più bassa; d'altro canto più una persona acquisisce conoscenza e diventa consapevole di sé e della vita, più tende a sviluppare una forma di pensiero tendente al nichilismo o al pessimismo, nonché un mindset che induce a comportamenti antisociali (mi viene in mente CHAЯLY, un film molto discusso su questo blog). "Quando andavo al Leoncavallo dovevo farmi piacere musica di merda per poter scopare" mi disse una volta un metallaro diventato finto ska-boy per raccattare un po' di vagina. Luigi Mangione, invece, non potendo più scopare a causa dei chiodi che i medici gli hanno piantato nella colonna vertebrale, legge tantissimo e a un certo punto, un po' come Fantozzi, scopre che il neoliberismo capitalista è una truffa a danno dei più deboli. Si fa una pistola con la stampante 3D nella sua cameretta, una sorta di cripta monacale postmoderna, e va a uccidere un CEO dell'healthcare per la strada. Mi viene quasi il dubbio che la pornografia gratuita sia un modo utilizzato dal potere per prevenire cose come questa, se non rivolte peggiori. Chi lo sa.

lunedì 18 novembre 2024

Trilogia di New York, Nietzsche, Hesse e altre letture autunnali


Questo autunno ho letto e scritto molto. Faccio quindi un post con le recensioni delle mie letture autunnali, ossia un libro di Michel Houellebecq, un libro di Paul Auster, un libro di Herman Hesse, un libro di Friedrich Nietzsche e infine un libro contemporaneo di un'autrice minore. I voti, come nel mio precedente post estivo, sono stati dati in scala da uno a cinque. La foto qua sopra è uno scorcio autunnale di Padova, che nel corso degli anni è rimasta uno dei miei luoghi preferiti.   

venerdì 11 ottobre 2024

La musica che sto ascoltando: un post diverso dal solito



Ogni periodo della vita ha le sue BGM: sembra quasi che ci sia una correlazione tra melodia, armonia, memoria e sensazioni sicché talvolta, ascoltando ad esempio una canzone che ignoravamo da anni, le note e i suoni ci riportano immediatamente lì, in una dimensione nella quale, anche se per pochi minuti, il passato e i suoi fantasmi sembrano riprendere vita. Ho smesso di suonare sia a causa di mancanza di tempo che di voglia (molto meglio scrivere, almeno non ci si riduce a fare i manichini in interminabili sessioni di sala prove o al concertino nella birreria metallara). Tuttavia, mentre scrivo le mie cose inutili, ascoltare un po' di musica invero aiuta l'immaginazione, e le pulsazioni facilitano la ritmica delle frasi. Chiudendo la parentesi, in questo periodo della mia vita non sta accadendo nulla, non sono mai stato così annoiato, tuttavia sto ascoltando della buona musica. In questo post, giusto per staccare un attimo dall'atmosfera seriosa del blog, elencherò un po' dei brani che sto ascoltando qui dal deserto dei Tartari  di cui Buzzati, allegando una breve descrizione a ognuno di essi. In questo articolo ho linkato dei video YouTube: siccome la piattaforma è diventata molto aggressiva in termini di annunci pubblicitari, se ancora non ce l'avete vi consiglio di installare uBlock Origin sul vostro browser, in modo tale da ascoltare solamente la musica e non il trash di una piattaforma che, come tutto l'internet in generale, sta diventando sempre più una discarica spremi-soldi. 

sabato 28 settembre 2024

Utena è un anime woke? Ripercorrendo un vecchio capolavoro.


Mi  è capitato da poco di rivedere La Rivoluzione di Utena, un anime che per chi non lo sapesse dà nome, citazioni e grafica a questo blog. Trattasi indubbiamente di una delle serie televisive più importanti della mia vita, nel senso che mi ha fatto (ri)appassionare a questo media quando facevo l'università e mi ha permesso di conoscere il cofondatore di questo blog nonché quella che fu la mia ex, che ne era una grande appassionata (senza Ikuhara Kunihiko a fare da cupido nei miei twenties, molto probabilmente non avrei mai avuto una vita sentimentale). Ciò detto, su questo blog c'è già la ottima recensione di Onizuka90, il cofondatore di cui sopra, uno scritto appartenente a un'epoca passata in cui eravamo più giovani, più ottimisti, vivevamo in un mondo meno "social" di oggi e così via. Ora, a trentaquattro anni, ho voluto fare un esperimento e rivedermi quello che nella nostra nicchia consideravamo il miglior anime di tutti i tempi, un'opera simbolista, filosofica, esoterica, totalizzante e chi più ne ha ne metta. All'epoca la cosiddetta cultura woke non era ancora martellante come nell'oggidì, cosicché, quella che oggi si potrebbe definire come "l'omosessualità di Utena", era  un argomento che nelle discussioni tematiche non veniva quasi mai toccato né considerato. Ora invece, nel duemilaventiquattro, anche alla luce di una nuova leva di animefan che spesso si associano alla cultura woke decifrando Utena in tale ottica (i.e. Utena eroina lgbtq+ che sconfigge il patriarcato rappresentato da Akio e si mette con la mulatta), durante la visione non ho potuto evitare di pormi la fatidica domanda: "Ma non è che l'anime che pensavo fosse una genialata simbolista e allegorica in realtà sia soltanto quello?". Non che ci sia qualcosa di male, sia ben inteso, ma l'anime me lo ricordavo molto più profondo. E infatti, andando avanti con la visione, ho avuto la riconferma che invero Ikuahara voleva andare a parare altrove; e forse questa volta, dico a trentaquattro anni, penso di aver addirittura capito abbastanza chiaramente dove

venerdì 20 settembre 2024

Le fiere del fumetto nel 2024: Riflessioni e divagazioni personali


Un lettore,  che in questo articolo chiamerò ***, mi ha scritto in un gruppo Telegram di aver partecipato a una fiera del fumetto nel sud Italia. È un ragazzo che non ho mai conosciuto di persona, ma con interessi musicali,  culturali e cinematografici abbastanza ricercati (se non fosse così non mi leggerebbe, d'altronde). "Sono andato per tentare di rimorchiare qualche egirl" ha scritto. "Ma lo spettacolo in fiera è stato desolante: le egirl stanno tutte con megrechad e corechad, e io sono come invisibile per loro. Ho vagato un po' per la fiera ma mi sentivo come un alieno:  eppure una volta quello era il mio mondo". Megrechad e corechad a parte, che sarebbero derivazioni più o meno nerd del fantomatico chad di cui la redpill, ossia il bel ragazzo di status e bellezza elevata che ha facilmente accesso alla vagina (o al culo, dipende dai gusti), la sensazione di "estraneità" di cui mi ha parlato *** devo dire che l'ho provata anche io alle ultime fiere a cui sono stato. Ero lì per Shito ovviamente, un amico di lunga data, e non di certo per rimorchiare qualche egirl; eppure il sentore di "essere fuori posto" non mi ha mai abbandonato un secondo. Se provo a scavare nella memoria, mi vengono in mente i vecchi Lucca Comics ai quali mi portava mia madre da ragazzino: qualche tensostruttura fuori dalle mura, presenza di cosplayer quasi nulla (una maglietta degli Slayer era già tanto) e si andava lì per la limited di Wolf's Rain (devo ancora averla da qualche parte, quella col librone della Luna), per cercare qualche carta  di Magic a buon prezzo o per girare le bancarelle e ravanare nei cassettoni con le OST di anime e visual novel (fu così che conobbi Tsukihime, tra l'altro, per via della  suggestiva copertina del CD: mi sentivo dark e mi ero trovato una cosa dark, fine). Non esistevano i social media, non esistevano le egirl e nemmeno  i Moccia o i Cicciogamer della situazione. La passione per una cosa, dico una passione a livello individuale, la si sentiva propria e basta, senza alcuna necessità di emulazione o di affidarsi a un guru. Era impossibile pertanto sentirsi "fuori posto", perché la pressione sociale era pressoché nulla. Si accettava di essere diversi, di essere soli, e andare a Lucca a comprarsi la Cardass Masters della waifu Mana Kirishima era il proprio rifugio, perché nella realtà, a scuola, le ragazze non si mettevano con quelli problematici o diversi dalla massa. 

domenica 25 agosto 2024

Hazbin Hotel, Prima Stagione: Recensione easy



In un posto che frequent(avo) c'è molto hype su questo cartone animato creato da Vivienne Medrano, che da quel che leggo in giro è un'animatrice autodidatta venuta su grazie a YouTube. Dato il successo dell'episodio pilota della serie, Amazon Prime ne ha comprato i diritti e ne ha finanziato la realizzazione della prima stagione, otto episodi abbastanza digeribili di un musical alla newyorkese in cui i canoni infantili Disney vengono sporcati e decostruiti per lanciare alcuni messaggi sulla società americana. Sia a livello di grafica che di trama niente che non si sia già visto: Charlie Morning Star è la figlioletta di Lucifero, il Re degli inferi, e  un giorno decide di aprire un Hotel per permettere alla sua gente di redimersi in modo tale da ascendere al paradiso. Charlie è la principessa di un inferno che assomiglia più agli slums di New York City che all'inferno dantesco: night club, gioco d'azzardo, droga a go go, completa mancanza di empatia nei confronti del prossimo,  spazzatura per le strade e arrivismo spietato. Il turpiloquio degli abitanti dell'inferno d'altro canto rafforza  il tutto, manco Charlie fosse la reginetta di Quarto Oggiaro. Ciò premesso, il fardello che la protagonista ha deciso di caricarsi sulle spalle non è banale: esso infatti è un maldestro tentativo di evitare gli stermini di massa commissionati dal paradiso, l'equivalente della upper town newyorkese, che periodicamente manda lo sbirro Adamo a "ridurre la popolazione" di un inferno sempre più sovrappopolato. Tutto molto interessante per un cartone animato contemporaneo (per di più ameri-cano!), una cosa da visionare con zero aspettative. 

venerdì 9 agosto 2024

Buonanotte PunPun e altre letture estive


In vacanza al mare la vita scorreva e io rimanevo in disparte, nel senso che nonostante i miei trentaquattro anni mi sentivo un po' come un vecchio Aschenbach al cospetto di innumerevoli, irraggiungibili  Tadzie. Ho nuotato fino al largo parecchie volte e ho letto numerosi libri: una lotta serrata contro la noia, che ultimamente mi accompagna ovunque. Ho quindi deciso di appuntarmi le recenti letture su Goodreads (una sorta di MyAnimeList dei libri), accompagnando il processo di archiviazione con alcune recensioni veloci e svogliate. In questo post faccio un elenco del materiale "consumato" da metà giugno a oggi: ogni opera avrà un voto da 1 a 5 e una recensione più completa e corposa rispetto a quanto avevo scritto su Goodreads. Guardando le etichette di questo post potrete farvi un'idea dell'elenco che seguirà (insomma, come sempre vado a sensazioni). 

lunedì 5 agosto 2024

X, il "contenitore dell'umanità". Riflessioni di un lettore.



Non essendo capace (e non avendo nemmeno l'intenzione) di vendermi, di "vendermi bene" come si suol dire, il mio post precedente (di cui questo altro "articolo" è un mero corollario) è stato letto da pochissimi. I commenti pubblici sono stati abbastanza omogenei; tuttavia nel privato mi sono arrivate opinioni abbastanza discordanti: da un lato le solite manfrine liberal progressiste che sono un po' cascate nel mio citazionismo SF e nelle provocazioni; dall'altro invece alcune osservazioni intelligenti e degne nota. In particolare ***, un amico anonimo, ha formulato un punto di vista che riporto qui affinché non vada perduto. La sua premessa è questa: "Tu, AkiraSakura, non conosci Elon Musk, così come non puoi conoscere il futuro del genere umano ecc. Tuttavia è possibile creare un modello della sua psiche interpretandone i primi anni dello sviluppo, perché è lì che si forma la personalità. Bene. Quindi, Elon Musk, essendo nato ricco e diventato ancora più ricco seguendo il suo sogno, bullismo a parte, di fatto è un po' un  bambinone, un otaku ante litteram con una spiccata intelligenza logico-matematica...". 

giovedì 25 luglio 2024

Il punto terminale dell'evoluzione è l'autoestinzione, la morte stessa



Siamo arrivati a un punto in cui la solita solfa sull'intelligenza artificiale, che andava già di moda qualche anno fa, è ormai sulla bocca di tutti (o quasi). In pratica nel giro di vent'anni la maggiorparte dei lavori umani verrà sostituito dalle IA, arte inclusa (non per nulla ci sono già editori che spingono giornalisti e scrittori a usare l'IA e artisti/e che protestano cancellandosi i profili Instagram). Questo ovviamente significa che le persone medie si troveranno senza lavoro, sicché gli industriali, micro o macro che siano, le licenzieranno in massa per aumentare i profitti. La soluzione suggerita da tutti i manager del mondo, ovviamente, è che gli Stati debbano stanziare un reddito universale di cittadinanza in modo tale da tamponare il disastro sociale che verrà. Questa a parer mio è la tipica contraddizione neoliberale per la quale lo Stato sociale, dapprima demonizzato e poi demolito, viene infine invocato, un po' per ingenuità e un po' per malizia, come il deus ex machina che tutto risolve Mi viene in mente ad esempio la vicenda Fiat in Italia o tutti i vari salvataggi di carrozzoni parastatali con lo sperpero di denaro pubblico, sebbene nel nostro caso la questione sia ben più sottile. Quando ancora lavoravo in ambiente accademico iniziavano a venir fuori i primi studi sull'IA applicata alla fisica dei Black Hole: erano paper allucinanti, il solito ravanare sul fondo del barile di una scienza tanto divinizzata ma invero in stagnazione dal punto di vista dei suoi principi fondamentali; eppure in essi avevo scorto il seme del dominio della tecnica su un umano divenuto fin troppo debole e macchiettistico. Mi vengono in mente le parole un'anziana professoressa che dopo aver letto uno di questi articoli, disse: "Ma io a cosa a servo?" e se ne andò via. C'è già da inquietarsi? Di mio penso che l'IA al momento sia un po' sopravvalutata; ma nel contesto del post umanesimo, nel quale le persone sono tutte ben vestite e attente all'immagine ma con sempre più difficoltà a scrivere o a ragionare, perennemente alla ricerca del piacere e del minimo sforzo possibile, l'IA abbia un enorme potere su di loro.  La colpa ovviamente non credo sia delle "masse" in loro stesse, che semplicemente seguono il flusso, le "influenze esterne" di cui Gurdjieff; a parer mio i modi di essere della società senza dolore sono incoraggiati dall'intrattenimento, da una psicologia che da socratica si è fatta puramente sedativa, da un disastro sociale in corso ancora attenuato, almeno in Italia, dai risparmi accumulati dalle generazioni precedenti (in primis la casa di proprietà). 

giovedì 4 luglio 2024

Dino Buzzati, il trauma del tempo e altre riflessioni




Di recente ho letto Quando muori resta a me di Zerocalcare, e mi è sembrato un passo indietro rispetto alla sua seconda serie animata, che mi era parsa molto più onesta e ben scritta. Ormai i due denominatori comuni del fumettista da milioni di copie sono il senso di colpa per il privilegio della propria adolescenza agiata protratta ad libitum nell'età adulta e la solita epica antifà in un occidente che ormai si è fatto post-ideologico (se non post-umano, vedasi l'opera di Walter Siti e di altri prima di lui). La domanda che mi sono fatto è comunque la seguente: perché questo fumettista in ogni sua opera deve inserire l'epica di fasci contro antifasci, di nonni partigiani, delle botte al G8 eccetera eccetera? Anche io ho preso botte a scuola, giravo con le cumpe disagiate delle strade e ho assistito alla venuta delle macerie sociali post governo Monti. Eppure ho affrontato tutto in solitudine, al limite con l'aiuto dei pochissimi a me vicini. L'unica vera dimensione epica (ed edipica) della mia vita è stata  una continua lotta di attrito con i miei fantasmi interiori nonché la Wasteland del mondo esteriore; non me ne è mai fregato niente delle pseudo-narrazioni da centro sociale, di destra o sinistra che fossero: le ho sempre trovate parecchio superficiali, dei simulacri di guerra necessari a chi ha questo bisogno viscerale di definirsi mediante la violenza, sia elargita che subita. Il fascismo degli antifascisti, scriveva non a torto Pasolini. Ebbene sì, questa volta sono rimasto deluso dal fumettista semidio dell'Italia post-umana dei maranza, delle Ilarie Salis al parlamento europeo, delle ragazzine che scrivono "ho sk0pat0" su Threads, della politica che sia a destra che a sinistra si preoccupa di sciocchezze mentre i nostri schiavi d'importazione muoiono mutilati per la strada e la criminalità ha le mani in pasta ovunque (notare che nessun politico, neanche quelli di estrema destra o sinistra parla mai di lotta alla mafia). Con i coglioni diventati grossi così sono quindi passato a Dino Buzzati, un artista  (non scrivo autore perché oltre a scrivere disegna anche da dio) che ho scoperto soltanto di recente. In pratica in una libreria ho visto Un Amore e  il libro, un po' come era accaduto con  Joséphine, mi ha chiamato. 

venerdì 7 giugno 2024

Walter Siti, Craig Thompson, Oshii Mamoru e le tre "T": La cultura può "salvare"? Riflessioni


Ho appena finito di leggere I figli sono finiti di Walter Siti. Lui è un ex professore universitario in pensione, noto soprattutto per essere il curatore dell’opera di Pier Paolo Pasolini in Italia e aver vinto il Premio Strega con Resistere non serve a niente, un romanzo vérité sul marciume della finanza speculativa. Parlando di scrittura,  intelligenza e conoscenza dello scibile umanistico a Siti non gli si può rinfacciare nulla: in un mondo editoriale polarizzato, privo di idee e  succube del politicamente corretto e della tecnologia – ci sono già editori che propongono agli autori di scrivere con l'I.A., così poi avranno più tempo per dedicarsi all'autopromozione sui social media (!) – uno scrittore come Walter Siti, aiutato altresì dall'invulnerabilità conferita dal suo essere vecchio e omosessuale, può facilmente emergere dal conformismo e scrivere  cose scandalose, vere, cupe, impensabili per un autore "normale". Ed ecco arrivare nell'odierno totalitarismo alla Brave New World l'intellettuale che, come tanti altri prima di lui, ci dice che siamo al tramonto dell'umanità, che la condizione umana è un Orrore, che il seme dell'autodistruzione giace minaccioso tra i rintocchi dell'edonismo dei paesi benestanti. Walter Siti è un missile proveniente dal passato che, forse perché ai tempi del premio era ancora il duemilatredici o giù di lì, è riuscito per un attimo a squarciare la monotonia borghese con la puzza sotto al naso dei salotti letterari che contano. Il suo stile di scrittura è a metà strada tra il romanzo confessionale giapponese d'autore e la cripticità dei saggi pasoliniani: con i giapponesi Siti condivide l'attitudine "kamikaze" all'arte, sicché lo scrittore nei suoi romanzi ha il vizio di decostruire se stesso,  di farsi esplodere in diretta, di mettersi a nudo e chissenefrega delle conseguenze. La sua critica sociale è tutta subordinata alla propria stessa auto-immolazione. Prendiamo ad esempio il suo capolavoro, Troppi Paradisi, che in ciò è emblematico: Io sono l'Occidente: sia perché appartengo a quel tipo di omosessuali che hanno fornito il modello dell'Eccessivo come obbiettivo del desiderio, sia perché come individuo singolare e irripetibile tendo a difendermi da ciò che mi ferisce mediante una sua trasposizione in immagine. [...] Sono l'occidente perché odio le emergenze e ho fatto della comodità il mio Dio [...] Sono l'occidente perché detesto i bambini e il futuro non m'interessa. Sono l'Occidente perché godo di un tale benessere che posso occuparmi di sciocchezze [...] 

giovedì 16 maggio 2024

Joséphine, un libro di Jean Rolin


Cazzeggiando al Salone del Libro questo volumetto mi ha trovato, nel senso che alla prima occhiata ho intuito che avrei dovuto a tutti i costi leggerlo. Ho quindi deciso di comprare a scatola chiusa, dodici euro scontati, il tentativo dichiarato di uno scrittore francese misconosciuto in Italia, tale Jean Rolin, di far rivivere la sua amante Joséphine (ossia la moglie tossicodipendente del filosofo Félix Guattari) per mezzo della letteratura. Un tentativo disperato, sofferto, di sconfiggere la morte e il senso di perdita per mezzo dell'arte. Ovviamente è una battaglia persa in partenza: non si può fare altro che sublimare i ricordi (l'opera sembra quasi un vecchio raccoglitore di fotografie sbiadite) e accettare la propria sconfitta. Per questo motivo il libro è l'apice dell'onestà (non credo esistano né un dolore disonesto né una sofferenza menzognera: le ferite sono luoghi di verità). Volendo riassumere, "la ragazza che amavo si faceva di eroina, ma la mia cultura non è stata in grado di salvarla. Io non sono stato in grado di fare nulla". Eppure Joséphine era  tutta vita: nel ritratto cartaceo di Rolin emerge una eterna adolescente un po' abulica, una piccola intellettualoide da salotto dedita a ricercare la gioia nelle piccole cose (il cappello del pigiama a pois simile a quello degli gnomi, l'entusiasmo per gli insetti). Più che una lotta contro la droga, quella di Joséphine sembra quasi una lotta contro il tempo, che lei vorrebbe fermare allo stesso modo di Urashima nel palazzo del Dio Drago. Ma si sa che lo scotto da pagare all'inevitabile apertura della scatola di Otohime è il diventare cenere. 

martedì 7 maggio 2024

Salone del libro 2024


Scrivo questo post un po' in ritardo causa impegni, ma ci sta buttarlo fuori per i quattro gatti che leggono qui. Per chi passasse dalle parti di Torino, sabato 11 sarò presente al salone del libro, o in giro (tipo alla presentazione della Di Grado alle 13:30) oppure allo stand del mio microeditore a giocare a fare la farsa dell'autore intellettuale in un mondo di animalizzati. Padiglione Ovale W73, comunque. Chi volesse incontrarmi mi scriva via mail, tanto le controllo sempre dal telefono, come i giapponesi. Per chi non avesse voglia di cercarla in "Chi Siamo" è kingcrimson90@gmail.com. 

martedì 9 aprile 2024

Fame Blu, un libro di Viola Di Grado: Riflessioni personali


Premetto che il libro in questione mi è piaciuto. Lo stile dell'autrice (che deve molto ai classici giapponesi), la copertina, l'impaginazione, la scelta della carta... Insomma, non ho alcuna voglia di donarlo alla biblioteca, come spesso faccio con i libri che non mi lasciano niente. La trama narra della relazione omosessuale tra un'insegnante di lingua italiana e una giovane femme fatale cinese, tale Xu. L'incontro avviene a Shangai, che viene abilmente fatta rivivere dalla rodata tecnica della scrittrice. Per quanto cliché, Fame Blu si presenta come una storia di alienazione ben fatta: la protagonista narrante è abulica, in lutto per la morte del fratello e la sovrainformazione della sua nuova città la sommerge, diventando man mano parte di lei. L'esperienza dei rapporti umani, in primis il sesso, si mescola in un tutt'uno a quella del cibo, venendo per di più ostacolata dai limiti linguistici (l'autrice conosce il cinese e utilizza la sua conoscenza per creare incomunicabilità tra i personaggi). L'identità delle due protagoniste, che fanno sesso al mattatoio abbandonato mordendosi a vicenda, è un po' come uno specchio caduto a terra: frammenti dispersi nei quali non si vede altro che se stessi. Il cibo, così come l'amore macabro e tossico, riempiono vuoti compulsivi, ma non curano alcunché. Il tutto, finale a parte (è questa l'unica nota dolente, ma ne parlerò  più avanti) sembra quasi un film di Shin'ya Tsukamoto girato da un punto di vista femminile. Poi c'è il locale notturno amato dalla femme fatale, lo spleen e tutto ciò che vogliamo. Questo libro in un certo senso assomiglia prima parte del mio, anche se io lì raccontavo un amore tossico tra un lui e una lei. Eh sì, la borderline straniera. La modella superfiga che ti fa soffrire. Il/la partner tossico/a che a te, te che sei così debole e insicuro/a, sembra infondere un po' di brivido, un po' di voglia di strisciare a terra, le emozioni forti. Qualcosa di nuovo e di poco noioso. Perché ormai scriviamo tutti storie così?

giovedì 4 aprile 2024

Laboratorio Palestina, un libro di Antony Loewenstein


"Questo libro è stato scritto come un avvertimento riguardo al mondo spaventoso che potrebbe spalancarsi se un etnonazionalismo di stampo israeliano dovesse continuare la sua ascesa in un secolo già segnato dalla volontà di potenza di nazioni che non si piegano a niente, dalla Russia a Israele alla Cina agli Stati Uniti".  


Il libro in questione è uscito da poco, è stato scritto da un ebreo nipote di ebrei fuggiti all'olocausto (quindi direi che non si può tacciare di antisemitismo) e a mio parere è un capolavoro di giornalismo, allo stesso modo dell'inchiesta di Yoram Binur di cui avevo parlato qui. In quest'altro post avevo espresso le mie idee personali in merito all'attuale conflitto in corso; l'inchiesta di Loewenstein, rigorosamente documentata, sembra fare un ulteriore passo in avanti rispetto a  ciò che avevo scritto e pensato, fornendo un panorama a dir poco distopico dell'attuale presente della nostra umanità. Il libro infatti non si ferma soltanto a far luce sull'efferato militarismo hi-tech israeliano, ma mette in evidenza il controllo dei mezzi di comunicazione, in particolare i social media, da parte del ben noto Stato mediorientale da sempre in simbiosi con gli USA. Altro punto cruciale è l'utilizzo della Palestina da parte dell'industria delle armi israeliana come "ambiente di test" per i propri prodotti, che in seguito verranno esportati verso altri stati o regimi con la garanzia dell'efficienza anti-terrorismo, anche quando il terrorismo sono donne, bambini, ambulanze, ospedali, operatori umanitari e così via, generando introiti multi-miliardari. Detto ciò, in un certo senso mi stupisce che un grande e potente editore italiano come Fazi abbia deciso di pubblicare un libro del genere, contando gli interessi che attualmente l'Italia ha in ballo con Israele (in primis i contratti di fornitura di gas naturale nati dopo la faccenda Nord Stream, e qui si capiscono molte cose in merito alla censura in corso sui nostri media). 

giovedì 28 marzo 2024

Shiki Jitsu (Giorno di Cerimonia): un film di Anno Hideaki



 

Shiki Jitsu viene subito dopo Love & Pop ed è il secondo film con attori in carne e ossa di Anno Hideaki, il regista di Evangelion. L'attrice protagonista, Fujitani Ayako, è la figlia di Steven Seagal e il film, almeno sulla carta, è un adattamento di un suo racconto breve, Touhimu. Preso atto di queste formalità, Shiki Jitsu è invero una creatura tutta di Anno Hideaki, e in particolar modo sembra la conclusione di una ipotetica trilogia concettuale costituita altresì dall'End of Eva e dal succitato Love & Pop. In pratica, "Io, regista alienato che vive in un mondo di finzione per proteggermi dalla vita, incontro la vita in sé stessa, ossia una giovane ragazza col disturbo borderline. La sua sofferenza mi scuote, mi impressiona, mi fa cambiare. Ci creo un personaggio fittizio sopra: Sooryuu Asuka Langley (per intenderci la "rossa" di Evangelion). Mi innamoro del mio personaggio perché non sono in grado di gestire la persona reale. E mi odio per questo". Nell'End of Eva infatti avevamo la messa in scena dell'ossessione onanistica per l'archetipo della broken girl: Shinji che si masturbava su Asuka in coma; Gendo che infilava la mano in una Rei completamente nuda, un po' come un vecchio puttaniere ebefilo; l'altro tizio di cui non ricordo il nome che durante il trapasso veniva perseguitato da un esercito di Rei assatanate e ghignanti.  E così via. In Love & Pop, d'altro canto, si entra a tutto tondo nel fenomeno dell'enjo kosai, ma in una dimensione più sociologica e meno intimista (in fondo è un adattamento di Topaz II di Murakami Ryuu, un idealista che ha passato la vita a scrivere del vuoto interiore e della decadenza del consumismo nippo-americanizzato). 

martedì 12 marzo 2024

Stacy, una Graphic Novel di Gipi



 

Gipi, almeno per me, è uno ai livelli di Pazienza, se non il suo erede spirituale. Anche se di suo non mi è piaciuto proprio *tutto*. La Terra dei Figli, ad esempio, mi aveva fatto a dir poco addormentare. Ciò premesso, Gipi sembra una persona fragile: lo si vede a sentirlo parlare nelle interviste, lo si percepisce dalle sue movenze incerte. La sua probabilmente è una psicologia post traumatica, della serie che c'è qualcosa che deve averlo scosso per davvero quando era piccolo. E ciò che in lui è sopravvissuto a tale "breaking point" interiore ora come ora deve convivere col senso di colpa dovuto al privilegio (il senso di colpa è una cosa che Gipi ha in comune con Zerocalcare). Perché sì, accedere dal nulla agli ambienti altolocati della cultura italiana e poter quindi campare della propria arte è appannaggio di pochi, e l'autore sembra risentirne. Detto questo, a un certo punto, non ricordo in che anno di preciso, questa persona fragile posta una vignetta su Instagram (una stronzata, sì, ma chissenefrega: su Magnus & Bunker c'era di peggio; sullo stesso Pazienza c'è molto di peggio, soltanto che a quei tempi non c'era la cancel culture). Da qui inizia il putiferio: l'artista viene linciato da femministe, politicamente corretti vari, leoni da tastiera e per finire dai suoi stessi amichetti di merende della sinistra radical chic italiana. Ergo Gipi si toglie definitivamente dai social, che già in precedenza gli provocavano disagio (e ci mancherebbe, sono stati creati apposta per friggere le teste delle persone!), e scrive Barbarone sul pianeta delle scimmie erotomani, un fumetto comico denso di riflessioni sul baratro del solipsismo animalizzato contemporaneo (l'astronave/specchio con la stessa forma di uno dei personaggi; le scimmie che vogliono inculare l'alter ego Gipiano). 

martedì 13 febbraio 2024

Sanremo, l'italietta e la sua società di bambini


Premetto che non ho mai visto un Sanremo in vita mia, se non qualche spezzone quando ancora vivevo con mia nonna. Ciò premesso, questo Sanremo del 2024 mi è tuttavia arrivato alle orecchie in modo del tutto indiretto per via di un gruppo Telegram che frequento e di un'amica che lo ha seguito e commentato in un gruppo Facebook. Di mio non riuscirei mai ad ascoltare piangine cantate in autotune: io ho bisogno di musica vera ed energica, non di simulacri musicali. Detto questo, ho un'idea ben chiara di come siano andate le cose: e soprattutto che Sanremo sia di fatto lo specchietto, la pantomima del modo di essere di un'intero popolo. Vince la figlia di quello importante con una manipolazione del televoto, cosa ovvia: in Italia ciò che veramente conta è essere figli di qualcuno. Perché sì, nel regno feudale italico vige il fatto che il ricco vale sempre più del povero e non conta come tale ricchezza viene accumulata: il ricco è ricco, il potente è potente, fine. Il vero patriarcato è quello dei figli dei politici che abusano di ragazze con problemi mentali e la cosa viene insabbiata dai giornali; quello della piccola borghesia industriale di provincia, soprattutto del nord, che vota a sinistra, si dice pro-Ucraina e pro-Israele, partecipa alle manifestazioni arcobaleno e allo stesso tempo teleguida la vita dei propri figli educandoli a essere predatori privi di apatia, piccoli fascisti in miniatura tutti dediti all'accumulo di oggetti materiali e al consumo di persone. Tornando a Sanremo, messa da parte la vincitrice, abbiamo poi quella di quarant'anni, la millennial con la frangetta e tante, troppe qualificazioni (addirittura una laurea in fisica mi hanno detto) la quale, per scalare la classifica, deve fare un botto di palestra, usare tonnellate di creme per la pelle e di trucco, mettersi le calze autoreggenti sexy, cantare una canzonetta orecchiabile e così via; tutto questo per poi perdere miseramente di fronte all'inarrivabile, giovanissima "figlia di qualcuno" (un qualcuno tra l'altro defunto, così ci scappa pure la lacrimuccia). Al di là di un possibile discorso generazionale della serie "i millennials, pur essendo iperqualificati ce l'hanno sempre nel culo, anche quando cercano di adattarsi a una contemporaneità che non gli appartiene veramente, sicché sono venuti su con i valori del mondo pre-crisi", questa è di fatto l'esaltazione della spiccata crudeltà della vita: la donna giovane trionfa su quella vecchia; il "figlio di qualcuno" trionfa sul figlio di nessuno; soltanto la fortuna e l'essere nel posto giusto al momento giusto è ciò che conta veramente in una vita dominata dal caos. E qui si arriva alla napoletaneità e ai napoletani. Ora vi spiego perché.  

martedì 6 febbraio 2024

Due aggiornamenti shitarellici



Lo scopo di questo post è informare i nostri lettori che l'amico e co-blogger Gualtiero (Shito) Cannarsi ha: 1) Aggiornato il suo scritto オカエリナサイ ~ CHAЯLY, che consiglio di andare a rileggere (ovviamente, se non l'avete ancora fatto, provate anche a guardare il film: a mio avviso è un classico). 2) Insieme a me e al musicista e poeta Antonio Belfiore ha partecipato a un video nel quale parliamo un po' del mio libro, Antropofagia, della sua genesi e di alcune tematiche a esso annesse, che vi linko qui sotto.

sabato 27 gennaio 2024

La vera guerra in corso


Il mondo è in guerra, e pure l'Italia lo è, tutta intenta a seguire il suo padrone a stelle e strisce con le pezze al fondoschiena: l'invio di navi nel Medio Oriente mi ricorda molto l'invio di soldati in braghe di tela in Russia quando c'era il pelatone servo dei nazisti (gli italiani sono un popolo di inservienti: cambia il padrone, ma le modalità di sottomissione incondizionata sono sempre le stesse). Certo, le missioni di guerra vengono ora chiamate "missioni di pace" con un gusto Orwelliano, l'informazione è manipolata all'estremo come accade in tutti i regimi, ma di fatto sì, c'è una guerra mondiale in corso. Le guerre nella postmodernità sono guerre localizzate e nelle quali non conta veramente la vittoria di un particolare schieramento: ciò che conta è che vadano avanti a oltranza, sicché più tali guerre durano e più il profitto sul sangue degli innocenti viene massimizzato. Ma ora qualcosa è cambiato: questa non è una guerra come tutte le altre. A Gaza è in corso un genocidio, del tutto taciuto dall'occidente; c'è stata una minaccia da parte di un parlamentare israeliano in merito all'utilizzo della bomba atomica (poi ritirata, ma dai lapsus freudiani delle persone si capisce comunque ciò che loro, nonché gli annessi entourage politici, pensano veramente). La guerra in Ucraina, d'altro canto, ha fatto il suo dovere: staccare l'Europa dal gas russo per annetterla completamente agli USA sotto tutti gli aspetti, anche energetici. In questo senso, gli yankee hanno raggiunto il loro obbiettivo, nonostante i soldati Russi stiano facendo stragi di ucraini e avanzando nella mattanza (e benché i nostri giornali di regime abbiano detto l'esatto contrario fin dall'inizio del conflitto). In tutto questo, gli schieramenti globali sono i seguenti: USA+Israele+Europa+satelliti Vs Iran+Russia+satelliti (la Cina è un player ambiguo, ma sta comunque rinforzando i suoi armamenti e si muoverà in base al proprio interesse, dando come al solito un colpo al cerchio e uno alla botte). 

sabato 13 gennaio 2024

Frivolezza o vittimismo: pesca la tua carta, AkiraSakura


L'utilizzo dei social media per me sta diventando un'esperienza psicologicamente miserabile, tant'è che ho quasi sempre la tentazione di cancellarmi da ogni dove, cosa che tuttavia non posso fare per via del mio "hobby" di scrittore (bisogna tenere d'occhio cosa fa l'editore, bisogna andare dalle book influencer a elemosinare un po' di promozione; c'è gente nel mondo della piccola editoria che ho conosciuto proprio lì, su Instagram, quindi cancellarlo mi precluderebbe alcuni contatti che un giorno potrebbero tornarmi utili). TikTok in particolare è un qualcosa di feroce: ognuno/a cerca di spammare la supercazzola o il meme più grottesco possibile per tentare di diventare virale per qualche minuto; il resto sono flame fatti in modalità video, la fiera dei casi umani, il dissing e il contro-dissing, il minchione che fa le marchette con millemila like e così via. Gente con la faccia spenta scrolla questi microvideo uno dopo l'altro col ditino: sulla metro, per strada, nei bar malfamati, mentre mangia, mentre fa cagare il cane... Insomma, in ogni dove. E lì, sul social cinese, c'è la fiera del solipsismo, un generalizzato "tutti contro tutti" che tende all'infinito, una spirale di trash che di fatto è l'evoluzione maligna della televisione. Ora sono gli sketch a essere venduti, è l'umanità stessa che si vende da sé, basti pensare alla Ferragni che oltre a vendere i pandori scam vende altresì l'immagine di qualsiasi cosa riguardi la sua sfera privata, in primis i figli. Nella televisione quando ero ragazzino c'erano le pubblicità della Mulino Bianco, con la famiglia felice che si mangiava i biscotti; ma ora qualcosa è cambiato. Sembra proprio che qualsiasi cosa possa essere venduta: anche l'omicidio di una ragazzina può diventare un qualcosa su cui fare business (e non soltanto sui social). In tutto questo marasma raccapricciante, comunque, possiamo identificare due categorie di "espressione", se così le vogliamo chiamare: la prima è la frivolezza, la seconda il vittimismo. Che poi, alla fin fine, sono modalità esistenziali infantili. 

sabato 6 gennaio 2024

Annuncio su Antropofagia: la prima presentazione dal vivo


Ciao a tutti e grazie per il supporto che continuate a dare a me e a questo blog. Come da locandina, la prima presentazione dal vivo del libro si terrà al CAM Garibaldi (Corso Garibaldi 27) a Milano, il 14 Gennaio alle 18:00. A intervistarmi sarà lo scrittore e Youtuber Antonio Belfiore. Se volete una presentazione nella vostra città, non esitate a contattarmi: basta trovare una libreria indipendente nella vostra zona e chiedere loro se sono interessati a farne una, in tal caso mi organizzerò con l'editore per incontrarci dal vivo. Un saluto da Francesco "AkiraSakura" Granziera.